venerdì 17 ottobre 2008

Da Maria Ales sul Candido

La mail di Pietro Spalla è arrivata puntuale e stimolante come un invito per me a restare nel tema, nella atmosfera dell’ ultima cenetta filosofica sul Candido di Voltaire.
Aggiungerei alcune notazioni:
1) la prolusione di Gianni Rigamonti è convincente, stringata e chiara, attenta alla critica letteraria che assegna al Candide un posto nella satira sociale. Ma Gianni ci parla anche dell’Autore di cui sottolinea aspetti personali, storici, di costume. Sono pennellate sapienti, rapide e stringate, con le quali ne tratteggia l’area psicorelazionale, il contesto di appartenenza, l’epoca.
Il Candide, dice Gianni, ha un modo di vivere assurdo e un pensiero irrazionale; nello stesso tempo ci informa che è un tedesco, alto per la sua epoca non meno di 1,70 soggetto dunque all’arruolamento militare forzato ( oggi no ma i corazzieri si scelgono).
Il forte rapporto con Federico II, imperatore della Prussia che lo accoglie nel regno non fu duraturo; anche l’ imperatore ha una visone del mondo contrastata dal re padre proprio per la sua inclinazione alle arti, l’ amato flauto, e la repulsione alle arti militari cui venne invece costretto subendo il carcere e rischiando la morte. Dal canto suo Voltaire /Candido sciorina una campionatura di disavventure che pure non ne modificarono le scelte.
2) Circa il ritmo del racconto satirico, la serie di disavventure snocciolate con un ritmo accelerato, senza pause, sottolinea l’ aspetto dell'assurdità del mondo; immaginando che anche la divisione in capitoli sia da considerare un artificio per chiudere una scena dopo l’ altra e non lasciare, almeno nell’ immediato, la possibilità di risonanza emotiva.
Una del gruppo filosofanti ha citato Calvino e le Lezioni americane, un testo molto lontano dalla mia capacità di comprensione, interessandomi per la immagine che una oscillazione del raccontare in onde lunghe e corte possa contenere invece il momento della riflessione.
3) In coda alla cenetta filosofica Francesco Palazzo ha da proporre una sua lettura che ha appena il tempo di accennare, Comincia con il riportare il concetto del “coltivare il proprio orticello”aprendo a possibili altre letture; quella che lui ha scelto utilizza il concetto delle aree relazionali e sociali all’ interno di ciascuna delle quali l’uomo acquisisce funzioni e ruoli definiti. Penso che l’avere consapevolezza delle relazioni interpersonali e sociali, dalla appartenenza al privato del primario gruppo familiare a quella dei vari gruppi sociali, favorisca e in sostanza promuova gli incastri utili nel gruppo allargato e ai vari livelli. E ciò proprio se mi concentro sulla definizione di bisogni temperati, aspettative misurate, scelte consapevoli, progetti condivisi.
Allora leggerei il dedicarsi al proprio orticello o dell’ ulteriore ritorno ai campi di Cincinnato, eroe salvatore della patria, senza il sapore della rinuncia ma come una ulteriore capacità di scelta nella vita.
4) Buon ultimo alla domanda che ho rivolto al gruppo su possibili rappresentazioni teatrali del Candide risponde Internet.
Candide venne rappresentato per la 1° volta nel lavoro di Leonard Bernstein ( 1918 – 90): la fatica nell’azzardo di tradurre in musica per il teatro popolare un capolavoro della lettura polemica illuministica del candide o de l’ Optimisme di Voltaire fu un insuccesso nel 1759 riproposto nel ‘973 e ‘89 con successo)
Candide nel teatro: rappresentazioni attuali al teatro Granchio di Motisi in Toscana con il titolo “ il migliore dei mondi possibili”; al teatro della Tosse a Genova; a Fidenza, come un musical in una piece teatrale “un gioco di teatro nel teatro”
Saluti affettuosi o di compassione per chi è arrivato in fondo
Ciao Maria