lunedì 18 febbraio 2008

I leopardati del martedì

Cari convivianti filosofici
martedì prossimo procederemo con il confronto sulle seguenti operette morali:
-La scommessa di prometeo;
-Dialogo di Torquato Tasso.....
-Dialogo della natura e di un islandese
- Dialogo di federico Ruysch e delle sue mummie.
Martedì scorso Giovanni Cavadi, cugino di Augusto e nostro ospite, anche lui di professione psicologo ha, cercato (non se ne può più!) di ricondurre il pensiero del nostro Leo alla sua biografia e alle sue nevrosi, ma è stato giustamente zittito dai fischi dei non psicologi che hanno notato che c'è una sorta di misteriosa epidemia nelle nostre cene dove psicologi e psichiatri continuano a diffondersi come virus.
Abbiamo, invece, gradito il pentimento di Armando che, dopo avere sacccheggiato senza ritegno, la volta scorsa, la vita privata del nostro Leopardi, ha deciso di consegnarci tutte le copie del libro da cui aveva tratto le lettere intime che ci ha letto, promettendo solennnemente che d'ora in poi si occcuperà di filosofia e non più di Gossip.
Abbiamo, quindi, analizzato il pensiero di Leopardi sull'infelicità umana imputabile, in buona sostanza, ad un desiderio di felicità senza limiti che ci accompagna e che è, fatalmente, destinato a rimanere insodddisfatto. Maria Ales ha spiegato che se nelle persone c'è una disposizione eccessivamente narcisistica, un amor proprio smisurato che non è capace di confrontarsi in modo adulto con la contingenzxza e la realtà, l'esito non può che essere l'insoddisfazione che, in Leopardi, ha assunto i trattti di un pessimismo cosmico.
Molto utile, infine, il contributo di Augusto che ci ha suggerito una chiave interessante con la quale interpretare ciò che muove gli stati d'animo di Leopardi. Augusto ha ripreso, infatti, le riflessioni di Citati in un brano che alcuni di noi abbiamo commentato in occasione delll'ultima "domenica laica" a proposito della differenza tra amore erotico ed Agape:
l'amore erotico sarebbe quello di cui parla Platone, frutto del desiderio e, quindi, di una mancanza ("poenia") cui vorremmo porre rimedio. L'agape sarebbe, invece, un'amore che non scaturisce da povertà ed indigenza ma, al contrario, da un senso di pienezza e di autorealizzazione che ci porta a volere dare ad altri con spirito di gratuità, l'amore di cui - durante stati di grazia purtroppo così rari - trabocchiamo.
Ad Augusto, appunto, il travaglio di Leopardi ricorda la ricerca del primo tipo di amore, quello erotico che effettivamente, disgiunto dall'altro, non può darci la felicità che cerchiamo.
Com'è ovvio, quì parliamo di Eros in un senso più profondo e meno prosaico di quello a cui siete abituati! Per riflettere sul fatto che certe deviazioni e volgarizzazioni derivano da una banalizzazione del sesso che nulla ha a che fare con l'Eros di cui parla Platone, vi lascio con una profonda riflessione di uno dei più acuti biblisti dei nostri giorni
A martedì
Pietro
Sodoma era una città di sodomiti in cui nessuno si affacciava al davanzale perché anche in famiglia ci si fidava poco.Giobbe Covatta