lunedì 1 febbraio 2010

La religione di Avatar? È nata in Piemonte



Nell'incredibile film di J. Cameron è rappresentata una grande contrapposizione: quella di un mondo tecnologico e metallico, ma in realtà rozzo e sensibile solo al profitto e, sull'altra sponda, quella di un popolo che vive in un pianeta fantastico. I Na'vi credono nella ricchezza e nella diversità della Vita, nello sviluppo della Coscienza capace di comunicare con l'intera esistenza attraverso le altre specie viventi.

Cosa che tra l'altro ha fatto preoccupare il Vaticano dicendo che è un film che confonde sulle “vere Verità”, quindi da non vedere. Addirittura in Cina è proibito, seppur sembra che tra i giovani circolino molte Copie piratate.

I commenti a questo film saranno tanto numerosi quanti coloro che l'hanno visto, essendo un'opera destinata a lasciare una impronta storica nella storia del cinema, e non solo.

Tra i tanti commenti, mi piace riportare qui quello di Massimo Introvigne che, per sua collocazione sicuramente non fa parte di movimenti spirituali innovatori. Vedete un po' voi....


La religione di Avatar? È nata in Piemonte di Massimo Introvigne

I Na'vi, i pacifici abitanti del pianeta Pandora sono attaccati da mercenari terrestri al soldo di una multinazionale; un'ovvia metafora di tutti i "diversi": e il messaggio è che i "diversi" sono sempre e comunque migliori di noi.

Ma il fatto - come hanno notato molti critici cristiani negli Stati Uniti - è che la superiorità morale dei Na'vi deriva dalla loro religione, che lo spettatore è indotto ad ammirare e condividere. Questa religione è superiore a quelle dei terrestri, insegna il film, perché non divide ma unisce. Perché non è dualista, ma monista, non distingue fra Creatore e creature e venera Eywa, la Madre o il Tutto, una sorte di mente collettiva dell'universo che lo rivela come una rete fittissima di interconnessioni.

Tutto è collegato con tutto, e le sciamane Na'vi compiono prodigi, guarigioni comprese, perché riescono a penetrare in queste linee di collegamento e ad entrare in sintonia con Eywa. Il nome classico di questa religione - non usato nel film di Cameron - è panteismo: ma si tratta di un panteismo rivisitato in salsa ecologistica e New Age. Il riferimento al New Age è ovvio, e convince di più dell'ipotesi - che in India è arrivata fino alla prime pagine dei quotidiani - di vedere nella religione dei Na'vi una variante neppure troppo modificata dell'induismo. L'espressione "New Age" indica tuttavia un genere, non una specie. I gruppi New Age sono moltissimi, e abbastanza diversi tra loro.

Chi ha qualche familiarità con questo mondo di fronte ad Avatar non può fare a meno di notare che il gruppo New Age che si avvicina di più alle idee dei Na'vi non sta negli Stati Uniti ma in Italia, in provincia di Torino. È Damanhur, il centro "acquariano" fondata nel 1976 in Valchiusella da Oberto Airaudi, famosa per il suo grande tempio sotterraneo e che, per quanto i suoi "cittadini" - come preferiscono farsi chiamare - non amino questa etichetta rappresenta la più grande comunità New Age del mondo. L'ipotesi secondo cui Cameron potrebbe essersi ispirato a Damanhur non è peregrina. Libri e video in inglese su Damanhur sono molto diffusi nel circuito New Age americano, e la storia del tempio sotterraneo che la comunità è riuscita incredibilmente a tenere segreto fino al 1992 ha affascinato anche i grandi quotidiani.

Le somiglianze sono sorprendenti. Come il tempio sotterraneo di Damanhur, il centro del potere e della spiritualità dei Na'vi è nascosto: in un enorme albero. Come i damanhuriani, i Na'vi hanno una loro lingua sacra, il cui uso sia nel film di Cameron sia a Damanhur in Valchiusella aiuta a segnare la differenza con chi non fa parte della comunità. Sia i Na'vi sia i cittadini di Damanhur sottolineano il valore dell'appartenenza un "popolo" che non è solo etnica ma iniziatica e - come dimostra il caso stesso del protagonista del film - volontaria. I damanhuriani si salutano, riconoscendo la comunione profonda che regna fra loro, con le parole "Con te", non con il consueto buongiorno; lo stesso fanno i Na'vi dicendo "Ti vedo". A Damanhur ogni fedele stabilisce uno speciale legame - bilaterale - con un animale, di cui prende il nome. Tra i Na'vi ogni guerriero o guerriera diventa tale scegliendo un animale alato da cavalcare ed essendone nel contempo scelto. Il cittadino di Damanhur, scrive il fondatore Airaudi, diventa "goccia cosciente di sé e di tutte le altre gocce formanti il mare dell'Essere". I Na'vi sarebbero d'accordo. Sia i Na'vi sia i damanhuriani credono panteisticamente in un grande Tutto dove ogni manifestazione della natura e della vita è in collegamento con tutte le altre. Come i Na'vi, i damanhuriani cercano di interagire con queste connessioni - anche attraverso l'uso di speciali simboli - ottenendone, o così dicono, risultati anche in campo terapeutico.

Si capisce - negli Stati Uniti e altrove - la diffidenza delle Chiese e comunità cristiane, per cui il panteismo e la negazione della differenza ontologica fra il Creatore e il creato sono nemici secolari che oggi ritornano con il New Age. Ma finora non sono stati in molti a vedere l'origine di questa nuova religione hollywoodiana molto vicino a casa nostra, in Valchiusella.






4 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Quando ho visto Avatar ho pensato immediatamente a Damanhur (l'ho detto anche a Jan). Speriamo, chi è a Damanhur a Damanhur, chi è altrove altrove, di rafforzarci tutti in una sensibilità nuova per la vita umana, animale e vegetale.

armando caccamo ha detto...

Ringrazio intanto Francesco, che saluto, per tenere ancora in piedi questo blog che meriterebbe una maggiore partecipazione e un più assiduo coinvolgimento, e poi Maria per quello che dice. Io penso che il fatto che il Vaticano sconsigli la visione di Avatar è motivo in più per andarlo a vedere e poi commentare.....La Natura Madre è un concetto che collima con la moderna visione scientifica del Mondo, con molte grandi religioni orientali e direi pure con una delle interpretazioni del Critianesimo: Dio che è Verbo e si fa Uomo e che continua ad essere della stessa sostanza del Padre la dice lunga se mettiamo insieme che l'uomo tutto è della stessa sostanza della Natura ("l'Anima e il suo destino" di V.Mancuso)

Francesco Vitale ha detto...

Visti dall'esterno, noi di Damanhur potremmo essere adoratori degli alberi, cioè neopagani. La mia prospettiva dall'interno mi spinge invece a suggerire che in questo universo l'anima umana non è sola, né su questo pianeta, né rispetto ad altre forme viventi. Il poterle non solo rispettare come tali, ma anche contattarle, diventa parte di un cammino che molti altri definirebbero mistico, anche se lontano dalla prospettiva cristiana (cattolica) corrente.
Però mi fa piacere che oggi in molti cristiani si stiano distaccando da certe posizioni della chiesa, molto forti alcuni secoli fa, ma per altri pur sempre attuali.
Bisogna infatti ricordare che questi discorsi rientrano, per l'occidente, in un filone medievale di persecuzioni religiose, in quanto radicate in antichissime origini celtiche, quindi pagane. il discorso sarebbe infinitamente lungo e complesso.
Per una breve ed incompleta introduzione, si guardi cosa mostrano questi due link, non perché siano verità assolute, ma perché possono far girare le rotelle del cervello in modo diverso:
http://forum.politicainrete.net/esoterismo-e-tradizione/15406-quello-che-la-chiesa-non-dice-sul-conto-di-san-francesco.html,
e
http://www.youtube.com/watch?v=eUvxL2QUp7o&feature=player_embedded
Su youtube vi sono tanti altri link correlati. Se non altro, tutti sanno che S. Francesco e la chiesa del tempo non andavano molto d'accordo: ma era solo per la storia della povertà? O questa è una posticcia versione di comodo?
Una sintesi:
Il culto degli alberi- Un studioso che si chiama Stara-Tedde ha prodotto una rassegna sull'evoluzione del culto degli alberi negli ultimi secoli dell'impero e nell'età di mezzo.
Dalle testimonianze degli scrittori, specie ecclesiastici, dalle leggi canoniche, dai decreti imperiali e regi, la sopravvivenza del culto degli alberi è attestata ininterrotta in Italia fino al principio del secolo XI.
Le autorità ecclesiastiche, non contente di comminare gravi pene spirituali agli adoratori degli alberi, distruggono boschi e alberi sacri, spesso sostituiscono all'antico culto pagano il culto di santi, specie quelli di San Silvano e di San Silvestro, che si prestavano per il loro nome, e quello di Maria Vergine, adatto più di ogni altro a purificare i luoghi contaminati dalla religione dei pagani. Molte tracce dell'antico culto degli alberi l'autore le riconosce con A. De-Gubernalis {La mythologie des plantes) nelle tradizioni e nelle costumanze popolari d'Italia, e nel nome lucus che, trasformato in vari modi, ricorre assai di frequente nella toponomastica italiana.
(G. Stara-Tedde, Ricerche sulla evoluzione del culto degli alberi dal principio del secolo IV in poi. Bollettino della Commissione archeologica comunale di Roma, 1 907 , pp. 1 29-181).

Francesco Vitale ha detto...

Un'altra chicca. Facendo mente locale sull'albero di natale (accostamento tra albero e natalità), si potrebbe intravedere un parallellismo biblico. Infatti gli dei (elohim, plurale) dissero: "l'uomo ha trovato l'albero della conoscenza: facciamo in modo che non trovi anche l'albero della vita!".
Va ricordato che l'albero della vita si ritrova già nella ben più antica tradizione sumera (la stessa che ha inventato il mito del diluvio), ove l'albero è figura (simbolica?) in grado di conferire l'immortalità all'uomo. L'eroe Gilgamesh è in possesso dell'albero della vita, che ha dimora nel "giardino" di EA. Un brutto giorno però, mentre Gilgamesh fa il bagno in uno stagno, un serpente glielo ruba! Da quel momento in poi, comincia per Gilgamesh un cammino disperato per ritrovare la propria immortalità. Curioso, no? Si potrebbe anche dire molto altro confrontando le iconografie sumere con quelle medievali, ed osservando il capovolgimento del paradigma che stava alla base delle antiche concezioni mistiche (da uomo in pieno possesso della propria divinità, a uomo mortale che deve ridiventare dio) ma questa esplorazione la lasciamo ai ricercatori più agguerriti. Bacioni, e grazie dei vostri commenti e dell'attenzione sempre viva.