lunedì 31 marzo 2008

Non esistono cose ma relazioni

Cari cenacolanti filosofici
Grazie anche all'aiuto di Augusto e Gianni, I primi commenti al bel libro di Mancuso "l'anima ed il suo destino" sono serviti ad inquadrare la fattispecie (scusate il linguaggio giuridico).
E' un libro di teologia o di filosofia, ci siano chiesti inizialmente, ed in cosa si differenziano i due appprocci? Augusto ci ha spiegato che i confini non sono così netti, dato che è esistita anche una filosofia teologica, che si occupa di Dio, anche se poi, storicamente, filosofia e teologia hanno finito per costituire due discipline autonome. Ma solo in italia, ha spiegato Augusto, la teologia è stata sopratutto "confessionale", in qualche modo in linea, cioè, con gli insegnamdenti del magistero. Ciò a causa del concordato che pone sotto la giurisdizione della chiesa le facoltà teologiche pubbliche (con inevitabili difficoltà per la libera ricerca teologica).
In pratica - ha spiegato Augusto - se Mancuso può permettersi posizioni così divergenti rispetto ai dogmi ed agli insgenamenti della chiesa, è perchè insegna in una libera e privata università in cui deve rendere conto, per le sue idee, solo a se stesso, agli allievi ed al rettore (o proprietario?) che lo incoraggia nel suo fecondo lavoro.
L'altro professionista (e filosofo della scienza) Gianni Rigamoniti, pur riconoscendo i meriti del libro (che a lui è piaciuto molto) ha criticato Mancuso per l'uso arbitrario che fa di concetti scientifici come quello di energia. Secondo la scienza, ha spiegato, l'equazione energia-materia è di tipo meramente quantitativo e l'equivalenza e convertibilità tra materia ed energia ha caratteristiche meno suggestive di quello che vorrebbero le creative interpretazini mancusiane.
Secondo Augusto, però, Mancuso usa il concetto di energia in senso anche metaforico, senza la pretesa di trarne conclusioni rigorosamente scientifiche (non essendo il suo un libro di scienza).
Da profano, anch'io penso che anche le "verità" (?) scientifiche possano essere interpertate (altrimenti non capirei perchè esisterebbero discipline come "filosofia della scienza" ed "epistemologia della scienza") e che i fenomeni scientifici possano essere letti anche in senso non meramente descrittivo e letterale ma anche evocativo per cercare di coglierne un significato ricorrendo a nessi o rimandi che li colleghino ad un contesto e li relazionino ad una realtà più ampia. Ed a questo proposito qualcuno ha ricordato l'accento che Mancuso pone sulla relazione, come costitutiva della realtà anche materiale. Ed anche questa intuizione, in linea con quella di tanti mistici (Budda diceva che non esistono cose ma relazioni) non è confemata dalle più recenti acquisizioni della meccanica quantistica?
Sul nostro Blog si è sviluppata, su questi temi, un'interessante discussione. Domani 1 aprile ci confronteremo sul secondo capitolo del libro: L'esistenza dell'anima
Pietro Spalla