martedì 6 gennaio 2009

Da Maria Ales, attacco alla presidenza

Cari cenacolanti si cambia, forse diventeremo dei veri filosofanti.
Con quella malavoglia di ascoltarlo direi proprio che a GEORGE STEINER tocchi la indicazione del cambiamento. E dire che alle cenette filosofiche abbiamo avuto dei pensatori ingombranti, difficili da ricavarne un significato che magari arriva connotato alla fine dello studio lettura con un senso rivisto e corretto.
Così l’ arruffato Voltaire veniva colto, poi, con l’ occhio di Alberto quale precursore di psicodramma dove il gruppo dei narranti è il soggetto in movimento.
E Vito Mancuso? Indaffarato a passare ai contemporanei una lettura compatibile dei dogmi della chiesa veniva rivoltato come una calza e poi confermato.
Non da meno Maria Zambrano, classificata filosofa “non troppo ortodossa”, riusciva alla fine ad elicere argomentazioni vivaci.
C’ era insomma una gran buona volontà di prendersi le cose fruibili per il gruppo e per i se ste4ssi di varia configurazione.
Su Steiner ……….il collasso del gruppo , anzi la sua individuazione come capro espiatorio, ripudiato persino dal patron Armando.
Eppure Steiner commuove per la sua ricerca di quella caratteristica di un pensiero che non porti alla tristezza , un pensiero così elevato da non sapere di emozioni e che non sia contaminato da esperienze sensibili. Ma un pensiero così “ adamantino”, non è comunicabile nemmeno sotto lo stretto contatto di pelle dell’ amplesso quando cercare i pensieri del partner è frutto della immedesimazione e della osteggiata commistione tra uno stimolo esterno e la sua elaborazione relazionale. Già perché il pensiero umano è il prodotto di un apprendimento evolutivo che ha le sue radici nella esperienza di scambio con l’ altro su vari livelli e tempi del processo di apprendimento.
Fuori dalla fascinazione l’ adamantino GEORGE fa anche riflettere:
sulla tristezza, forse solo imbarazzo per ritrovarsi tra la aspirazione ad un pensiero così alto da non dovere subire stimoli falsificanti, dunque un pensiero non umano e la condizione di isolamento che arriva dalla convinzione che nessun altro possa penare per te stesso.
Che ne dite di leggere questa solitudine come la riuscita del processo di individuazione che è un punto arrivo fortunato del processo di differenziazione relazionale?
E poi le sue contraddizioni. Ha appena detto che le sensazioni fisiche e il dolore sono soltanto
strumenti per pensare quando afferma con ritrovata sicurezza che l’ atto fisico del respirare è certezza per di esistere “respiro quindi esisto”
Quando esalta la libertà del pensiero folle quale condizione unica di libertà e sincerità afferma una verità psicotica perché un tale pensiero ha limitazioni comunicative estreme ed è causa di alienazione dall’ altro
Ma le sue contraddizioni ne aumentano la simpatia perchè denunciano il grande travaglio di angoscia e insicurezza che lui sostiene e che lo rendono insieme disponibile a ripensamenti. E’ proprio dentro nostalgia e tristezza che c’ è la energia per uscire dall’ isolamento della sua torre eburnea
Perché come Anna disse sbottando “ ma l’ uomo è tutto insieme” così anche Steiner ha il suo lato oscuro, basta non dissociarlo.
Allora può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento
Verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al settino della Filosofia Praticata.
Qui il leader è indiscusso e individuato ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.
Io ho qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante : la prima che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe; poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresa; e anche tre che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.
Alla prossima con commozione Maria Ales

1 commento:

armando caccamo ha detto...

Cara Maria,

quando non riesco a trasmettere ad un’altra persona (o a tutto un gruppo) le mie opinioni su idee che mi hanno emotivamente colpito e che mi hanno fatto riflettere a lungo è inutile insistere…..devo solo domandarmi se ho sopravvalutato le idee stesse e comunque se le ho trasmesse correttamente, così io la penso. La reazione che io adotto poi con l’altra persona (o con il gruppo) è l’atteggiamento ironico-iperbolico , ma ciò non significa sempre che abbandono le mie opinioni originarie anche se modificate……in ogni caso per me è un’esperienza preziosa! ……stai tranquilla,cara Maria, che Steiner e il suo libro sulla tristezza del pensiero…..mi continua ad accompagnare….ho solo ridimensionato gli entusiasmi!
un caro saluto
Armando