martedì 30 novembre 2010

I proverbi sul Tempo

"Vedi Francesco.....prima di parlare di "previsione del futuro" bisognerebbe scambiarci una opinione su che cos'è il tempo e quindi che relazione c'è fra passato, presente e futuro ma soprattutto come si relaziona la nostra coscienza con il tempo. Ecco mi piacerebbe scambiarci opinioni su questo. Ciao."
 Armando  


Certo, è un argomento interessantissimo, inesauribile...per definizione.
Non è detto che la possibilità di prevedere il futuro abbia a che fare solo col tempo. Hai detto bene, ha a che fare anche con la coscienza, e probabilmente con tante altre cose ancora.

Il Tempo è un argomento affrontato moltissimo sia dai filosofi, che dagli scienziati, ma anche dagli artisti. Ed ognuno di essi ne coglie e ne studia o descrive particolari aspetti, singolari sfumature. E' anche uno degli argomenti sui quali esistono in assoluto il maggior numero di proverbi. Forse perché si tratta di un campo dove la saggezza umana viene richiamata ad esprimersi, offrendo in apparenza molti dati importanti e sicuri, ma altri talmente incerti da risultare inquietanti.

Noi ci sentiamo di vivere nel tempo e, nonostante dovrebbe essere la culla del nostro Essere attuale, alcuni fisici teorici stanno mettendo in dubbio che esista davvero. O se non altro, che abbia davvero tutte le caratteristiche che comunemente crediamo che possieda. Altri invece dicono che sia una dimensione vera e propria, una geografia (e non una linea) su cui si possa viaggiare, anche come coscienze. Una dimensione fisica ma di per sé immateriale (non necessariamente dotata ovunque di massa), in gran parte sconosciuta e probabilmente abitata da altre coscienze, anche diverse dalla nostra. 
Per la mia esperienza, tutto ciò potrebbe essere contemporaneamente vero. Forse siamo troppo aggrappati alle logiche aristoteliche per potere ammettere che una cosa può essere vera e contemporaneamente non vera, almeno in dimensioni di cui conosciamo solo una piccola parte, come il Tempo. Credo anche che ciò sia irrisolvibile, almeno filosoficamente o razionalmente. Credo invece che l'approccio fisico e quello artistico, da punti di vista diametralmente opposti, possano fare grandi cose insieme. Ben venga la regina di cuori!

Il conoscere attraverso calcoli matematici e misure sperimentali e, dall'altra, "sentire", comunicare, intuire e descrivere in modo irrazionale o illogico, profondo, immediato, artistico, possa dare ragione e spazio alla pluridimensionalità dell'essere umano.

Se dovessi parlare del Tempo in sé, non saprei nemmeno da dove cominciare. 

Prevedere il futuro invece, per quanto giudicato razionalmente impossibile o non scientificamente dimostrato, è un argomento che vedo molto fecondo, perché può avere svariatissimi approcci e contributi. Ci potrebbe aiutare a conoscere meglio noi stessi e le dimensioni che possediamo o in cui viviamo, non esclusa quella onirica. Che non sia "dimostrato", è strano a dirsi. Molte cose della quotidianità attuale sono basate su previsioni, non su certezze. Funzionano, eppure non ci facciamo mentalmente caso. Più che altro, i pregiudizi di molti, vogliono evitare che si possa sconfinare nella "magia". L'articolo segnalato, e le varie altisonanti repliche, lo testimoniano. 
D'altronde è pur vero che se nel 1400 avessero visto funzionare una lampadina o un bulldozer, avrebbero pensato  trattarsi di effetti magici, di prodigi subito appioppati da qualcuno come demoniaci. La storiella del frutto proibito ci descrive bene in quale mondo ci troviamo. Demoniaco può essere l'uso che l'uomo fa delle conoscenze, non la conoscenza in sé. Ed io immagino che, anche attualmente, vi sono tantissime cose che, se sapessimo, potrebbero sconvolgerci la vita e il nostro modo di pensare. Lo sai, sono uno che ogni tanto ama affacciarsi da quella particolare finestra, fregandosene di quello che si dice in giro. Ma mi sono anche convinto che certe cose sarà bene che alcuni non le sappiano mai.

Restando in un ambiente "light" (luminoso ma anche leggero) e condivisibile, più che il tempo, forse ci si potrebbe domandare cos'è il futuro, rendendo meno vasto l'argomento.....

A proposito di scambio, può essere importante anche la condivisione della bibliografia che abbiamo letto su questi argomenti.

mercoledì 17 novembre 2010

Essere o non essere: anche l'impossibile merita studi scientifici...



O no?... Peccato che l'uomo occidentale moderno rifiuta questo percorso e si oppone ad esso, preferendo mantenere i propri pregiudizi su ciò che può "essere" o "non essere".

Per averne conferma, leggi qui e poi, eventualmente, scrivi su questo blog, giusto per ravvivarlo un po' dalla sua pigrizia atavica. 
Un caro saluto a tutti, se c'è ancora qualcuno a riceverlo dall'altra parte....

Alice nel paese delle meraviglie, è il capolavoro con cui Lewis Carroll ha fatto sognare intere generazioni di bambini. Al termine del suo incontro con la Regina di Cuori, Alice esclama: "Non si può credere a una cosa impossibile!". "Oserei dire che non ti sei allenata molto", risponde la Regina. "Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione".

mercoledì 2 giugno 2010

La Filosofia come Passione inutile

Sarà che mi piacciono le provocazioni, sarà anche che mi piace discutere e riflettere in luoghi tranquilli ed un pò "disabitati", sarà anche che questo Blog creato dall'ottimo Francesco è da tempo desueto, ed "abbandonato" ad un silenzio che giudico fecondo, ...per tutti questi motivi vorrei provare ad affrontare un tema,( sia pur brevemente e come spunto per una discussione), che è trattato anche da alcuni filosofi , a volte marginalmente , a volte centralmente. La filosofia, anche quella pratico-pratica ed aperta a tutti , è inutile ?
Se la Filosofia, almeno quella che è più teoretica e da tempo immemore affronta l'arduo problema della significatività dell'esistenza, arriva a dirsi seconda rispetto alle possibilità del linguaggio poetico (Heid.) di comprendere l'"essere", se è così a che serve ?
Se la Filosofia, quale Critica delle possibilità conoscitive dell'uomo , è radicalmente pessimista, sulle capacità teoretiche dell'umano genere, allora a che serve ?
Dico e scrivo solo questo, in realtà pensando che un'utilità c'è, una meraviglia da annoverare tra i risultati del filosofare , c'è pure.
Ma forse l'essere inutile della filosofia più teoretica, è il suo vantaggio ed il suo pregio. Cerchiamo di capire perchè...........Se qualcuno vuol dire la sua potrebbe venir fuori una riflessione interessante.

lunedì 1 febbraio 2010

La religione di Avatar? È nata in Piemonte



Nell'incredibile film di J. Cameron è rappresentata una grande contrapposizione: quella di un mondo tecnologico e metallico, ma in realtà rozzo e sensibile solo al profitto e, sull'altra sponda, quella di un popolo che vive in un pianeta fantastico. I Na'vi credono nella ricchezza e nella diversità della Vita, nello sviluppo della Coscienza capace di comunicare con l'intera esistenza attraverso le altre specie viventi.

Cosa che tra l'altro ha fatto preoccupare il Vaticano dicendo che è un film che confonde sulle “vere Verità”, quindi da non vedere. Addirittura in Cina è proibito, seppur sembra che tra i giovani circolino molte Copie piratate.

I commenti a questo film saranno tanto numerosi quanti coloro che l'hanno visto, essendo un'opera destinata a lasciare una impronta storica nella storia del cinema, e non solo.

Tra i tanti commenti, mi piace riportare qui quello di Massimo Introvigne che, per sua collocazione sicuramente non fa parte di movimenti spirituali innovatori. Vedete un po' voi....


La religione di Avatar? È nata in Piemonte di Massimo Introvigne

I Na'vi, i pacifici abitanti del pianeta Pandora sono attaccati da mercenari terrestri al soldo di una multinazionale; un'ovvia metafora di tutti i "diversi": e il messaggio è che i "diversi" sono sempre e comunque migliori di noi.

Ma il fatto - come hanno notato molti critici cristiani negli Stati Uniti - è che la superiorità morale dei Na'vi deriva dalla loro religione, che lo spettatore è indotto ad ammirare e condividere. Questa religione è superiore a quelle dei terrestri, insegna il film, perché non divide ma unisce. Perché non è dualista, ma monista, non distingue fra Creatore e creature e venera Eywa, la Madre o il Tutto, una sorte di mente collettiva dell'universo che lo rivela come una rete fittissima di interconnessioni.

Tutto è collegato con tutto, e le sciamane Na'vi compiono prodigi, guarigioni comprese, perché riescono a penetrare in queste linee di collegamento e ad entrare in sintonia con Eywa. Il nome classico di questa religione - non usato nel film di Cameron - è panteismo: ma si tratta di un panteismo rivisitato in salsa ecologistica e New Age. Il riferimento al New Age è ovvio, e convince di più dell'ipotesi - che in India è arrivata fino alla prime pagine dei quotidiani - di vedere nella religione dei Na'vi una variante neppure troppo modificata dell'induismo. L'espressione "New Age" indica tuttavia un genere, non una specie. I gruppi New Age sono moltissimi, e abbastanza diversi tra loro.

Chi ha qualche familiarità con questo mondo di fronte ad Avatar non può fare a meno di notare che il gruppo New Age che si avvicina di più alle idee dei Na'vi non sta negli Stati Uniti ma in Italia, in provincia di Torino. È Damanhur, il centro "acquariano" fondata nel 1976 in Valchiusella da Oberto Airaudi, famosa per il suo grande tempio sotterraneo e che, per quanto i suoi "cittadini" - come preferiscono farsi chiamare - non amino questa etichetta rappresenta la più grande comunità New Age del mondo. L'ipotesi secondo cui Cameron potrebbe essersi ispirato a Damanhur non è peregrina. Libri e video in inglese su Damanhur sono molto diffusi nel circuito New Age americano, e la storia del tempio sotterraneo che la comunità è riuscita incredibilmente a tenere segreto fino al 1992 ha affascinato anche i grandi quotidiani.

Le somiglianze sono sorprendenti. Come il tempio sotterraneo di Damanhur, il centro del potere e della spiritualità dei Na'vi è nascosto: in un enorme albero. Come i damanhuriani, i Na'vi hanno una loro lingua sacra, il cui uso sia nel film di Cameron sia a Damanhur in Valchiusella aiuta a segnare la differenza con chi non fa parte della comunità. Sia i Na'vi sia i cittadini di Damanhur sottolineano il valore dell'appartenenza un "popolo" che non è solo etnica ma iniziatica e - come dimostra il caso stesso del protagonista del film - volontaria. I damanhuriani si salutano, riconoscendo la comunione profonda che regna fra loro, con le parole "Con te", non con il consueto buongiorno; lo stesso fanno i Na'vi dicendo "Ti vedo". A Damanhur ogni fedele stabilisce uno speciale legame - bilaterale - con un animale, di cui prende il nome. Tra i Na'vi ogni guerriero o guerriera diventa tale scegliendo un animale alato da cavalcare ed essendone nel contempo scelto. Il cittadino di Damanhur, scrive il fondatore Airaudi, diventa "goccia cosciente di sé e di tutte le altre gocce formanti il mare dell'Essere". I Na'vi sarebbero d'accordo. Sia i Na'vi sia i damanhuriani credono panteisticamente in un grande Tutto dove ogni manifestazione della natura e della vita è in collegamento con tutte le altre. Come i Na'vi, i damanhuriani cercano di interagire con queste connessioni - anche attraverso l'uso di speciali simboli - ottenendone, o così dicono, risultati anche in campo terapeutico.

Si capisce - negli Stati Uniti e altrove - la diffidenza delle Chiese e comunità cristiane, per cui il panteismo e la negazione della differenza ontologica fra il Creatore e il creato sono nemici secolari che oggi ritornano con il New Age. Ma finora non sono stati in molti a vedere l'origine di questa nuova religione hollywoodiana molto vicino a casa nostra, in Valchiusella.