martedì 6 gennaio 2009

Da Augusto Cavadi Il dialogo del presidente

* Consorelle e confratelli, grazie a Maria Ales l'anno comincia con pensieri pensati e 'pensierofori' (neologismo sfornato caldo caldo in questo momento...).Tirato per la giacca (metaforica, visto che non amo quelle reali), metto sul piatto telematico il mio contributo.E, seguendo il buon esempio di Socrate - Platone, lo faccio dialogicamente.A.
(Sullo sfondo: rumori di catene, urla soffocate di prigionieri torturati, lamenti fiochi di schiavi agonizzanti).

MARIA:Steiner, Steiner: povero capro espiatorio! Può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al setting della Filosofia Praticata.AUGUSTO:Il setting della Filosofia Praticata è tale che non puà essere 'esigito' da nessuno. E' come il setting di una cenetta in trattoria: si può invitare qualche amico a cui si tiene particolarmente, non certo imporgli di accettare. Gli unici inviti a cena e a conversare - cui non si può dire di no - sono - a mia conoscenza - quelli dei capimafia: che, appunto, non mi risultano particolarmente fedeli alla Philosophische Praxis achenbachiana.MARIA:Ecco, l'inconscio ti tradisce. Parli delle cenette filosofiche come se tu fossi l'ospite (nel senso di padrone di casa) e gli altri gli ospiti (nel senso di ospitanti). Mi dai, del tutto involontariamente, ragione: qui il leader è indiscusso e individuato, ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.AUGUSTO:Hai ragione: l'impressione potrebbe essere questa. Cioè errata. Chi ha visto nascere il gruppo sa però che le cose sono andate diversamente. L'idea è partita da Pietro Spalla (una sera d'agosto del 2003, a Norcia) e gli inviti li abbiamo promulgati insieme. Poiché eravamo convocati a casa sua, all'inizio è sembrato ovvio che, se io invitavo, invitavo in quanto maggiordomo incaricato dal signorotto del luogo. A rafforzare la relativa irrilevanza della mia presenza sono poi invalse due sane tradizioni: è Pietro stesso che gestisce organizzativamente gli incontri (dall'acquisto del cibo alla relazione surreale sino al memmento per l'appuntamento successivo); tali incontri si svolgono regolarmente anche quandoè prevista la mia assenza. Quando ho proposto - a voce e per email - quattro paginette sul senso degli incontri, non intendevo proporre né svolte né nuovi corsi, ma solo chiedere a ciascuno di noi la verifica del persistere dell'accordo sul progetto originario. Dunque, se mai, proponevo di non attuare svolte né nuovi corsi surrettiziamente, "all'italiana", ma di decidere consapevolmente (cioè: filosoficamente): se restare fedeli al modello "conversazioni filosofiche per non filosofi" o trasferirci (del tutto legittimamente) verso il modello "seminarii di aggiornamento sulla storia della filosofia per iscritti all'Univesrità della Terza età".MARIA:Rifletterò su ciò che dici e, soprattutto, sul perché dici quello che dici (mi scuserai, ma anch'io ho diritto ai miei sospetti...professionali!). Intanto mi pare onesto esternarti qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante.AUGUSTO:Che bello,esterna pure ! Siccome non parliamo di Leopardi o di Steiner, ma di ciò che pensa Maria Ales, siamo già in perfetto setting filosofico-pratico. Non manca nulla: neppure l'onorario (dal momento che ogni volta che ti incontro, le tue mani sorreggono dolci deliziosi.
MARIA: La prima perplessità è che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe.AUGUSTO: Ti giuro su quanto ho di più sacro - le palle di Pietro Spalla - che metterò da parte la solita attrezzatura eredita da nonno Torquemada ed eviterò, contrariamente alle mie abitudini, di estorcere con la tortura i sistemi filosofici che qualcuno dei presenti osasse tentare di mantenere celati...
MARIA: ... poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresaAUGUSTO: su questo punto avrai ragione, ma non ho capito l'obiezione. Appena ci incontreremo, me la deuterospiegherai...
MARIA: ...e anche - siamo a tre - che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.AUGUSTO: Su questo punto è la mia pigrizia, abbondamente rimproveratami da Armando e Pietro, che dovrà rassicurarti: la storia dimostra che già parlo parcamente dentro le riunioni, ancor meno poi scrivo sulle riunioni. Dunque: niente 'esternazioni del presidente' in vista per il 2009. Intanto perché non è prevista la figura istituzionale di un presidente; poi - soprattutto - perchè scrivendo email si metterebbe in concorrenza 'oggettiva' con la verve creativa e l'umorismo nero del Segretario, andando incontro a sconfitta sicura. Platone direbbe: "a torsolo di cattiva effige" (per chi non ha studiato l'italiano aulico del traduttori rinascimentali dei testi greci: "a trunsu ri mala fiura").MARIA: Mi hai quasi convinto, vecchio mio. Sono quaasi commossa, ma resterò vigile: come mi ha insegnato Freud, non fidarti del semplice tenore verbale dei discorsi, specie quando hai motivi per ritenere che provengano da un "Ich" "curtu e malu cavatu". Dunque, non siglo nessuna pace, ma solo una tregua per la befana: alla prossima.

Da Maria Ales, attacco alla presidenza

Cari cenacolanti si cambia, forse diventeremo dei veri filosofanti.
Con quella malavoglia di ascoltarlo direi proprio che a GEORGE STEINER tocchi la indicazione del cambiamento. E dire che alle cenette filosofiche abbiamo avuto dei pensatori ingombranti, difficili da ricavarne un significato che magari arriva connotato alla fine dello studio lettura con un senso rivisto e corretto.
Così l’ arruffato Voltaire veniva colto, poi, con l’ occhio di Alberto quale precursore di psicodramma dove il gruppo dei narranti è il soggetto in movimento.
E Vito Mancuso? Indaffarato a passare ai contemporanei una lettura compatibile dei dogmi della chiesa veniva rivoltato come una calza e poi confermato.
Non da meno Maria Zambrano, classificata filosofa “non troppo ortodossa”, riusciva alla fine ad elicere argomentazioni vivaci.
C’ era insomma una gran buona volontà di prendersi le cose fruibili per il gruppo e per i se ste4ssi di varia configurazione.
Su Steiner ……….il collasso del gruppo , anzi la sua individuazione come capro espiatorio, ripudiato persino dal patron Armando.
Eppure Steiner commuove per la sua ricerca di quella caratteristica di un pensiero che non porti alla tristezza , un pensiero così elevato da non sapere di emozioni e che non sia contaminato da esperienze sensibili. Ma un pensiero così “ adamantino”, non è comunicabile nemmeno sotto lo stretto contatto di pelle dell’ amplesso quando cercare i pensieri del partner è frutto della immedesimazione e della osteggiata commistione tra uno stimolo esterno e la sua elaborazione relazionale. Già perché il pensiero umano è il prodotto di un apprendimento evolutivo che ha le sue radici nella esperienza di scambio con l’ altro su vari livelli e tempi del processo di apprendimento.
Fuori dalla fascinazione l’ adamantino GEORGE fa anche riflettere:
sulla tristezza, forse solo imbarazzo per ritrovarsi tra la aspirazione ad un pensiero così alto da non dovere subire stimoli falsificanti, dunque un pensiero non umano e la condizione di isolamento che arriva dalla convinzione che nessun altro possa penare per te stesso.
Che ne dite di leggere questa solitudine come la riuscita del processo di individuazione che è un punto arrivo fortunato del processo di differenziazione relazionale?
E poi le sue contraddizioni. Ha appena detto che le sensazioni fisiche e il dolore sono soltanto
strumenti per pensare quando afferma con ritrovata sicurezza che l’ atto fisico del respirare è certezza per di esistere “respiro quindi esisto”
Quando esalta la libertà del pensiero folle quale condizione unica di libertà e sincerità afferma una verità psicotica perché un tale pensiero ha limitazioni comunicative estreme ed è causa di alienazione dall’ altro
Ma le sue contraddizioni ne aumentano la simpatia perchè denunciano il grande travaglio di angoscia e insicurezza che lui sostiene e che lo rendono insieme disponibile a ripensamenti. E’ proprio dentro nostalgia e tristezza che c’ è la energia per uscire dall’ isolamento della sua torre eburnea
Perché come Anna disse sbottando “ ma l’ uomo è tutto insieme” così anche Steiner ha il suo lato oscuro, basta non dissociarlo.
Allora può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento
Verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al settino della Filosofia Praticata.
Qui il leader è indiscusso e individuato ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.
Io ho qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante : la prima che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe; poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresa; e anche tre che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.
Alla prossima con commozione Maria Ales