mercoledì 15 ottobre 2008

Resoconto di Pietro

Cari filosofanti (a tempo perso e per professione). E' stato bello ritrovarsi per ricominciare a pensare insieme, ispirati da Voltaire e dal suo "Candido". Gianni ci ha introdotto al libro contestualizzandolo opportunamente con sintetitci ed efficaci riferimenti storici e filosofici. Secondo Gianni, Leibniz non meritava l'ironia di Voltaire che lo prende in giro in tutto il libro per il suo ingenuo ottimismo dato che ritiene che questo sia "il migliore dei mondi possibili". Ma, come ha fatto notare lo stesso Gianni, non è solo Leibniz il bersaglio delle frecciate umoristiche di Voltaire, che ridicolizza anche la mentalità del periodo e la stupidaggine degli uomini che si procurano inutili e reciproche sofferenze. Dopo alcuni accenni di Armando al "deismo" di Voltaire che crede in un Dio solo creatore ma lontano e indifferente, gli interventi hanno messo in luce la velocità da comiche del film muto con la quale si muovono i personaggi e si succedono gli avvenimenti del libro: personaggi di gomma, ha notato qualcuno, che muoiono e rinascono all'improvviso. Lo stesso Candido - fa notare Mario Spalla - si muove, cade e si rialza, insegnandoci ad andare comunque avanti nonostante tutte le tribolazioni della vita. Candido è, invece egoista secondo Armando e Gianni, quando teorizza che ognuno deve coltivare il proprio giardino senza occuparsi della cosa pubblica. Ma meritano attenzione anche le benevoli interpretazioni di Marcella e Francesco che cercano di vedere, in questo invito a coltivare il proprio giardino, anche un richiamo al pragmatismo, alla necessità che ognuno esegua al meglio il proprio lavoro non per rinchiudersi dentro uno steccato ma per mettere a frutto i propri talenti a beneficio anche degli altri. Simpatico e indovinato il riferimento che Augusto ha fatto al personaggio Forrest Gump come al moderno Candido dell'omonimo film. Ci rivedremo martedì 21 ottobre per commentare la prima metà del libro e anche per approfondire almeno due interessanti domande che mi sembra siano sono venute fuori da questa interessante cenetta:
1) E' ingenuo Candido che rimane candidamente convinto che bisogna comunque credere nei propri sogni (e che la vita ha un senso anche se non sembra) o siamo ingenui noi quando crediamo solo a quello che vediamo forse perchè non riusciamo a vedere al di là del nostro naso?
2) E' possibile che lo scontro tra Voltaire e Leibniz si possa comporre così: Dio effettivamente non ha creato il migliore dei mondi possibli ma solo la sua materia prima lasciando agli uomini la possibilità di plasmarla per realizzarlo?
Pietro Spalla