lunedì 12 novembre 2007


Due sistemi di pensiero l’un contro l’altro armati si sono confrontati l’ultimo martedì tra i partecipanti alla cenetta flosofica. Da una parte si sono schierati i relativisti secondo i quali ci sono tante verità quanti sono i punti di vista, dall’altra si sono posizionati i realisti che hanno perentoriamente sponsorizzato una realtà "oggettiva" (che, guarda caso, coinciderebbe proprio con la loro).
Ci sono stati momenti di vera tensione tra le opposte tifoserie quando il realista Augusto ha usato, a proposito della verità, la parolaccia "assoluta", con la scusa che lui la proclamerebbe con pacatezza ed umiltà: "sono aperto al dialogo ed all’ascolto- ha assicurato - e disposto anche a mettere in discussione la mia verità, quantunque sia l’unica che esiste". Di fatto, però, ha accusato noi relativisti di aprire la strada al nichilismo ed al vuoto di valori: senza criteri "oggettivi" di riferimento a cui ancorarsi – ci ha avvertito - non resterebbe che il terrorismo per risolvere i problemi di convivenza tra gli uomini!
Ma le minacce di Augusto, non hanno intimorito i relativisti che, con Marcella, hanno vivamente protestato contro la pretesa di una Verità assoluta e, quindi, non modulata a seconda dei contesti; una verità, quindi, che si pretende abbia fondamento e valore "oggettivi" a prescindere dai luoghi, dai tempi, dalle culture e dai punti di osservazione: "terroristi sarete voi realisti- ha ribattuto Marcella - che cercate di intimorire i filosofi laici al grido: se non c’è una verità oggettiva tutto è permesso!
Malauguratamente, però, con Augusto si è subito schierato Alberto secondo cui noi relativisti proveremmo fastidio per il realismo solo perché ci costringe a confrontarci con i fatti: "non si può sostenere tutto e, contemporaneamente, il contrario di tutto", ha incalzato e, sfruttando bassamente le sue conoscenze scientifiche in campo neurologico, ha spiegato che le persone sane si distinguono da quelle disturbate proprio perché sono capaci di uno sguardo oggettivo sul mondo e non confondono le loro visioni con la realtà, con ciò praticamente diagnosticando a noi relativisti disturbi di cognizione e sintomi di scollamento dalla realtà.
Solo un pacato intervento di un’altra specialista della mente, Maria Ales, ha impedito che dalle offese verbali si passasse ai fatti, ricordando come anche le persone sane vivono nella contraddizione dato che sentono in un modo e agiscono in un altro, mentre la loro comunicazione si svolge, molto spesso, tra riserve mentali e bugie, tra il dire una cosa e pensarne un’altra. La contraddizione, ha concluso acutamente Maria (sempre più simpatica), è costitutiva proprio di ciò che noi chiamiamo realtà.
Ma il saggio intervento di Maria non è bastato per placare gli animi delle due fazioni ed Augusto, sempre più spazientito, ha insistito: non parliamo a vanvera, le cose o sono o non sono; Dio, ad esempio, o c’è o non c’è " ed ha chiosato: "terzium non datur", sperando così di metterci in soggezione con l’unica frase latina che conosce. A questo punto opportunamente Giovanni La Fiura ha provato a mediare, con un’abilità degna di Veltroni: "una terza via esiste - ha spiegato - in base alla quale Dio c’è e, nello stesso tempo non c’è. E’ vero – ha proseguito - che Dio esiste ma è anche vero che non esiste: Dio siamo noi, o meglio gli uomini del futuro, quando ci evolveremo e realizzeremo tutte le nostre potenzialità". Troppo bello, abbiamo pensato i relativisti: Dio, dunque, non è un dato di fatto noioso e scontato ma appartiene ad un regno del possibile che dipende da noi realizzare. Gli uomini, insomma - o almeno i più relativisti tra di loro - possono "generare" Dio (sarà questo che intendono dire le scritture quando parlano del "Figlio" dell’Uomo?).
Ma mentre una divina euforia si diffondeva già tra noi relativisti che vedevamo finalmente riconosciuto il ruolo creativo dell’uomo, ecco che viene fuori Francesco Palazzo a sbatterci in faccia una realtà molto più prosaica, con un’argomentazione che tradisce le sue ormai note fobie nei confronti dei materiali lapidei "non potete fare discorsi così generici- ha obiettato - esistono solo cose concrete, come il muro, duro e pesantemente oggettivo, che vi si parerà davanti quando andrete via in machina da qui, e se non lo scanserete in tempo vi ci fracasserete contro in un modo per nulla relativistico ma dolorosamente reale".
Di fronte a quest’ennesima intimidazione l’incanto si è rotto definitivamente ed a nulla è valso il poetico tentativo di Donatella ("forse il mondo è una bolla di sapone; oppure noi siamo solo i personaggi di un giochino informatico…") di fronte alla scelta di campo "realistica" che, alla fine, ha fatto anche Giovanni ribattendo: "se noi siamo solo personaggi virtuali di un giochino informatico, vuol dire che ci saranno delle persone ben reali che in questo momento stanno giocando con noi…").
Così non è rimasto che decidere in modo bipartisan di rivederci martedì prossimo 13 novembre per l’ultimo commento al libro di Augusto (da leggere sino alla fine).
Vi invito, intanto, a frequentare il nostro Blog (
http://cenettefilosofiche.blogspot.com/ ) dove le discussioni tra realisti e relativisti sono proseguite anche dopo quest’ultima cena; potrete così misurare l’intolleranza dei realisti che, approfittando slealmente del fatto che la realtà, con i suoi muri da evitare, si fa spesso complice del loro gretto riduzionismo, irridono alla poetica creatività di noi relativisti (basti dire che Alberto mi chiama sarcasticamente Luca perché tanto – spiega sghignazzando - Pietro non esiste oggettivamente).
Vi lascio, come al solito, con alcune famose citazioni (la prima l’ho trovata sul nostro blog ed è stata scritta da un noto realista in un momento di lucidità)
Ciao Pietro
"Nell'evo moderno, le verità assolute e basilari dal punto di vista ontologico , sono tramontate. Da Kant in poi l'unica verità certa è quella del soggetto che crede di conoscere una realtà oggettiva , ma che in realtà non va oltre le proprie categorie conoscitive…è tramontato il concetto oggettivo di verità…"(Alberto Spatola);
"Il fenomeno non è staccato dall'osservatore ma intrecciato ed intessuto con la sua individualità" (Goethe).
" Uno solo è il percorso che può consentirmi di esplorare davvero la realtà, ed è il viaggio interiore, almeno sinchè non mi riparano l’auto". (un Guru di oggi).

Pietro, dove seì?

Insomma, da quando c'è questo blog voliamo alto. Siamo giunti sino all'anima. Tutto molto stimolante. L'unica cosa che mi preoccupa è che non vedo ancora la consueta circolare di Pietro. In genere appariva il venerdì precedente l'incontro e siamo a lunedì. Già la mia piccola parte di cervello funzionante comincia ad avvertire una crisi d'astinenza.