giovedì 11 ottobre 2007

La filosofia è inutile?

Cari cenacolanti

Martedi due ottobre abbiamo ripreso i lavori con una cenetta eccezionale perché, oltre alle solite pizze, abbiamo gustato il vino di Mario, la frutta martorana di Maria e, anche, i dolci e lo spumante di Augusto e Alberto che hanno festeggiato con noi il loro ennesimo compleanno. Tutto molto buono. E poi dicono che la filosofia non serve a niente!

Siamo passati, quindi, all’entusiastica introduzione di Armando al libro di Augusto "e per passione la filosofia".

Per dimostrare la profondità ed acutezza del pensiero di Augusto sull’importanza ed il ruolo della filosofia Armando ha letto alcuni brani del libro che però, curiosamente, contenevano solo pensieri di altri filosofi e nessuno di Augusto.

Eppure, ha poi spiegato Armando, nonostante la bellezza del contenuto, quello che più lo ha affascinato del libro è la sua fisicità, il suo essere piacevole al tatto: il libro, ha spiegato eccitato, si fa "possedere", è remissivo, si lascia toccare con complicità ed arrendevolezza e comunica ai sensi un vero piacere fisico.

Nonostante qualche imbarazzo per questo passaggio un po' feticistico, il discorso di Armando è piaciuto molto, tanto da riscuotere anche un convinto ed allegro applauso finale da parte di tutti (non era mai successo nelle nostre sobrie cenette!). Davvero una meritata gratificazione per Armando che lo ha aiutato a superare l'amarezza per quanto successo qualche giorno prima, quando la moglie lo ha sorpreso a letto mentre mugolava di piacere palpeggiando una bella e sensuale pagina del libro di Augusto (le solite penose giustificazioni di circostanza "cara, non è come sembra, la stavo solo spogliando, volevo dire sfogliando..." hanno classicamente finito per peggiorare la situazione).

Ci ha piacevolmente colpiti l'unanimità di consensi da parte di quanti hanno già letto il libro, soprattutto se consideriamo le critiche anche feroci di cui abbiamo investito gli autori scelti in precedenza per le cene (Platone, Spinoza, Marx, Feuerbach etc.) che pure non erano dei dilettanti. Marcella e Donatella hanno anche letto altri brani del libro (che stavolta contenevano il pensiero di Augusto) sull’importanza di imparare a pensare criticamente e sul coraggio di cambiare idea per amore della verità (il confronto dialettico, scrive più o meno Augusto, è utile ma non dev’essere competitivo, se il mio interlocutore mi fa cambiare idea, mi con-vince, vinciamo insieme, anche io con lui, nel percorso verso la conoscenza).

Ci siamo, quindi, confrontati sulla funzione della filosofia "amica della verità" (Gregorio) e sulla sua "inutilità", nel senso della sua gratuità, in quanto a servizio solo di una ricerca disinteressata e non strumentale. Infine, grazie alle sollecitazioni di Alberto, Mario, Francesco, Augusto e altri, abbiamo riflettuto anche sulla necessità che alla base della riflessione filosofica ci siano anche le verità scientifiche. Abbiamo poi sottolineato l’importanza di un’autoeducazione che ci porti ad avere un "atteggiamento" ricettivo ed aperto di fronte alla complessità dell’esperienza conoscitiva. Qualcuno scriveva che bisogna imparare a vedere con occhi sempre nuovi anche quello che ci è già noto, capacità che speriamo induca anche Gianni a partecipare alle nostre prossime riflessioni sui fondamenti della filosofia (ne abbiamo sentito la mancanza).

Il prossimo martedì potremo sicuramente permetterci commenti più sinceri sul libro di Augusto dato che l'autore sarà assente perché impegnato in un giro di conferenze in America latina, dove tenterà di divulgare le sue idee sulla filosofia contestualizzandole appropriatamente. In particolare in Colombia, presso la sede dell’associazione "dopolavoro trasportatori e corrieri internazionali" terrà un seminario sul tema: la filosofia è il nuovo oppio dei popoli? E se è così, non conviene organizzarsi per coltivarla e diffonderla?

Come contrappunto rispetto al sin troppo pratico approccio colombiano alla filosofia, chiudo trascrivendo il bellissimo brano di Feuerbach citato nel libro di Augusto e ricordatoci da Armando:

"La luna, il sole, le stelle gridano all'uomo "conosci te stesso"...la bestia è sensibile solo al raggio di luce necessario alla vita, l'uomo invece gode anche del raggio inutile della stella più remota...in quella piccola luce che nè giova nè nuoce, che nulla ha in comune con la terra e con i suoi bisogni, l'uomo scopre la propria natura, la sua propria origine.Il Cielo stellato rammenta all'uomo il suo destino. Gli rammenta che non è chiamato solo ad agire, ma anche a contemplare". FEUERBACH, l'essenza del Cristianesimo


L’appuntamento è, dunque, per martedì 16 ottobre presso il mio studio, alle ore 20,30 per chi cena con noi e alle 21 per gli altri. Commenteremo insieme la prima parte del libro, sino a pag. 42.

Pietro