mercoledì 2 giugno 2010

La Filosofia come Passione inutile

Sarà che mi piacciono le provocazioni, sarà anche che mi piace discutere e riflettere in luoghi tranquilli ed un pò "disabitati", sarà anche che questo Blog creato dall'ottimo Francesco è da tempo desueto, ed "abbandonato" ad un silenzio che giudico fecondo, ...per tutti questi motivi vorrei provare ad affrontare un tema,( sia pur brevemente e come spunto per una discussione), che è trattato anche da alcuni filosofi , a volte marginalmente , a volte centralmente. La filosofia, anche quella pratico-pratica ed aperta a tutti , è inutile ?
Se la Filosofia, almeno quella che è più teoretica e da tempo immemore affronta l'arduo problema della significatività dell'esistenza, arriva a dirsi seconda rispetto alle possibilità del linguaggio poetico (Heid.) di comprendere l'"essere", se è così a che serve ?
Se la Filosofia, quale Critica delle possibilità conoscitive dell'uomo , è radicalmente pessimista, sulle capacità teoretiche dell'umano genere, allora a che serve ?
Dico e scrivo solo questo, in realtà pensando che un'utilità c'è, una meraviglia da annoverare tra i risultati del filosofare , c'è pure.
Ma forse l'essere inutile della filosofia più teoretica, è il suo vantaggio ed il suo pregio. Cerchiamo di capire perchè...........Se qualcuno vuol dire la sua potrebbe venir fuori una riflessione interessante.

9 commenti:

alberto.spatola ha detto...

Proviamo ancora nell'ardua impresa di ravvivare un Blog che in passato ha ospitato discussioni interessanti, grazie a Francesco Vitale ad Armando, a Pietro e tanti altri. Dicevo che la filosofia potrebbe intendersi come una passione inutile. Forse è il caso di dire che il suo pregio è proprio di essere inutile, in quanto svincolata da qualunque utilità, ad esempio economica, ma anche politica. In che senso allora può essere un bene raccomandarne lo studio ? Quali i vantaggi sul piano pratico, molto pratico e quotidiano di noi fruitori non professionisti del sapere filosofico ? Un primo vantaggio potrebbe essere quello di farci riscoprire la dimensione teoretico contemplativa. Cioè guardiamo all'essere delle cose e dell'esistenza non per manipolarlo ed ottenere dei vantaggi, ma per cercare di capire il senso "ultimo"
delle cose. Arrivo pertanto ad una prima sia pur approssimativa conclusione (da verificare per chi lo vuol fare): filosofare, sia per i fruitori non professionisti, sia per i maestri dell'arte, ci porta sul terreno del senso ultimo delle cose.............

armando caccamo ha detto...

Caro Alberto,
encomiabile la tua voglia di ri-animare il blog ma se restiamo solo tre o quattro (ammesso che restiamo!) 'animatori' poche sono le possibilità di sopravvivenza....comunque, sempre pronto a entrare nella mischia (sic!) dico la mia.......filosofare oggi non è di moda perchè, a mio parere, le risposte pre-fabbricate dalla società-mondo-mercatoglobale-media a domande che vengono dopo le risposte hanno umiliato i singoli individui riducendoli a riceventi-trasmittenti sintonizzati su una sola frequenza......e solamente quando e se la società (partendo dai singoli) prenderà vera coscienza di questo potranno riemergere le domande, quelle spontanee ed autentiche, che daranno vita ad una nuova era (in cui il pensare filosofico sarà guida essenziale)......ma sto parlando di rivoluzione e se questo avverrà la società stessa dovrà pagare un prezzo molto alto!

Augusto Cavadi ha detto...

Cari Alberto e Armanno,
sono contento della vostra iniziativa, anche se non ho il diritto di intervenire perché - abitualmente - non mi posso regalare il piacere di arricchire (o impoverire ?) nessuna discussione pubblica su internet. Avrei il mio blog personale da mantenere aggiornato, ma non riesco neppure in questo...
Permettetemi, eccezionalmente, di segnalare che proprio al tema dell'inutilità (o, forse, dela gratuità) della filosofia ho dedicato un paragrafo non breve del mio ultimissimo libro (in libreria da pochi giorni): "Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche", Di Girolamo, Trapani 2010. Superfluo aggiungere che, se doveste comprarlo e persino leggerlo, mi riempireste di orgoglio. E di gratitudine.
A.

alberto.spatola ha detto...

Cercherò di acquisire il testo di Augusto, perchè mi interessa molto.
Ritengo che con l'avvicinarsi del periodo estivo, e la pausa delle cenette, il blog può costituire un efficace agorà telematico, per non perdere l'abitudine di esercitarsi nell'arte inutile (o gratuita come sembra suggerire Augusto ?) del filosofare.
Sono completamente d'accordo con Armando quando scrive:
"filosofare oggi non è di moda perchè, a mio parere, le risposte pre-fabbricate dalla società-mondo-mercatoglobale-media a domande che vengono dopo le risposte hanno umiliato i singoli individui riducendoli a riceventi-trasmittenti sintonizzati su una sola frequenza......e solamente quando e se la società (partendo dai singoli) prenderà vera coscienza di questo potranno riemergere le domande, quelle spontanee ed autentiche".
Ciò può voler dire che il filosofare (anche quello volutamente "di strada" e non elitario quale è il nostro) può servire a "farci pensare" al di là di ogni conformismo culturale, legato alla società che produce e che consuma.
In effetti quando filosofiamo cosa produciamo ? Nulla di concreto sensibile, nè di vendibile (a parte i libri, ma che si vendono con una certa difficoltà). Tuttavia, forse, possiamo acquisire nuove consapevolezze, etiche , oppure ontologiche,oppure gnoseologiche,
e ciò forse ci può far gioire. Ma allora, forse, il filosofare è come sentir o produrre musica? O leggere le belle poesie.....?

alberto.spatola ha detto...

Cercherò di acquisire il testo di Augusto, perchè mi interessa molto.
Ritengo che con l'avvicinarsi del periodo estivo, e la pausa delle cenette, il blog può costituire un efficace agorà telematico, per non perdere l'abitudine di esercitarsi nell'arte inutile (o gratuita come sembra suggerire Augusto ?) del filosofare.
Sono completamente d'accordo con Armando quando scrive:
"filosofare oggi non è di moda perchè, a mio parere, le risposte pre-fabbricate dalla società-mondo-mercatoglobale-media a domande che vengono dopo le risposte hanno umiliato i singoli individui riducendoli a riceventi-trasmittenti sintonizzati su una sola frequenza......e solamente quando e se la società (partendo dai singoli) prenderà vera coscienza di questo potranno riemergere le domande, quelle spontanee ed autentiche".
Ciò può voler dire che il filosofare (anche quello volutamente "di strada" e non elitario quale è il nostro) può servire a "farci pensare" al di là di ogni conformismo culturale, legato alla società che produce e che consuma.
In effetti quando filosofiamo cosa produciamo ? Nulla di concreto sensibile, nè di vendibile (a parte i libri, ma che si vendono con una certa difficoltà). Tuttavia, forse, possiamo acquisire nuove consapevolezze, etiche , oppure ontologiche,oppure gnoseologiche,
e ciò forse ci può far gioire. Ma allora, forse, il filosofare è come sentir o produrre musica? O leggere le belle poesie.....?

armando caccamo ha detto...

in fondo basterebbe ri-pescare gli atteggiamenti dei nostri avi (molto avi!)e vestircene con leggerezza: la meraviglia,la curiosità e la condivisione!.....e il gioco sarebbe fatto!!!!!

alberto.spatola ha detto...

Certo la leggerezza aiuta in filosofia. Si dovrebbe parlare di filosofia "leggera", non debole, ma rigorosamente "on the road".(Il Blog stesso è come la strada)

Meraviglia , curiosità e condivisione sono già filosofia "teoretica".

Certo sarebbe interessante se Augusto ci anticipasse qualche cosa sul suo concetto di" gratuità della filosofia" (tanto il libro lo compriamo lo stesso)...........

alberto.spatola ha detto...

Certo la leggerezza aiuta in filosofia. Si dovrebbe parlare di filosofia "leggera", non debole, ma rigorosamente "on the road".(Il Blog stesso è come la strada)

Meraviglia , curiosità e condivisione sono già filosofia "teoretica".

Certo sarebbe interessante se Augusto ci anticipasse qualche cosa sul suo concetto di" gratuità della filosofia" (tanto il libro lo compriamo lo stesso)...........

Francesco Vitale ha detto...

Era carina quella storiella che raccontava di un uomo che aveva cominciato a leggere un dizionario di medicina. Leggendo leggendo, ogni sintomo ed ogni sofferenza gli sembrava di averla avuta o di viverla nel presente. Alla fine della lettura, l'unica malattia che gli sembrava di non avere era il ginocchio della lavandaia!
Così è la mia personale sensazione della filosofia. Non una scienza, né un insieme di conoscenze, e nemmeno un metodo o un insieme di metodi. Una moltitudine di voci, che hanno saputo riflettere a lungo sulla condizione umana, ponendosi in ogni angolo della stanza dell'essere. E giungendo a concludere, dopo avere ascoltato ogni voce ed ogni altra riflessione, di aver già sentito, e pensato, e vissuto, e rielaborato quelle stesse idee, quegli stessi ragionamenti. E di aver trovato, ogni volta che ne esaminava uno nuovo, che era in sé giusto, anche se apparentemente negava, in tutto o in parte, i precedenti ragionamenti.
Utile? Inutile?
Per me utile è un qualsiasi approccio filosofico, nell'istante in cui sa insinuare il dubbio nella mia mente, e ci riesce facendomi muovere, e compiere delle azioni diverse da prima. E' utile se mi aiuta a smembrare e fare esplodere ogni inganno della mia mente e di quella altrui, svelandone i trucchi. E' inutile, invece, se serve al mio essere solo per guardarsi ogni tanto allo specchio, magari per dire: “Cavolo, come sono bravo!”

Bacioni bacioni – piacere di risentirvi, mi mancavate... Ma attenti a non elucubrare troppo!