giovedì 10 aprile 2008

TAOSOFIENZA

Un interrogativo emerso di recente dalle cenette filosofiche è il seguente: “Alla filosofia può competere il concetto di energia?”
Secondo me sì, e neanche tanto in senso metafisico. Purché anche la filosofia ne dia sue proprie e precise definizioni, e non necessariamente distanti o in contrasto con quelle della scienza. Del resto, il nostro cervello e il nostro corpo, per funzionare hanno bisogno di energie che ricaviamo da varie fonti, non escluse quelle provenienti dai nostri simili. La nostra attività cerebrale, onirica o sensoriale può essere quantificata in elettronvolt, e può essere studiata attraverso i grafici degli oscilloscopi. E’ ovvio, siamo nella materia.
Ma il punto fondamentale è questo: nessuno sa quali relazioni certe vi siano tra energie-particelle subatomiche e coscienza-intelligenza(-anima). E’ un dualismo nel quale scienziati e filosofi moderni non osano entrare, probabilmente per paura di essere attaccati dai propri rispettivi colleghi. Il resto possono farlo i taoisti, i buddisti e i mandrakisti, come li chiama Giovanni nel suo ultimo intervento. Come dire, persone troppo “di parte” per essere attendibili. Anche Mancuso è stato, non a caso, criticato per aver trattato la materia energetica in senso filosofico. Non ne conosco le motivazioni, ma in questo momento poco mi importa se a torto o a ragione.

Ma se lo studio della materia è il campo prettamente pertinente alla scienza, la filosofia potrebbe anche teorizzare, senza invaderlo, su aspetti che non sono soltanto metafisici, ma buona in parte fisici. Può estendersi al campo dei significati profondi di ciò che è ANCHE fisico ed economico: per l’uomo comune infatti l’energia non è soltanto la bolletta dell’Enel. Anche una carezza, un bacio o uno schiaffo hanno una loro energia, e muovono energie dentro di noi.
Allora, argomenti come il piacere ed il dolore, la casualità o la necessità degli eventi, la possibilità di influenzarli col pensiero indirizzato, potrebbero essere tutti argomenti letti secondo entrambe le chiavi, scientifica e filosofica, in modo collaborativo. Anche perché per capirci qualcosa c’è bisogno di esperimenti che non siano condotti o interpretati da persone scettiche. Il fatto è quindi che scienza e filosofia vogliono rimanere distanti, e a loro volta distanti da ciò che possiede una qualsiasi aura di misticismo e religiosità. Perché deve essere per forza così? Confesso la mia ignoranza.

Facciamo un esempio per tutti. Oggi si parla molto dei limiti ma anche del valore del benessere, che può avere sugli esseri umani effetti contrastanti. Effetti o esiti che, comprensibilmente, dipendono dalle finalità e dalle scelte di ciascuno, e dalle conseguenze delle nostre azioni. Il tutto è giocato nella materia, con implicazioni etiche, non morali.
L’uso orientato delle energie può favorire la crescita e l’evoluzione, come può essere causa della distruzione totale: per cui si tratta di campi fisici ma anche profondamente esistenziali.
Nel suo intimo l’Uomo può percepire l’unione col tutto, quindi anche con le energie. Dove può essere ragionevolmente collocato il limite umano tra il necessario ed il superfluo, in un pianeta così sviluppato ma anche così fragile? Chi credete allora che ci darà delle nuove indicazioni etiche per il nostro futuro? Forse lo scienziato, o il politico, oppure ancora il direttore d’azienda?

Forse si deve osare un po’ di più, per il bene comune. Io sogno sempre che sedi come quella rappresentata da queste pagine diventino un giorno la materializzazione di una scuola di pensiero, rappresentata da incarnazioni coscienti dell’intelligenza, in grado di elaborare nuovi concetti e sostenere nuovi modi di pensare. Molto di più che studiosi dell’accademia: persone non comuni che, dopo essersi tanto allenate insieme, pretendono coerentemente di apportare luce ed energia al nuovo millennio.