sabato 31 gennaio 2009

L'anima e il suo destino

Per chi non l'avesse visto, Vito Mancuso a Otto e Mezzo. Cliccare su L'anima e il suo destino.

venerdì 30 gennaio 2009

il viandante e la via







peccato che il blog stia languendo!...allora voglio gettare un sasso nello stagno:
quanto di ciò che il poeta Antonio Machado dice in una sua bellissima poesia è condivisibile'?
"viandante, non è la via
che le tue orme, nient’altro;
viandante, non ci son vie,
la via si fa camminando.
La fai tu mentre cammini,
e se volgi indietro l’occhio
vedrai il sentiero che non
ritornerai più a calcare.
Viandante, non ci son vie,

solamente scie sul mare."

martedì 6 gennaio 2009

Da Augusto Cavadi Il dialogo del presidente

* Consorelle e confratelli, grazie a Maria Ales l'anno comincia con pensieri pensati e 'pensierofori' (neologismo sfornato caldo caldo in questo momento...).Tirato per la giacca (metaforica, visto che non amo quelle reali), metto sul piatto telematico il mio contributo.E, seguendo il buon esempio di Socrate - Platone, lo faccio dialogicamente.A.
(Sullo sfondo: rumori di catene, urla soffocate di prigionieri torturati, lamenti fiochi di schiavi agonizzanti).

MARIA:Steiner, Steiner: povero capro espiatorio! Può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al setting della Filosofia Praticata.AUGUSTO:Il setting della Filosofia Praticata è tale che non puà essere 'esigito' da nessuno. E' come il setting di una cenetta in trattoria: si può invitare qualche amico a cui si tiene particolarmente, non certo imporgli di accettare. Gli unici inviti a cena e a conversare - cui non si può dire di no - sono - a mia conoscenza - quelli dei capimafia: che, appunto, non mi risultano particolarmente fedeli alla Philosophische Praxis achenbachiana.MARIA:Ecco, l'inconscio ti tradisce. Parli delle cenette filosofiche come se tu fossi l'ospite (nel senso di padrone di casa) e gli altri gli ospiti (nel senso di ospitanti). Mi dai, del tutto involontariamente, ragione: qui il leader è indiscusso e individuato, ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.AUGUSTO:Hai ragione: l'impressione potrebbe essere questa. Cioè errata. Chi ha visto nascere il gruppo sa però che le cose sono andate diversamente. L'idea è partita da Pietro Spalla (una sera d'agosto del 2003, a Norcia) e gli inviti li abbiamo promulgati insieme. Poiché eravamo convocati a casa sua, all'inizio è sembrato ovvio che, se io invitavo, invitavo in quanto maggiordomo incaricato dal signorotto del luogo. A rafforzare la relativa irrilevanza della mia presenza sono poi invalse due sane tradizioni: è Pietro stesso che gestisce organizzativamente gli incontri (dall'acquisto del cibo alla relazione surreale sino al memmento per l'appuntamento successivo); tali incontri si svolgono regolarmente anche quandoè prevista la mia assenza. Quando ho proposto - a voce e per email - quattro paginette sul senso degli incontri, non intendevo proporre né svolte né nuovi corsi, ma solo chiedere a ciascuno di noi la verifica del persistere dell'accordo sul progetto originario. Dunque, se mai, proponevo di non attuare svolte né nuovi corsi surrettiziamente, "all'italiana", ma di decidere consapevolmente (cioè: filosoficamente): se restare fedeli al modello "conversazioni filosofiche per non filosofi" o trasferirci (del tutto legittimamente) verso il modello "seminarii di aggiornamento sulla storia della filosofia per iscritti all'Univesrità della Terza età".MARIA:Rifletterò su ciò che dici e, soprattutto, sul perché dici quello che dici (mi scuserai, ma anch'io ho diritto ai miei sospetti...professionali!). Intanto mi pare onesto esternarti qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante.AUGUSTO:Che bello,esterna pure ! Siccome non parliamo di Leopardi o di Steiner, ma di ciò che pensa Maria Ales, siamo già in perfetto setting filosofico-pratico. Non manca nulla: neppure l'onorario (dal momento che ogni volta che ti incontro, le tue mani sorreggono dolci deliziosi.
MARIA: La prima perplessità è che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe.AUGUSTO: Ti giuro su quanto ho di più sacro - le palle di Pietro Spalla - che metterò da parte la solita attrezzatura eredita da nonno Torquemada ed eviterò, contrariamente alle mie abitudini, di estorcere con la tortura i sistemi filosofici che qualcuno dei presenti osasse tentare di mantenere celati...
MARIA: ... poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresaAUGUSTO: su questo punto avrai ragione, ma non ho capito l'obiezione. Appena ci incontreremo, me la deuterospiegherai...
MARIA: ...e anche - siamo a tre - che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.AUGUSTO: Su questo punto è la mia pigrizia, abbondamente rimproveratami da Armando e Pietro, che dovrà rassicurarti: la storia dimostra che già parlo parcamente dentro le riunioni, ancor meno poi scrivo sulle riunioni. Dunque: niente 'esternazioni del presidente' in vista per il 2009. Intanto perché non è prevista la figura istituzionale di un presidente; poi - soprattutto - perchè scrivendo email si metterebbe in concorrenza 'oggettiva' con la verve creativa e l'umorismo nero del Segretario, andando incontro a sconfitta sicura. Platone direbbe: "a torsolo di cattiva effige" (per chi non ha studiato l'italiano aulico del traduttori rinascimentali dei testi greci: "a trunsu ri mala fiura").MARIA: Mi hai quasi convinto, vecchio mio. Sono quaasi commossa, ma resterò vigile: come mi ha insegnato Freud, non fidarti del semplice tenore verbale dei discorsi, specie quando hai motivi per ritenere che provengano da un "Ich" "curtu e malu cavatu". Dunque, non siglo nessuna pace, ma solo una tregua per la befana: alla prossima.

Da Maria Ales, attacco alla presidenza

Cari cenacolanti si cambia, forse diventeremo dei veri filosofanti.
Con quella malavoglia di ascoltarlo direi proprio che a GEORGE STEINER tocchi la indicazione del cambiamento. E dire che alle cenette filosofiche abbiamo avuto dei pensatori ingombranti, difficili da ricavarne un significato che magari arriva connotato alla fine dello studio lettura con un senso rivisto e corretto.
Così l’ arruffato Voltaire veniva colto, poi, con l’ occhio di Alberto quale precursore di psicodramma dove il gruppo dei narranti è il soggetto in movimento.
E Vito Mancuso? Indaffarato a passare ai contemporanei una lettura compatibile dei dogmi della chiesa veniva rivoltato come una calza e poi confermato.
Non da meno Maria Zambrano, classificata filosofa “non troppo ortodossa”, riusciva alla fine ad elicere argomentazioni vivaci.
C’ era insomma una gran buona volontà di prendersi le cose fruibili per il gruppo e per i se ste4ssi di varia configurazione.
Su Steiner ……….il collasso del gruppo , anzi la sua individuazione come capro espiatorio, ripudiato persino dal patron Armando.
Eppure Steiner commuove per la sua ricerca di quella caratteristica di un pensiero che non porti alla tristezza , un pensiero così elevato da non sapere di emozioni e che non sia contaminato da esperienze sensibili. Ma un pensiero così “ adamantino”, non è comunicabile nemmeno sotto lo stretto contatto di pelle dell’ amplesso quando cercare i pensieri del partner è frutto della immedesimazione e della osteggiata commistione tra uno stimolo esterno e la sua elaborazione relazionale. Già perché il pensiero umano è il prodotto di un apprendimento evolutivo che ha le sue radici nella esperienza di scambio con l’ altro su vari livelli e tempi del processo di apprendimento.
Fuori dalla fascinazione l’ adamantino GEORGE fa anche riflettere:
sulla tristezza, forse solo imbarazzo per ritrovarsi tra la aspirazione ad un pensiero così alto da non dovere subire stimoli falsificanti, dunque un pensiero non umano e la condizione di isolamento che arriva dalla convinzione che nessun altro possa penare per te stesso.
Che ne dite di leggere questa solitudine come la riuscita del processo di individuazione che è un punto arrivo fortunato del processo di differenziazione relazionale?
E poi le sue contraddizioni. Ha appena detto che le sensazioni fisiche e il dolore sono soltanto
strumenti per pensare quando afferma con ritrovata sicurezza che l’ atto fisico del respirare è certezza per di esistere “respiro quindi esisto”
Quando esalta la libertà del pensiero folle quale condizione unica di libertà e sincerità afferma una verità psicotica perché un tale pensiero ha limitazioni comunicative estreme ed è causa di alienazione dall’ altro
Ma le sue contraddizioni ne aumentano la simpatia perchè denunciano il grande travaglio di angoscia e insicurezza che lui sostiene e che lo rendono insieme disponibile a ripensamenti. E’ proprio dentro nostalgia e tristezza che c’ è la energia per uscire dall’ isolamento della sua torre eburnea
Perché come Anna disse sbottando “ ma l’ uomo è tutto insieme” così anche Steiner ha il suo lato oscuro, basta non dissociarlo.
Allora può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento
Verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al settino della Filosofia Praticata.
Qui il leader è indiscusso e individuato ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.
Io ho qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante : la prima che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe; poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresa; e anche tre che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.
Alla prossima con commozione Maria Ales

venerdì 2 gennaio 2009

Una trattativa difficile

Ci troviamo nell’anno 2010, ma non nel nostro futuro normale, bensì nell’ormai noto piano di realtà parallelo dove i Nazisti hanno vinto la II guerra mondiale.
Adolf Hitler, è morto di cancro nel 1984; il potere assoluto è stato formalmente assunto da Heinrich Himler, ma subito ceduto, per le pari precarie condizioni di salute di quest’ultimo, a Joseph Göring, 54 anni, figlio secondogenito del temibile Herman. Joseph ha saputo abilmente fare carriera nel Reich, come si richiede ad un ottimo ariano rampante.
Orbene, gli inetressi contingenti del nuovo Furer sono richiamati dalle preoccupanti segnalazioni di una imminente catastrofe. In quel mondo, dove i nazisti avevano vinto, non c’erano state le conseguenze disastrose dell’inquinamento atmosferico, essendo il potere saldamente detenuto dai dittatori del regime mondiale, e non dalle multinazionali americane, che non erano state neppure fondate. Il moderno capitalismo del profitto era stato stroncato su progredire, e lo sviuppo della società si manteneva entro canoni classicheggianti, costantemente monitorati. Eppure la temperatura globale aveva ugualmente cominciato ad innalzarsi già dai primi anni ’80. Era evidente che qualcosa di inaspettato stava avvenendo, certamente legato alle ciclicità astronomiche. Già dalla fine degli anni ’90 si era compreso che i mutamenti climatici facevano parte da un ciclo molto lungo, giunto ormai alla conclusione. Le condizioni normali si sarebbero invertite in tempi rapidissimi, ed esistevano già fior di rapporti dei servizi segreti in tal senso.

Ma, in quell’uggioso ottobre del 2010 Joseph Göring si trova a prendere una decisione difficile, che si fondava sulle motivazioni nascoste per le quali Hitler aveva avuto la possibilità di battere gli avversari e avere per primo l’esclusiva della bomba H.
Mentre si reca nell’Area 51, Joseph è pensieroso. Sa che lo attende una trattativa difficile. Gli Alieni di Nibiru sono decisi a dare una ulteriore ripulita al mondo, e per far questo hanno già dato le istruzioni per far sì che solo una piccolissima dell’umanità sopravviva alla catastrofe.
Gli tornano in mente, come ogni volta che si trova a dover fronteggiare i potenti alleati cosmici, i miti Sumeri sul diluvio, e le precisissime previsioni dei calendari Maya, gli altrettanto precisi calcoli cosmici degli antichi Egizi, con il loro enigmatici bassorilievi dove erano stati chiaramente rappresentati... A confronto, le falsificazioni che i potentati sionisti volevano affermare, si sono poi rivelate ridicole, e quindi estirpate come meritavano. La potenza Vaticana è stata detronizzata e conquistata; come conseguenza, i segreti dei musei sotterranei sono stati portati alla luce e le verità nascoste dalla Chiesa sono state rivelate a tutti. Si sa bene, adesso, che il Dio del deserto altri non è che un potente essere semidivino, incarnato ed imperante nel sistema solare, ma in grado di viaggiare nel Tempo e ella Galassia. Egli continua a pretendere di essere l’unico “Dio” riconosciuto ed adorato.
Quando era giovane Joseph non poteva di certo immaginarlo. Aveva davvero creduto che il mondo sarebbe stato laico ed ariano. In realtà, l’eliminazione definitiva degli ebrei ha solo cambiato determinati equilibri evolutivi, e il Dio adesso agisce con pieni poteri, pretendendo dall’Umanità costi altissimi. E’ un demonio? No, è una entità divinizzata che sa fare il suo mestiere, e gestisce poteri elevatissimi senza scrupoli.
Göring rivede nella sua mente, ad una ad una, le magiche reliquie più potenti della terra, quelle che sono state ritrovate grazie all’opera incessante di Hitler: la lancia di Longino, la Sindone, L’Arca dell’alleanza, la coppa del Graal. Sa che la svastica adesso domina su tutto il mondo, e che i forzieri Ariani ritrovati negli altopiani dell’Iran sono stati aperti e svelati dai nazisti, in cerca dei poteri occulti. Ma sa anche che tutti questi magici segreti, e le potenze ad essi collegate, sono stati obbligatoriamente ceduti agli Anunnaki, i potenti alieni di Nibiru, in cambio della tecnologia bellica necessaria alla vittoria. Adesso il mondo è sprotetto, questo Göring l’ha capito.
Quando giunge all’Area 51, in pieno deserto americano, è ormai sera. Rivede i temuti ed incredibili bagliori, sulla cima della collina artificiale. Come al solito, le astronavi di Nibiru lo hanno preceduto. Joseph scende dall’auto, e viene accompagnato sulla scalinata principale. La scorta armata è possente, tutti lo salutano militarmente in modo impeccabile. Le armi brandite fanno paura anche a lui, anche se sa di potersi fidare. Gli viene posto sulle spalle il consueto paramento rituale, un elegantissimo mantello di rarissima tigre bianca delle nevi. La corte ed i soldati lo accompagnano fino agli immensi saloni dell’incontro, nel cuore del tempio circolare che è stato realizzato nel palazzo reale della Nuova Eanna, un immensa costruzione adornata con complessi stili di fusione tra quelli zoroastriani, egizi e sumeri. L’evoluzione dei tempi, che consente facili atterraggi alle astronavi Nibiriane, ha permesso di edificare nel deserto ai piedi delle Rocky Mountains un formidabile tronco di piramide di pietra e cristallo, largo 800 metri ed alto 500. I quasi 700 milioni di blocchi megalitici che sono occorsi per edificarlo, sono stati posati nel giro di pochissimo tempo, meno di 2 mesi, grazie alle incredibili tecnologie aliene, che adoperano l’antigravità. Molti dei materiali sono di provenienza extraterrestre, spesso minerali siderali cavati dai meteoriti più grandi che si trovano nella fascia degli asteroidi, relitti di un pianeta fatto esplodere da Nibiriani, proprio perché ribelle.
Questa volta però non si presenterà il Dio in persona, e non si accenderanno i consueti fuochi azzurri che ardono da soli. Egli, il cui vero nome rimane segreto ed impronunciabile (Egli-è-colui-che-è), sarà rappresentato da uno dei membri dell’Alto Consiglio dei Vortici.
Appena entrato del salone riservato, ecco che Göring si vede comparire davanti all'ambasciatore, mentre questi lo stava aspettando seduto nell’immenso divano rosso in pelli animali, costruito per lui su misura. Ogni volta è un tuffo al cuore. Non è simpatico vedere un individuo alto 5 metri e largo 2, come non sono rassicuranti le sue fauci, un po’ rettiliane, un po’ cetacee. Le squame riflettenti non si vedono bene, perché questa volta l’ambasciatore è quasi totalmente ricoperto anche lui da un paramento rituale. Si intravedono appena gli artigli lunghi e pesanti dei suoi pterapodi, coperti da gioelli incredibilmente grandi e brillanti. Anche l’ambasciatore, il cui nome di grado è Zantecptu, è circondato da una fitta schiera di sue guardie del corpo e di splendide cortigiane, sia terrestri che non. Sembrano volerlo sedurre, ma egli le allontana come scacciasse degli insetti fastidiosi. All’arrivo di Göring le cortigiane si allontanano in fretta, senza fiatare.
Viene attivato il sistema di traduzione simultanea, che permette lo scambio tra frequenze udibili e ultracorte. I sibili, altrimenti incomprensibili, che Zantecptu emette molto velocemente per comunicare. Le luci degli ambienti cominciano a variare all’unisono, generando effetti fantastici di radiazioni in parte sconosciute, non rivelate alle tecnologie umane.
Joseph credeva di andare all’incontro per poter trattare una condizione che fosse un minimo vantaggiosa, od almeno onorevole. Invece, senza esitazione, Zantecptu chiede la verifica dell’immediata attivazione dell’esperimento della nuova Arca, che i nazisti hanno dovuto realizzare in fretta e furia. Alcune imbarcazioni di grande mole dovranno resistere, in un apposito grande laboratorio di prova, ad onde alte 150 metri, senza essere travolte, dilaniate ed affondate. Su di esse, alcune specie selezionate del pianeta troveranno posto, all’interno di piccoli bunker metallici, opportunamente sigillati. E’ preferibile questa soluzione a quella dei sommergibili, poiché gli oceani verranno spazzati fino al fondo da immani correnti, e quasi tutte le dorsali vulcaniche sottomarine del pianeta si riattiveranno in brevissimo tempo, contemporaneamente, facendo salire le temperature delle acque in modo insostenibile. Proprio così: tutto questo accadrà già prima del nuovo passaggio di Nibiru attraverso il sistema solare. Ogni 4300 anni, quello che in realtà non è un pianeta esterno, ma una enorme cometa grande in volume 5 volte la Luna, sfreccerà a velocità folle sulla sua orbita eccentrica. Giungerà a breve distanza dal sole, provocando fortissimi disequilibri di masse ed energie, e tirandosi appresso una spaventosa coda di meteoriti di grandissime dimensioni. Questi scompensi saranno in grado di generare sulla terra giganteschi tsunami, piogge meteoriche in grado di trapassare l’atmosfera, inondazioni estesissime ....... terremoti eccezionali, l’insorgenza o la riattivazione di supervulcani, la contaminazione dell’atmosfera da parte di polveri e gas cosmici, sufficientemente tossici ed oscuranti. Dopo lo sterminio, seguirà una piccola glaciazione, della durata media di un migliaio di anni.
I pochissimi sopravvissuti riusciranno poi a ripopolare il pianeta, dopo essere stati per secoli rintanati in caverne di alta montagna, gli unici luoghi relativamente sicuri.
Molte specie, sopravvissute allo sconvolgimento, saranno predate dalla competizione della catena alimentare, e quindi distrutte, estinte. I in questo modo il Pianeta si sarà ripulito dalle perversità umane e delle altre specie parassite, come affermano gli Anunnaki. Ma Göring non è venuto al cospetto di Zantecptu per sentirsi prospettare questa situazione, che era già stata da alcuni anni preannunciata al vertice nazista. Egli è venuto per assistere al crudele esperimento della resistenza delle imbarcazioni. Crudele perché il Dio di Nibiru, a sorpresa, pretende che a bordo di alcune di queste imbarcazioni salgano moglie e figli di Göring medesimo; sarà lui stesso a premere il pulsante ed avviare l’esperimento. E’ un atto di sottomissione totale, la riprova pratica non solo di una fedeltà più volte giurata, ma anche di una verifica conoscitiva sull’abilità di condurre gli esperimenti tecnologici cui i Nibiriani tengono moltissimo. Chi sbaglia paga, e subito, proprio come affermano le Nuove Tavole della Legge che sono state date “dall’alto dei cieli”. Alcune razze umane sono già state sterminate per questo, nel passato recente come nell’antichità. Più che una figura biblica al cospetto di un dio che appare dalle nuvole, Joseph si sente come un nuovo Muzio Scevola che pone la mano sul fuoco. Göring stesso attiverà tra pochi istanti le procedure tecnologiche del lancio delle navicelle acquatiche. Un grande panello di controllo, sospeso dall’alto, viene gli fatto calare davanti e Joseph guarda negli occhi, forse per l’ultima volta, i propri cari mentre vengono sospinti a bordo, cogliendone in ciascuno una smorfia di sofferenza a malapena nascosta. La stessa che egli avverte dentro di sé, senza poter fare nulla per salvarli. Solo l’esattezza dei calcoli dei suoi più fidati ingegneri e dei tecnici scelti possono salvare questi malcapitati prigionieri. L’unico pensiero che lo consola è che i suoi familiari moriranno adesso, oppure all’arrivo di Nibiru, previsto per l’estate del 2012, nel caso in cui le tecnologie non funzioneranno. Questo perché il Dio misterioso ha fatto sapere che punirà tutti coloro che peccheranno di presunzione, sterminandoli come meritano. I sopravvissuti al disastro avranno le memorie cancellate, e saranno posti in un Nuovo Eden-Giardino: questo avverrà a 1200 anni di distanza da quell’evento. Quando la Terra sarà stata decontaminata dai Nibiriani, si darà corso a nuovi esperimenti genetici sulla creazione di razze meritevoli di questo nome, e le razze elette saranno in quel momento ricreate. Razze alleate, al progetto nibiriano di conquista di gran parte dei sistemi solari che si trovano nel loro territorio galattico. Gli Imperi contrapposti a Nibiru sono a conoscenza della situazione, ma nulla possono in questo momento. Il loro intervento è escluso, essendo considerata una missione troppo pericolosa per il vantaggio che ne porterebbe. Si sa infatti che la razza umana è effettivamente deviata, anche se ad opera de Nibiriani e dei loro alleati.
L’esperimento viene avviato, e le gigantesche onde cominciano a propagarsi nell’immenso hangar appositamente costruito e siggillato. Travolgono ogni modello del finto paesaggio; le navicelle scompaiono sotto la schiuma e ogni tanto riemergono, per poi essere sommerse l’istante dopo.

Joseph è scosso da un fremito di terrore, come tutti gli altri che assistono al collaudo.
Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, vi sono modeste popolazioni che sono già a conoscenza di quanto sta per accadere. Stanno prendendo le loro precauzioni, cercando dei posti difendibili e delle risorse da utilizzare per la sopravvivenza. Ma questo Göring non lo sa, per lui è imprevedibile.

Centro Africa, settembre 2140° anno orientativo.
Siamo sempre nel medesimo piano parallelo che aveva visto i nazisti vincere il II conflitto mondiale.
Qualcuno è sopravvissuto dal Giappone, emigrando dalle isole prima che fosse troppo tardi. Da lì e da altr rari luoghi del pianeta, sparuti gruppi si sono rifugiati sui versanti del Kilimanjaro, ad altezze non inferiori ai 2000 m.
Il clima si è ristabilito in gran parte, anche se permangono ancora numerose evidenze della glaciazione in corso, che ha portato le dune e le aride savane a ridiventare foreste e verdi praterie. Il cielo è quasi sempre giallo, e piove insistentemente. Anche i fiumi hanno un colore ocra, che spicca serpeggiando tra verdi distese di piante mai viste prima. La nuova umanità conta appena 5000, forse 7000 individui, quasi tutti di razza gialla, qualcuno dalla pelle scura. I bianchi sono morti. Tutti.
I nuovi studiosi adesso si formano in modeste scuole dove si insegna un minimo di conoscenza, di storia, di scienze, di matematica. Però si tramandano i miti di quello che fu il diluvio universale. Un diluvio che travolse il Re del Mondo, il quale fu incapace di realizzare l’Arca che lo avrebbe salvato dalle furie del Dio dei Vortici. Si racconta anche che un altro Dio, in forma di un grande uccello dalle piume dorate, apparve in sogno ad un Uomo Umile, avvertendolo di quanto sarebbe, di lì a poco, accaduto. E quest’uomo, di nome Ziusudra il Modesto, costruì una piccola imbarcazione in legno di cedro, sulle pendici del Monte più alto dell’Africa, e lì si pose ad aspettare l’immane cataclisma, in compagnia di un piccolo popolo che aveva radunato intorno a sé, avendo creduto che la profezia fosse vera.



Da lì è rinato il genere umano, che adesso studia il proprio passato, cercando di comprendere le tracce delle distruzione. I viaggiatori-cercatori non troveranno mai nulla, giacché tutto è stato distrutto prima dalle immense onde, poi dai ghiacci, ed infine sepolto sotto spessi strati di detriti vulcanici e meteoritici. Ed essi potranno solo immaginare ciò che fu, ma mai toccarlo con mano, perché se solo ne trovassero le briciole, queste sarebbero irriconoscibili. Le tracce di un umanità fragile, troppo labili per essere ricordate.
Un giorno non lontano i cercatori verranno in contatto, anzi in conflitto, con altri sparuti gruppi umani, che dopo molti secoli saranno nel frattempo discesi dalle pendici delle Montagne Rocciose, ritrovando le misteriose e maestose rovine dell’Area 51. Sia gli uni che gli altri si interrogheranno sul significato delle enigmatiche tracce, ma nessuno avrà risposta certa, credendo di essere stati i primi uomini nati in questo mondo. Per molti altri secoli ancora i Nibiriani taceranno, e si rifaranno vivi quando sarà il momento giusto, non volendo così contaminare i loro preziosi esperimenti sulla creazione dei popoli e delle razze.
I discendenti dei poveri sopravvissuti racconteranno che i loro avi furono due fratelli, uno nomade, l’altro stanziale, che un giorno si affrontarono a colpi d’ascia lungo le rive del fiume, o presso il limitare di un campo coltivato.
Non si sa ancora quale sarà, questa volta, l’offerta gradita al Dio misterioso, se il sangue dell’agnello o i frutti dei campi. Ma la vittoria deciderà quale sarà il sogno che avrà la possibilità essere realizzato su questa Terra, se quello dettato dal dio distruttore o quello ispirato dall’uccello dalle piume dorate. E l’Uomo avrà ancora una volta incisi, sulla propria pelle e nelle sue pupille, le caratteristiche cicatrici della schiavitù incosciente. Se invece riuscirà a reagire, allora porterà con sé nuovi segni di rinascita, tracce profondamente nascoste della evoluzione verso una nuova forma di un pensiero che si potrebbe chiamare Amore.
Ma non si potrà, in quel momento, sapere ancora se quella parola avrà trovato un posto nelle nuove lingue che saranno create in sostituzione del tedesco, ormai da tanto tempo cancellato.