sabato 19 gennaio 2008

Con la prima cenetta su Leopardi abbiamo iniziato a riflettere su questo grande poeta che, prima di oggi, molti di noi non sospettavano potesse essere classificato anche fra i filosofi. Ma, come Augusto ci ha spiegato, questo riconoscimento è abbastanza recente ed anche per Nietzsche (chi lo avrebbe mai detto) è stato lo stesso: all'inizio neppure lui veniva considerato un filosofo!
Augusto ha introdotto le riflessioni su Leopardi partendo dal breve ma penetrante commento che ci ha fatto pervenire Alberto Biuso (che qualcuno confondeva con il nostro compagno di percorso Alberto Spatola).
Anche Augusto, come Alberto Biuso, riconosce che è riduttivo inscatolare Leopardi entro lo schema del pessimismo (ancorchè cosmico) ma, con Anna Pensato, ritiene che non fosse neppure un allegrone dedito agli scherzi ed alle goliardate e si è detto convinto del nesso tra le sue malandate condizioni fisiche e di salute e la sua filosofia. "Certo essere gobbi - ha spiegato Augusto - non significa essere filosofi, ma aiuta! Io, ad esempio, se fossi stato più alto e più bello, non mi sarei mai dato alla filosofia ma sarei diventato una star delle fiction televisive."
Sulla stessa linea, Armando ha fatto notare come non può essere un caso che i più grandi artisti e pensatori del passato fossero, nella vita di tutti i giorni, persone con seri problemi personali e relazionali. Sicuramente, ha continuato Armando, oggi non avremmo i loro grandi lasciti spirituali se Leopardi e Nietzsche fossero state persone più socialmente adattate e si fossero trovati un posto alla Regione.
Maria, questa volta più severa del solito, ha voluto sottolineare che Leopardi soffriva evidentemente di una banale depressione ma che è responsabile delle sue "non" scelte, del suo volersi crogiolare nelle sofferenze e rintanarsi nel chiuso delle sue stanze. Commoventi, a questo punto, gli slanci degli altri commensali che hanno cercato di difendere il "nostro" da queste accuse: Donatella (che pure nel blog lo ha definito ingenerosamente un "viziatello") ci ha ricordato che non sono spazi chiusi ed angusti quelli che Leopardi descrive nelle sue liriche che, invece, palpitano di un desiderio di spazi liberi e di infinito ed evocano il cielo stellato ed il cosmo intero: "Leopardi non è un pessimista ma un realista - ha concluso - dato che aveva il coraggio di volgere uno sguardo oggettivo sulla realtà". E Marcella ha continuato: "Non c'è una lamentosità sterile in Leopardi che, prima di contestarla, vuole guardare in faccia la realtà. Non c'è un crogiolarsi passivo di fronte alla vita e la sua protesta non è priva di progettualità: basta leggere la Ginestra, che è un inno alla fratellanza fra gli uomini ed all'amore".
Infine Alberto (Spatola): "Il substrato del filosofare è la vita, l'esperienza che se ne ha: é normale che le sfortunate ed infelici esperienze di Leopardi e Nietzsche abbiamo prodotto una filosofia "dolorosa ma vera".
Concordo, ed a questo proposito chiudo citando quella che, per me, è la più bella e vera poesia del nostro Giacomo: "La vita non è una gita" che fa :
Io penso che la vita
non sia una bella gita
come una scampagnata
di una gaia giornata
ma un viaggio andato storto
un caos all'aeroporto
con stress, disguidi e sbagli
e perdita bagagli.
Il prossimo incontro martedì 22 gennaio per il commento delle prime tre operette morali.
Ciao Pietro