lunedì 14 gennaio 2008

Andrea Volpe mi chiede di pubblicare un suo contributo relativo ad un mio commento sul blog a proposito di "fatti e interpretazioni" in cui citavo una frase di Hartmann ( "Vi inviterei a rifiutare quella sorta di nominalismo dei fatti che svaluta il ruolo della percezione e della conoscenza. A questo proposito ho scoperto che un certo Hartman usava un esempio che credevo mio e che spiega molto: il suono nasce solo dall'azione reciproca tra vibrazione ed orecchio").
"L'adesione dello spirito al regno dei valori è come un legame con un altro mondo, quasi la sua disposizione ad ascoltare il richiamo che ne discende nel mondo reale, ad interpretare l'eigenza dettata dai valori....Il sentimento umano del valore è il protrarsi dello spirito vivente dentro l'altro mondo; o, piuttosto, al contrario, il protrarsi di questo mondo altro, in sè ideale e indifferente alla realtà, nel mondo reale. L'essere umano vivente, lo spirito personale, è il punto in cui il mondo reale si apre all'esigenza ideale che proviene dai valori.... L'uomo è quindi chiamato a mediare i valori del mondo reale>> Da N. Hartmann, Il problema dell'essere spirituale, Firenze 1971, pp. 209-210.
È importante notare che per Hartmann il regno dei valori è “oggettivo”, corrisponde al “cielo stellato” di Kant e, come questo, è riconoscibile da ogni uomo (fenomenologia)! Ovviamente, errori a parte, come quello noto come fallacia naturalistica. Su questo versante Hartmann approda all’ateismo, ma con una modalità tale che per lui si può, forse, parlare di “materialismo trascendentale”. Altri filosofi, invece, partendo dalla percezione di un mondo oggettivo di valori, si convincono a porre Dio come fondamento di ogni valore (v. D. Von Hildebrand).
Su questo punto c’è una trattazione affascinante su Privitera S. (ed.), Il volto morale dell’uomo. Avvio allo studio dell’etica filosofica e teologica (Facoltà Teologica di Sicilia - Istituto Siciliano di Bioetica - Collectio Moralis 1), ISB, Acireale (CT) 19992, pp. 61-77.

Andrea Volpe

...io vo comparando ...!

Carissimo Giacomo,
a questo punto ti scrivo anch’io, io che sono stato sempre un tuo profondo ammiratore, sin da quando ero appena adolescente. Non ho mai creduto fino in fondo alla figura che hanno voluto appiopparti, quella di un uomo che soffre dell’incomprensione altrui e della solitudine dettata da ciò che tu hai appreso di te da altri. Ho più creduto a Buzzati, quando ti ha definito un “alteta”. Sì, un atleta dell’anima e delle sue possibilità percettive.
E’ vero che a volte hai parlato male della Natura, ma era solo la tua parte razionale, attenta ed imperdonabile osservatrice, in perenne lotta con la tua parte più intuitiva e poetica, come gli insetti del prato. Hai saputo contenere la doppia identità dell'uomo: quella che si sconforta di fronte alla crudezza e all'abbandono, e quella che incomparabilmente riesce a sentire, e a scolpire in versi, l’eterno ed infinito Amore, quella forza misteriosa in grado di donare estasi senza tempo né ragione, senza luogo o contesto particolare.
Più di tantissimi altri hai sperimentato cosa significa amare al di là di ogni limite imposto, e solo per questo sempre sarai amato.
Adesso che, molto più in là, tu sperimenti questa condizione del puro esistere, sono sicuro che mi ascolti e che gioisci con me, quando nessuno può sentirmi ed io declamo ad alta voce i tuoi versi che spontaneamente emergono dalla mia memoria profonda. Non potrei tollerare d’esser preso per pazzo, nemmeno attraverso il sorriso imbarazzato di un’amica occasionale… Allora la mia voce tuona non soltaria esattamente come la tua, di fronte all’orizzonte del mare e all'aspra salsedine che aggrdisce le colline fossilizzate: insieme saremo al confine dell’infinito, la netta demarcazione che tu sapevi gregiamente “fingerti”, come una parte di te stessso. Insieme rivedremo le aperte valli della luce finissima: campagne deserte ed abitate al contempo. Dove nessuna azione è proibita o strana, tu mi capisci. Allora io sarò libero come te, insieme alla tua presenza eternamente eterna.
Quando la mia voce si unisce alla tua io comprendo, lontano dai libri di scuola e dalle accademie di pensiero, la tua forza difficilmente raggiunta da altri pensatori.
In te intuizione, poesia, comprensione, saranno per sempre una cosa sola.