domenica 28 ottobre 2007

A proposito di arte




Rispondo ad Alberto che chiedeva, in un commento ad un precedente post, dove avessi preso lo sfondo di una foto; in effetti è stato lo sfondo a prendere me.
E' un'opera ancora esposta, sino all'11 novembre, alla Biennale di Venezia, che a me, credo ormai sia abbastanza chiaro, piace sempre vedere ogni volta che mi è possibile. Aggiungo un'altra opera dello stesso autore, che però non ricordo. Si, perchè quello che mi piace di questa mostra è la quantità enorme di cose esposte, spesso con l'autore in un tavolinetto vicino, senza che nessuno magari vi presti attenzione, mentre sono proprio le cose esposte a colpire l'interesse e far fermare o no. L'impostazione a cui siamo stati abituati, invece, è quella di andare in vecchi palazzi, con il naso in su, in cerca di empatia con immagini mitologiche distanti ed un pò sciupate dal tempo solo perchè affrescate da gente con un nome, come Tintoretto.
A questo proposito vi riporto che c'è per ora, alla Biennale, una sala in cui le opere esposte sono delle gigantografie di schede, tutte verdi, tutte battute a macchina, in cui sono riportati diversi esami autoptici, una scheda per ogni esame, quindi, una per ogni persona. Raccontarvi che, mentre c'ero io, mi sono fermata solo io a guardare, oltre un ragazzo di non più di venticinque anni (pure un pò "sfasciatizzo" nell'aspetto), fa tutt'uno con il provare ad immaginare cosa passasse o non passasse nella mente dei tanti che non si fermavano e continuavano con passo leggiadro, ma monotono, a sfilare da una sala all'altra: disgusto? ironia? disinteresse?non provare neanche a capire? Non voglio farne un tormentone, però erano schede che riguardavano "persone", che avevano avuto una vita, degli affetti, dei gusti, dei dolori: è questo oggi l'atteggiamento che abbiamo verso le "persone"? Bene. L'opera, nella sua assurdità mi è piaciuta e ben vengano modalità espressive anche da pugno nello stomaco.
La foto che invece allego nell'angolino in alto a sinistra riporta l' "installazione" del padiglione della Corea (non ricordo nord, sud?): per guardare l'opera bisogna accoccolarsi ad un'estremità di una lunga pedana al termine della quale, unico oggetto illuminato nel buio pesto, è sospeso ciò che è riportato nella foto; ognuno la vivrà come vuole, io stessa non ci ho fatto su tante riflessioni: l'unica cosa che vi posso dire è che ho dovuto "per forza" "interagire" con essa per vederla e così per tante altre installazioni.
Per non parlare, poi, dei tanti cortometraggi esposti che se permettono di far riposare un pò le gambe, dall'altro offrono inviti alla pazienza, se si è alla ricerca di un " che vuole dire?". Spesso,però, sono immagini di un impatto fortissimo, anche se solo prese di passaggio che costringono a fermarsi e quasi quasi si forma la coda (quello della Russia era tecnicamente geniale e... bellissimo.. per uno struggente senso di ineluttabile decadenza che mi ha trasmesso...mi piacerebbe tanto farvelo vedere,perchè è, secondo me, di una rarissima forma di "poesia" ma non ce l'ho).
Per concludere, in leggerezza..., in alto a destra, è proprio lei la Litizzetto: un' "artista" (badate bene all'apostrofo) non ricordo di quale nazione, ha pensato di far leggere una mail, ricevuta da una donna, a centodieci altre donne, variamente note nei campi della politica, della cultura, dell'arte, dello spettacolo, dello sport, e darne un'interpretazione, una sorta di "che ne pensi?", "che faresti al posto suo?"; in questa mail il suo uomo comunica di voler interrompere il loro rapporto, pur dicendo di amarla. Credetemi, non è decrivibile l'unica voce fatta da brani al pianoforte, da discorsi, da quadri, da foto, da canzoni e...dalla nostra Litizzetto che lascio a tutti voi immaginare, mentre legge il testo della mail, pelando cipolle nella sua cucina.
Donatella.