sabato 22 novembre 2008

La triste gioia del pensiero adulto

Cari cenacolanti,
martedì scorso Armando ha cercato di contagiarci con la sua travolgente passione per il nuovo testo che, su sua proposta, abbiamo adottato per le nostre esercitazioni di filosofia pratica: "dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero", di George Steiner.
Grazie al nostro ormai pluriennale allenamento, siamo riusciti a resistere alla tentazione di farci trasportare troppo acriticamente dall'onda delle riflessioni di Steiner. Per esempio, ha felicemente osservato Rosario sul primo capitolo: "e se io provo gioia invece che la tristezza di Steiner constatando che il pensiero non sa darmi risposte definitive"? Ed in effetti sembra che Steiner sottovaluti la gioia che il pensiero può dare per il solo fatto di mettersi - insieme al sentimento e alla volontà, direbbe Augusto - alla ricerca della Verità riuscendo a resistere ad infantili pretese di comodi, semplicistici e definitivi approdi.
La tentazione di un pensiero semplificante è tanta, perchè il pensiero è una creatura viva da poco uscita dalle nebbie dell'indifferenziazione in cui era immersa ed ha avuto appena il tempo di guardarsi attorno: non dovremmo dargli il tempo di crescere e maturare prima di lamentarci dei suoi limiti?
Invece risuono anch'io quando, nelle prime pagine del testo Steiner, evocando Schelling, accenna ad un'inevitabile tristezza di fondo che ci accompagna, che assimila al "rumore di fondo" che permea l'Universo dopo la sua nascita, come residuo arcaico del Big Bang.
Ma questa è una tristezza che accompagna ogni processo di crescita, come una sorta di nostalgia per un'unione perduta che ci proteggeva ma ci lasciava anche dipendenti come bambini. E purtroppo solo i bambini piccoli possono pensare magicamente il mondo, che sentono animato ed unito al proprio mondo interiore. Noi adulti, invece, perduta quell'unità originaria, vediamo il mondo di fronte a noi come un estraneo e abbiamo bisogno di capirne il senso: che compito per un pensiero così giovane, naturalmente ancora preda di suggestioni infantili!
Martedì due dicembre commenteremo i primi cinque capitoli e le prime cinque ragioni steineriane della tristezza del pensiero, sperando di demolirle tutte
Pietro Spalla