lunedì 31 dicembre 2007

Sulle cose che si vedono in cielo


Mi rifaccio vivo dopo un po' di tempo con un mio scritto di qualche anno fa, ricavato da una delle domeniche laiche che organizziamo con alcuni degli amici delle cenette e non. Carl Gustav Jung non aveva paura di pensare l'impensabile, al punto che la sua mente raziocinante sembrava arrivare all'ultima torsione, ma per mantenersi, poi, integra al fondo. E guadagnarsi un posto nelle liste nere della gestapo, accanto al maestro amato - odiato, Freud. Questo per dire anche, nel solito modo contorto, che mi va bene superare il razionalismo, come il nostro buon amico Francesco agogna nel suo ultimo post, ma a condizione di approdare a una ratio più alta e comprensiva del nostro stare al mondo. Lo scientismo è l'anima nera della scienza, ma la scienza (intesa come sapere umano, conquista di mille secoli) è tutto ciò che abbiamo. Buon anno a tutti.




Jung era rimasto scottato dalla sua esperienza col nazismo. Aveva visto qualcosa nella mente dei suoi pazienti tedeschi, a partire dal 1918, ma non aveva saputo pronosticare l’intensità della catastrofe che si preparava:

“In ciascuno dei miei pazienti tedeschi si poteva costatare un disturbo dell’inconscio collettivo. Gli archetipi che potei osservare esprimevano primitività, violenza e crudeltà. Allora nella Germania si ravvisavano soltanto segni di depressione e indizi di grande irrequietezza, ma questo non placò i miei sospetti. In un articolo […] avanzavo l’ipotesi che la “bestia bionda” si rivoltasse in preda a un sonno agitato, e che non fosse impossibile un suo brusco risveglio. La marea che stava crescendo si annunziò in forma di simboli mitologici collettivi, che esprimevano primitività e violenza, in breve: tutte le potenze delle tenebre. Quando si verifica che tali simboli facciano la loro comparsa in un gran numero di individui, senza però venire da essi compresi, capita che comncino ad attrarli insieme, quasi in virtù di una forza magnetica, ed ecco formarsi una massa. Un capo sarà presto trovato nell’individuo che mostri la minore forza di resistenza, il più ridotto senso di responsabilità e, in conseguenza della sua inferiorità, la più forte volontà di potenza. Questo scatenerà tutte le energie pronte ad esplodere e la massa seguirà con la forza irresistibile di una valanga”.

Poscritto ai saggi di storia contemporanea 1946

Nel secondo dopoguerra, nel momento più acuto del confronto militare tra i blocchi, comincia di nuovo ad avvertire segni di grande tensione e l’emergere di simboli di trasformazione, tanto da poter affermare che l’umanità si trova alla soglia di avvenimenti che corrispondono alla fine di un eone; egli intuisce mutamenti nella costellazione delle dominanti psichiche e uno smottamento secolare dei contenuti dell’inconscio collettivo[1]. Cosa sta accadendo? Jung si dice preoccupato per le sorti di quanti si lasciano sorprendere impreparati dagli eventi e poi si trovano alle prese con un mondo incomprensibile. Si tratta di un terreno infido, pieno di nebulose fantasie, ma il grande psichiatra non si spaventava certo ad avventurarsi in certe paludi.

Egli indirizza l’attenzione su certi avvenimenti significativi ed appunto

“Le notizie e le voci che ci giungono da tutti gli angoli della terra a proposito di corpi rotondi che attraversano la nostra troposfera ed atmosfera chiamati saucers, teller, soucoupes, disks e ufo, insomma dischi volanti”

e si sente spinto a lanciare un grido d’allarme proprio come al tempo in cui si preannunciavano gli avvenimenti destinati a colpire l’Europa fin nelle sue fondamenta, fino a mettere in gioco la sua reputazione, duramente conquistata. Il compito è impari, avverte, e il fallimento sicuro.

Cosa dicono i rapporti ufficiali e semiufficiali sugli ufo? Che si vede qualcosa, ma non si sa che cosa. È quasi impossibile farsi un’idea precisa di questi oggetti, perché essi non si comportano come corpi, ma sfuggono alle leggi di gravitazione come il pensiero. A parte le osservazioni di testimoni qualificati, qualche fotografia e qualche eco radar, non esiste una prova indiscutibile dell’esistenza fisica degli ufo. Esistono casi accertati in cui l’osservazione visuale fu confermata da una contemporanea eco radar, ma evenienze simili sono rare. L’incertezza è rimasta e quanto più a lungo durava, tanto più grande diventava la probabilità che il fenomeno possedesse, accanto a un possibile fondamento fisico anche una componente psichica di considerevole importanza. Un evento così oscuro, contraddittorio, singolare e tuttavia frequente, non può che stimolare la fantasia conscia e quella inconscia. La prima genera ipotesi speculative e racconti fantascientifici; la seconda fornisce lo sfondo mitologico di questi accadimenti.

La situazione nata da questo incrocio tra eventi psicologici e (pseudo?)-eventi fisici era tale che spesso non si sapeva o non si poteva distinguere, neppure con la più grande buona volontà se fosse una percezione primaria a provocare tale visione o se, al contrario, una fantasia primaria generata dall’inconscio assalisse d’improvviso la coscienza con illusioni e visioni. Il materiale a disposizione secondo Jung autorizza entrambe le interpretazioni.

In certi casi si tratta di un processo obiettivamente reale cioè fisico (ma sconosciuto) che costituisce il terreno su cui si genera un mito concomitante, nell’altro caso è un archetipo (un contenuto dell’inconscio collettivo) a provocare una determinata visione. A questo dualismo Jung aggiunge un terzo elemento: la possibilità di una coincidenza sincronica tra un evento fisico e un fatto mentale, ma questo è, forse, un altro discorso.

L’interesse di Jung è rivolto principalmente, come possiamo attenderci, all’aspetto psicologico del fenomeno; egli intende considerare, almeno in prima battuta, ciò che si racconta degli ufo come una semplice voce, una diceria dal valore aneddotico, dal cui contesto psichico trarre delle conclusioni.

Come si presentano i rapporti sugli ufo alla nostra mente di scettici? Come un racconto ripetuto nei più diversi punti della terra, che si distingue dalle dicerie abituali per il fatto che si esprime in visioni, o ne trae alimento per affabulare. Jung parla appunto di voce visionaria..

Queste voci sono molto affini alle visioni collettive storiche, e si possono ricordare quelle dei crociati all’assedio di Gerusalemme, dei combattenti di Mons durante la I guerra mondiale, della moltitudine dei credenti a Fatima. A prescindere dalle voci collettive si danno casi in cui una o più persone vedono qualcosa che non esiste nella realtà fisica. Jung mette in guardia dagli illusi: statisticamente è vero che bastano due persone a comprovare un evento, ma ciò può essere inesatto nel caso particolare. Si possono percepire cose inesistenti, anche se questo è un fatto che non sappiamo spiegarci. E di regola non si vanno a verificare “cose viste con i propri occhi”, mentre in casi eccezionali come quelli che riguardano gli ufo le cautele non sono mai troppe..

Storicamente il fenomeno Ufo nasce durante la II guerra mondiale in seguito all’osservazione in Svezia di certi misteriosi proiettili (attribuiti ai russi) e soprattutto per i rapporti degli aviatori alleati sui Foo Fighters, e cioè certe sfere luminose che sembravano in qualche modo accompagnare i loro bombardieri nelle incursioni sulla Germania. Nei primi anni del dopoguerra seguirono una serie di avventurose osservazioni di dischi volanti sugli Stati Uniti (spesso ad opera di piloti militari e civili) e poi in tutto il mondo.

Quasi subito, per l’impossibilità di attribuire loro una plausibile origine terrestre, anche per le loro proprietà fisiche (velocità, accelerazione, cambiamenti di rotta ‘impossibili etc.), fece nascere rapidamente l’ipotesi di una origine extraterrestre. E si deve ricordare l’importante precedente della trasmissione radiofonica di Orson Welles a New York (1938) sull’invasione dei marziani, che fu presa sul serio da molti ascoltatori e provocò grande panico. Il radiodramma probabilmente centrava l’emozione latente della guerra prossima a scoppiare.

Il motivo dell’invasione extraterrestre entra dunque subito a far parte del corredo delle voci; la pretesa curiosità dei dischi volanti per le installazioni militari suscita un qualche riconoscimento ufficiale del fenomeno, che presto però cadrà nel silenzio. Il profilo che l’accumularsi delle voci delinea è di sorprendente stranezza: la loro traiettoria descrive angoli possibili soltanto ad un oggetto non sottoposto alla gravità terrestre, ma il loro volo è anche simile a quello di un insetto che si ferma su qualche oggetto che gli interessa, oppure gli gira intorno come spinto dalla curiosità, per ripartire di colpo come una freccia e scoprire nuovi oggetti procedendo a zig-zag. Il loro interesse per il mondo industriale o militare non è affatto esclusivo, dato che sono stati osservati anche su zone per lo più deserte come il Sahara, l’Antartide o l’Himalaya. Non si sa cosa cerchino o cosa di preciso vogliano osservare. A volte sembra che arrivino a un diametro di 500 metri, altre volte sono piccoli come un lampione elettrico. Esistono ampie navi madre da cui sgusciano fuori o in cui cercano riparo piccoli ufo. A volte hanno un equipaggio, altre no e sembrano comandati a distanza.. Secondo le voci i loro abitatori sono nani alti circa tre piedi e di struttura simile a quella umana, oppure, al contrario, del tutto diversi, giganti di 15 piedi, anzi: di statura media. Non c’è accordo sui colori, ça va sans dire. Sembrano innocui, tutto sommato, e ciò nonostante dotati con evidenza di armi terribili. I loro tentativi di contatto non si rivolgono mai alle persone ‘giuste’ o alle autorità, ma piuttosto al primo che passa, meglio se illetterato, semplice, inconsapevole. Ovviamente, per completare il quadro, non mancano notizie di rapimenti di esseri umani da parte degli alieni.

Naturalmente, conclude il Nostro, di fronte a una tale cumulo di strampalate contraddizioni, ogni individuo che si vanti di possedere un po’ di buonsenso sente di subire un violento affronto. A questo punto si potrebbe anche condividere il ragionevole giudizio della maggioranza degli esperti e concepire le varie migliaia di resoconti sugli ufo come voci di visionari. Di obiettivo resterebbe una raccolta impressionante di osservazioni e di deduzioni sbagliate, in cui vengono proiettate premesse psichiche collettive.

Ma, se di proiezione psicologica si tratta, ne deve esistere anche una causa psichica, perché non si può ammettere che una psicosi collettiva di questa portata costituisca un fatto di nessuna importanza e puramente casuale. Evidentemente esiste un fondo emozionale ovunque presente: alla base di questo tipo di voci c’è una tensione affettiva motivata da una situazione d’emergenza, cioè da un pericolo collettivo o da un bisogno psichico vitale. Per esempio la pressione minacciosa del pericolo atomico.

Certe cose avvengono quando l’individuo è dissociato psichicamente, quando cioè sopravviene una scissione tra l’atteggiamento diciamo diurno della coscienza e i contenuti dell’inconscio ad esso contrapposti. I contenuti estranei non possono essere integrati direttamente e allora si esprimono indirettamente, anche con visioni inattese e apparentemente inspiegabili. Anticamente eventi naturali inconsueti come meteore, comete, piogge di sangue, la nascita di un vitello con due teste, venivano interpretati come avvenimenti minacciosi, altri come positivi (gli antichi latini distinguevano appunto tra prodigia – negativi- e portenta – positivi) segni della collera o del favore degli dei. Si cercano, e si notano, segni nei cieli.

La capitale questione posta da Jung è che i processi associativi di molti individui possono presentare un parallelismo spaziale e temporale, creando un evento psichico globale. Ciò starebbe a significare che la stessa causa collettiva produce effetti psichici identici o perlomeno molto simili. E una conferma sarebbe data dal fatto che le interpretazioni o le immagini visionarie accadono anche agli individui meno propensi a prestarvi fede. Sarà un caso, ma si parla molto spesso, rispetto al fenomeno di cui ci occupiamo, di “testimoni insospettabili” per la loro freddezza di giudizio, per senso critico o mancanza di fantasia. L’inconscio si fa largo comunque, a qualsiasi costo: se è il caso, fa ricorso a misure drastiche.

Il mezzo più efficace a cui l’inconscio ricorre è la proiezione: l’estroflessione di un oggetto in cui compare ciò che prima costituiva il segreto dell’inconscio. La fantasia oltrepassa le potenze terrene e approda in cielo. E allora avviene che cominciano a porsi questioni di principio anche persone che non avevano mai pensato alla religione. Questo processo si osserva ovunque: nelle malattie mentali, nelle manie di persecuzione e nelle allucinazioni, e naturalmente in dimensioni macroscopiche nella propaganda politica . I contenuti collettivi eleggono dei portatori di proiezione di tipo corrispondente, come framassoni, gesuiti, ebrei, capitalisti, bolscevichi, imperialisti etc. In una situazione minacciosa come quella odierna la fantasia approda direttamente nello spazio cosmico. E non è difficile capire il perché: il nostro mondo è scisso, intimamente in crisi, e non si vede da dove potrebbe arrivare una decisione e un aiuto. Non è strano allora che anche chi nella vita diurna non si pone alcun interrogativo venga visitato da visioni, cioè da un mito diffuso, accettato da alcuni, e respinto da altri come una cosa ridicola.

Mentre nei secoli passati gli oggetti visti nei cieli erano un miracolo tra gli altri in un mondo di portenti, le voci di massa diffuse universalmente sembrano riservate all’epoca presente illuminata e razionalista. Ma questo si verifica in un orizzonte storiografico, nota Jung, sempre più segnato da fattori psicologici e psicopatologici.

Tornando alle voci visionarie, ciò che di regola viene osservato è un corpo d’apparenza spesso incandescente, che irraggia fiamme di diversi colori, rotondo, a forma di disco o sfera, o più raramente di forma affusolata o cilindrica. Questi corpi rotondi sono figure simili a quelle che l’inconscio porta alla luce nei sogni: sono simboli che raffigurano in forma visibile un pensiero non pensato. Essi vanno interpretati. Balza agli occhi l’analogia di questi corpi rotondi col Mandala (il termine sanscrito per Cerchio). Esso è un simbolo della Totalità sempre esistito, e che riaffiora continuamente, anche senza trasmissione esteriore, dalla preistoria ad oggi: è il cerchio che limita e custodisce, è il cerchio solare preistorico, è il cerchio magico, è il microcosmo degli alchimisti, è il simbolo moderno della totalità psichica.

E qui Jung cita il sogno di una sedicenne: l’autrice si trova all’ingresso di un grande edificio sconosciuto. Sulla soglia l’attende una fata che la conduce all’interno, dove c’è un lungo colonnato, ed esattamente in una specie di spazio centrale verso cui confluiscono da tutte le parti colonnati simili. La fata avanza verso il centro e si tramuta in un’alta fiamma. Tre serpenti strisciano come in circolo attorno al fuoco. È un classico sogno archetipale infantile che ha lo scopo manifesto di difesa dagli influssi spiacevoli di un ambiente familiare turbato e di conservare l’equilibrio interiore. Il Mandala protegge una totalità psichica, la difende da forze esterne, tende a unificare opposti interni ed è anche un esplicito simbolo di individuazione: esso rappresenta l’anima in forma sferica.

Si potrebbe quindi interpretare gli ufo come anime, le nostre stesse anime che vengono a visitarci, nella forma di un ‘rotundum’ che esprime la totalità dell’individuo ( il sé come unione di coscienza e inconscio). Questi archetipi riaffiorano costantemente in individui che nulla sanno delle tradizioni ermetiche.

Ma il circolo rappresenta anche l’immagine divina: “Dio è il circolo il cui centro è ovunque e la cui circonferenza è da nessuna parte”: l’Uno-Tutto, ancora un Rotondo compiuto e perfetto; nella tradizione epifanie di questo genere sono spesso associate al fuoco e alla luce. Se ci poniamo dal punto di vista del mondo antico, diventa facile intendere gli ufo come ‘divinità’. La rotondità unifica i contrari e compensa la dissociazione caratteristica del nostro tempo. Oggi come non mai la situazione mondiale è adatta ad evocare l’attesa di una soluzione soprannaturale che però non osa mostrarsi chiaramente, notava Jung in quei tempi bui. (Mentre nel nostro tempo torniamo tranquillamente a parlare di guerre sante e infinite…quanta strada abbiamo fatto). Il recupero del cristianesimo che si tenta infatti non arriva alla fede nell’aldilà o nella fine del mondo, non lascia spazio a interventi metafisici propriamente detti.

Invece l’uomo moderno accetta senza difficoltà ciò che presenta un’apparenza tecnica.

E poi la fisica nucleare ha indotto nella mente dei profani un’insicurezza di giudizio che supera di molto quella dei fisici e permette di considerare possibili cose prima dichiarate impossibili, come i viaggi interstellari. È sintomatico che l’archetipo assuma oggi una forma concreta, addirittura tecnica, per evitare l’indecenza di una personificazione mitologica. L’idea impopolare di un intervento metafisico diventa accettabile sotto forma di viaggio nello spazio.

Il discorso pare a questo punto compiuto e accettabile: la decostruzione di un mito moderno sulla base della psicologia del profondo e della teoria degli archetipi. Jung potrebbe fermarsi qui, ma da studioso attento alla forza cogente dell’evidenza empirica ci ricorda che i fatti scomodi non si possono ignorare: la natura apparentemente fisica degli ufo pone enigmi alle menti migliori. Il mito non perde la sua consistenza per il fatto di essere generato da un fenomeno fisico sconosciuto.

Ci si potrebbe accontentare della spiegazione psicologica dei dischi volanti e del fatto indiscutibile che la fantasia e persino la menzogna hanno una parte decisiva nella formazione delle voci, e sbarazzarsi della faccenda. Vi sono purtroppo delle buone ragioni per non potere liquidare la questione con tanta semplicità.

Infatti la sola alternativa è questa: o esistono proiezioni psichiche che rimandano un’eco radar, o viceversa è stata l’apparizione di corpi reali a fornire lo spunto a proiezioni mitologiche.

Del disco volante sappiamo soltanto che possiede una superficie che è vista dall’occhio e rimanda un’eco radar. Non sappiamo per il resto di cosa si tratta. I movimenti di questi oggetti tradiscono peraltro la presenza di una libera volontà e di una reattività psichica. Il loro volo è erratico come quello degli insetti, la velocità variabile, le accelerazioni e le virate tali che nessun essere umano potrebbe sopportarle. Se queste ‘cose’ sono in qualche modo ‘reali’- e a giudizio umano non pare più possibile nutrire dubbi a proposito – non ci resta che la scelta tra accettare l’idea di oggetti sottratti alla forza di gravità e dunque a tutte le leggi fisiche conosciute, o riconoscere la natura psichica del fenomeno.

La spiegazione fisica al momento in cui Jung scrive non aveva fatto un passo avanti da dieci anni, e non ne avrebbe fatti nei quaranta successivi, anche se l’aspetto fisico mantiene un’importanza fondamentale. D’altra parte, la prospettiva opposta, che si tratti di qualcosa di psichico dotato di certe proprietà fisiche sembra ancora più improbabile, perché da dove mai potrebbe venire una cosa simile? Se non da un mondo in cui l’essere si fonderebbe su un sostrato finora sconosciuto, che possiede natura materiale e al tempo stesso psichica. E poiché questo mondo ignoto sarebbe poi il nostro, non avremmo forse a che fare, attraverso questo strano ‘gioco’, con una metafora del cosmo?

Qualcosa di psichico materializzato. Un’assurdità? La parapsicologia conosce certo la circostanza della materializzazione; il fenomeno è però legato alla presenza di medium che devono emanare sostanza ponderabile e possono farlo solo nelle loro immediate vicinanze.

Che qualcosa di psichico in possesso di proprietà materiali, provvisto di grande carica energetica, possa apparire percepibile, lontano da ogni medium umano, nello spazio aereo, è qualcosa che oltrepassa la nostra comprensione.

E qui conviene arrestarsi


[1] Ein moderner Mythus. Von Dingen, die am Himmel Geschen werde, Rascher, Zurich, 1958. Trad. Italiana: Su cose che si vedono in cielo, Bompiani, Milano, 1960. Oggi in: Opere di C.G. Jung, vol. 10/2, Bollati-Boringhieri, Torino, 1986-1998.