sabato 31 gennaio 2009
L'anima e il suo destino
Per chi non l'avesse visto, Vito Mancuso a Otto e Mezzo. Cliccare su L'anima e il suo destino.
venerdì 30 gennaio 2009
il viandante e la via

peccato che il blog stia languendo!...allora voglio gettare un sasso nello stagno:
quanto di ciò che il poeta Antonio Machado dice in una sua bellissima poesia è condivisibile'?
quanto di ciò che il poeta Antonio Machado dice in una sua bellissima poesia è condivisibile'?
"viandante, non è la via
che le tue orme, nient’altro;
viandante, non ci son vie,
la via si fa camminando.
La fai tu mentre cammini,
e se volgi indietro l’occhio
vedrai il sentiero che non
ritornerai più a calcare.
Viandante, non ci son vie,
solamente scie sul mare."
che le tue orme, nient’altro;
viandante, non ci son vie,
la via si fa camminando.
La fai tu mentre cammini,
e se volgi indietro l’occhio
vedrai il sentiero che non
ritornerai più a calcare.
Viandante, non ci son vie,
solamente scie sul mare."
martedì 6 gennaio 2009
Da Augusto Cavadi Il dialogo del presidente
* Consorelle e confratelli, grazie a Maria Ales l'anno comincia con pensieri pensati e 'pensierofori' (neologismo sfornato caldo caldo in questo momento...).Tirato per la giacca (metaforica, visto che non amo quelle reali), metto sul piatto telematico il mio contributo.E, seguendo il buon esempio di Socrate - Platone, lo faccio dialogicamente.A.
(Sullo sfondo: rumori di catene, urla soffocate di prigionieri torturati, lamenti fiochi di schiavi agonizzanti).
MARIA:Steiner, Steiner: povero capro espiatorio! Può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al setting della Filosofia Praticata.AUGUSTO:Il setting della Filosofia Praticata è tale che non puà essere 'esigito' da nessuno. E' come il setting di una cenetta in trattoria: si può invitare qualche amico a cui si tiene particolarmente, non certo imporgli di accettare. Gli unici inviti a cena e a conversare - cui non si può dire di no - sono - a mia conoscenza - quelli dei capimafia: che, appunto, non mi risultano particolarmente fedeli alla Philosophische Praxis achenbachiana.MARIA:Ecco, l'inconscio ti tradisce. Parli delle cenette filosofiche come se tu fossi l'ospite (nel senso di padrone di casa) e gli altri gli ospiti (nel senso di ospitanti). Mi dai, del tutto involontariamente, ragione: qui il leader è indiscusso e individuato, ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.AUGUSTO:Hai ragione: l'impressione potrebbe essere questa. Cioè errata. Chi ha visto nascere il gruppo sa però che le cose sono andate diversamente. L'idea è partita da Pietro Spalla (una sera d'agosto del 2003, a Norcia) e gli inviti li abbiamo promulgati insieme. Poiché eravamo convocati a casa sua, all'inizio è sembrato ovvio che, se io invitavo, invitavo in quanto maggiordomo incaricato dal signorotto del luogo. A rafforzare la relativa irrilevanza della mia presenza sono poi invalse due sane tradizioni: è Pietro stesso che gestisce organizzativamente gli incontri (dall'acquisto del cibo alla relazione surreale sino al memmento per l'appuntamento successivo); tali incontri si svolgono regolarmente anche quandoè prevista la mia assenza. Quando ho proposto - a voce e per email - quattro paginette sul senso degli incontri, non intendevo proporre né svolte né nuovi corsi, ma solo chiedere a ciascuno di noi la verifica del persistere dell'accordo sul progetto originario. Dunque, se mai, proponevo di non attuare svolte né nuovi corsi surrettiziamente, "all'italiana", ma di decidere consapevolmente (cioè: filosoficamente): se restare fedeli al modello "conversazioni filosofiche per non filosofi" o trasferirci (del tutto legittimamente) verso il modello "seminarii di aggiornamento sulla storia della filosofia per iscritti all'Univesrità della Terza età".MARIA:Rifletterò su ciò che dici e, soprattutto, sul perché dici quello che dici (mi scuserai, ma anch'io ho diritto ai miei sospetti...professionali!). Intanto mi pare onesto esternarti qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante.AUGUSTO:Che bello,esterna pure ! Siccome non parliamo di Leopardi o di Steiner, ma di ciò che pensa Maria Ales, siamo già in perfetto setting filosofico-pratico. Non manca nulla: neppure l'onorario (dal momento che ogni volta che ti incontro, le tue mani sorreggono dolci deliziosi.
MARIA: La prima perplessità è che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe.AUGUSTO: Ti giuro su quanto ho di più sacro - le palle di Pietro Spalla - che metterò da parte la solita attrezzatura eredita da nonno Torquemada ed eviterò, contrariamente alle mie abitudini, di estorcere con la tortura i sistemi filosofici che qualcuno dei presenti osasse tentare di mantenere celati...
MARIA: ... poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresaAUGUSTO: su questo punto avrai ragione, ma non ho capito l'obiezione. Appena ci incontreremo, me la deuterospiegherai...
MARIA: ...e anche - siamo a tre - che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.AUGUSTO: Su questo punto è la mia pigrizia, abbondamente rimproveratami da Armando e Pietro, che dovrà rassicurarti: la storia dimostra che già parlo parcamente dentro le riunioni, ancor meno poi scrivo sulle riunioni. Dunque: niente 'esternazioni del presidente' in vista per il 2009. Intanto perché non è prevista la figura istituzionale di un presidente; poi - soprattutto - perchè scrivendo email si metterebbe in concorrenza 'oggettiva' con la verve creativa e l'umorismo nero del Segretario, andando incontro a sconfitta sicura. Platone direbbe: "a torsolo di cattiva effige" (per chi non ha studiato l'italiano aulico del traduttori rinascimentali dei testi greci: "a trunsu ri mala fiura").MARIA: Mi hai quasi convinto, vecchio mio. Sono quaasi commossa, ma resterò vigile: come mi ha insegnato Freud, non fidarti del semplice tenore verbale dei discorsi, specie quando hai motivi per ritenere che provengano da un "Ich" "curtu e malu cavatu". Dunque, non siglo nessuna pace, ma solo una tregua per la befana: alla prossima.
(Sullo sfondo: rumori di catene, urla soffocate di prigionieri torturati, lamenti fiochi di schiavi agonizzanti).
MARIA:Steiner, Steiner: povero capro espiatorio! Può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al setting della Filosofia Praticata.AUGUSTO:Il setting della Filosofia Praticata è tale che non puà essere 'esigito' da nessuno. E' come il setting di una cenetta in trattoria: si può invitare qualche amico a cui si tiene particolarmente, non certo imporgli di accettare. Gli unici inviti a cena e a conversare - cui non si può dire di no - sono - a mia conoscenza - quelli dei capimafia: che, appunto, non mi risultano particolarmente fedeli alla Philosophische Praxis achenbachiana.MARIA:Ecco, l'inconscio ti tradisce. Parli delle cenette filosofiche come se tu fossi l'ospite (nel senso di padrone di casa) e gli altri gli ospiti (nel senso di ospitanti). Mi dai, del tutto involontariamente, ragione: qui il leader è indiscusso e individuato, ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.AUGUSTO:Hai ragione: l'impressione potrebbe essere questa. Cioè errata. Chi ha visto nascere il gruppo sa però che le cose sono andate diversamente. L'idea è partita da Pietro Spalla (una sera d'agosto del 2003, a Norcia) e gli inviti li abbiamo promulgati insieme. Poiché eravamo convocati a casa sua, all'inizio è sembrato ovvio che, se io invitavo, invitavo in quanto maggiordomo incaricato dal signorotto del luogo. A rafforzare la relativa irrilevanza della mia presenza sono poi invalse due sane tradizioni: è Pietro stesso che gestisce organizzativamente gli incontri (dall'acquisto del cibo alla relazione surreale sino al memmento per l'appuntamento successivo); tali incontri si svolgono regolarmente anche quandoè prevista la mia assenza. Quando ho proposto - a voce e per email - quattro paginette sul senso degli incontri, non intendevo proporre né svolte né nuovi corsi, ma solo chiedere a ciascuno di noi la verifica del persistere dell'accordo sul progetto originario. Dunque, se mai, proponevo di non attuare svolte né nuovi corsi surrettiziamente, "all'italiana", ma di decidere consapevolmente (cioè: filosoficamente): se restare fedeli al modello "conversazioni filosofiche per non filosofi" o trasferirci (del tutto legittimamente) verso il modello "seminarii di aggiornamento sulla storia della filosofia per iscritti all'Univesrità della Terza età".MARIA:Rifletterò su ciò che dici e, soprattutto, sul perché dici quello che dici (mi scuserai, ma anch'io ho diritto ai miei sospetti...professionali!). Intanto mi pare onesto esternarti qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante.AUGUSTO:Che bello,esterna pure ! Siccome non parliamo di Leopardi o di Steiner, ma di ciò che pensa Maria Ales, siamo già in perfetto setting filosofico-pratico. Non manca nulla: neppure l'onorario (dal momento che ogni volta che ti incontro, le tue mani sorreggono dolci deliziosi.
MARIA: La prima perplessità è che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe.AUGUSTO: Ti giuro su quanto ho di più sacro - le palle di Pietro Spalla - che metterò da parte la solita attrezzatura eredita da nonno Torquemada ed eviterò, contrariamente alle mie abitudini, di estorcere con la tortura i sistemi filosofici che qualcuno dei presenti osasse tentare di mantenere celati...
MARIA: ... poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresaAUGUSTO: su questo punto avrai ragione, ma non ho capito l'obiezione. Appena ci incontreremo, me la deuterospiegherai...
MARIA: ...e anche - siamo a tre - che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.AUGUSTO: Su questo punto è la mia pigrizia, abbondamente rimproveratami da Armando e Pietro, che dovrà rassicurarti: la storia dimostra che già parlo parcamente dentro le riunioni, ancor meno poi scrivo sulle riunioni. Dunque: niente 'esternazioni del presidente' in vista per il 2009. Intanto perché non è prevista la figura istituzionale di un presidente; poi - soprattutto - perchè scrivendo email si metterebbe in concorrenza 'oggettiva' con la verve creativa e l'umorismo nero del Segretario, andando incontro a sconfitta sicura. Platone direbbe: "a torsolo di cattiva effige" (per chi non ha studiato l'italiano aulico del traduttori rinascimentali dei testi greci: "a trunsu ri mala fiura").MARIA: Mi hai quasi convinto, vecchio mio. Sono quaasi commossa, ma resterò vigile: come mi ha insegnato Freud, non fidarti del semplice tenore verbale dei discorsi, specie quando hai motivi per ritenere che provengano da un "Ich" "curtu e malu cavatu". Dunque, non siglo nessuna pace, ma solo una tregua per la befana: alla prossima.
Da Maria Ales, attacco alla presidenza
Cari cenacolanti si cambia, forse diventeremo dei veri filosofanti.
Con quella malavoglia di ascoltarlo direi proprio che a GEORGE STEINER tocchi la indicazione del cambiamento. E dire che alle cenette filosofiche abbiamo avuto dei pensatori ingombranti, difficili da ricavarne un significato che magari arriva connotato alla fine dello studio lettura con un senso rivisto e corretto.
Così l’ arruffato Voltaire veniva colto, poi, con l’ occhio di Alberto quale precursore di psicodramma dove il gruppo dei narranti è il soggetto in movimento.
E Vito Mancuso? Indaffarato a passare ai contemporanei una lettura compatibile dei dogmi della chiesa veniva rivoltato come una calza e poi confermato.
Non da meno Maria Zambrano, classificata filosofa “non troppo ortodossa”, riusciva alla fine ad elicere argomentazioni vivaci.
C’ era insomma una gran buona volontà di prendersi le cose fruibili per il gruppo e per i se ste4ssi di varia configurazione.
Su Steiner ……….il collasso del gruppo , anzi la sua individuazione come capro espiatorio, ripudiato persino dal patron Armando.
Eppure Steiner commuove per la sua ricerca di quella caratteristica di un pensiero che non porti alla tristezza , un pensiero così elevato da non sapere di emozioni e che non sia contaminato da esperienze sensibili. Ma un pensiero così “ adamantino”, non è comunicabile nemmeno sotto lo stretto contatto di pelle dell’ amplesso quando cercare i pensieri del partner è frutto della immedesimazione e della osteggiata commistione tra uno stimolo esterno e la sua elaborazione relazionale. Già perché il pensiero umano è il prodotto di un apprendimento evolutivo che ha le sue radici nella esperienza di scambio con l’ altro su vari livelli e tempi del processo di apprendimento.
Fuori dalla fascinazione l’ adamantino GEORGE fa anche riflettere:
sulla tristezza, forse solo imbarazzo per ritrovarsi tra la aspirazione ad un pensiero così alto da non dovere subire stimoli falsificanti, dunque un pensiero non umano e la condizione di isolamento che arriva dalla convinzione che nessun altro possa penare per te stesso.
Che ne dite di leggere questa solitudine come la riuscita del processo di individuazione che è un punto arrivo fortunato del processo di differenziazione relazionale?
E poi le sue contraddizioni. Ha appena detto che le sensazioni fisiche e il dolore sono soltanto
strumenti per pensare quando afferma con ritrovata sicurezza che l’ atto fisico del respirare è certezza per di esistere “respiro quindi esisto”
Quando esalta la libertà del pensiero folle quale condizione unica di libertà e sincerità afferma una verità psicotica perché un tale pensiero ha limitazioni comunicative estreme ed è causa di alienazione dall’ altro
Ma le sue contraddizioni ne aumentano la simpatia perchè denunciano il grande travaglio di angoscia e insicurezza che lui sostiene e che lo rendono insieme disponibile a ripensamenti. E’ proprio dentro nostalgia e tristezza che c’ è la energia per uscire dall’ isolamento della sua torre eburnea
Perché come Anna disse sbottando “ ma l’ uomo è tutto insieme” così anche Steiner ha il suo lato oscuro, basta non dissociarlo.
Allora può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento
Verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al settino della Filosofia Praticata.
Qui il leader è indiscusso e individuato ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.
Io ho qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante : la prima che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe; poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresa; e anche tre che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.
Alla prossima con commozione Maria Ales
Con quella malavoglia di ascoltarlo direi proprio che a GEORGE STEINER tocchi la indicazione del cambiamento. E dire che alle cenette filosofiche abbiamo avuto dei pensatori ingombranti, difficili da ricavarne un significato che magari arriva connotato alla fine dello studio lettura con un senso rivisto e corretto.
Così l’ arruffato Voltaire veniva colto, poi, con l’ occhio di Alberto quale precursore di psicodramma dove il gruppo dei narranti è il soggetto in movimento.
E Vito Mancuso? Indaffarato a passare ai contemporanei una lettura compatibile dei dogmi della chiesa veniva rivoltato come una calza e poi confermato.
Non da meno Maria Zambrano, classificata filosofa “non troppo ortodossa”, riusciva alla fine ad elicere argomentazioni vivaci.
C’ era insomma una gran buona volontà di prendersi le cose fruibili per il gruppo e per i se ste4ssi di varia configurazione.
Su Steiner ……….il collasso del gruppo , anzi la sua individuazione come capro espiatorio, ripudiato persino dal patron Armando.
Eppure Steiner commuove per la sua ricerca di quella caratteristica di un pensiero che non porti alla tristezza , un pensiero così elevato da non sapere di emozioni e che non sia contaminato da esperienze sensibili. Ma un pensiero così “ adamantino”, non è comunicabile nemmeno sotto lo stretto contatto di pelle dell’ amplesso quando cercare i pensieri del partner è frutto della immedesimazione e della osteggiata commistione tra uno stimolo esterno e la sua elaborazione relazionale. Già perché il pensiero umano è il prodotto di un apprendimento evolutivo che ha le sue radici nella esperienza di scambio con l’ altro su vari livelli e tempi del processo di apprendimento.
Fuori dalla fascinazione l’ adamantino GEORGE fa anche riflettere:
sulla tristezza, forse solo imbarazzo per ritrovarsi tra la aspirazione ad un pensiero così alto da non dovere subire stimoli falsificanti, dunque un pensiero non umano e la condizione di isolamento che arriva dalla convinzione che nessun altro possa penare per te stesso.
Che ne dite di leggere questa solitudine come la riuscita del processo di individuazione che è un punto arrivo fortunato del processo di differenziazione relazionale?
E poi le sue contraddizioni. Ha appena detto che le sensazioni fisiche e il dolore sono soltanto
strumenti per pensare quando afferma con ritrovata sicurezza che l’ atto fisico del respirare è certezza per di esistere “respiro quindi esisto”
Quando esalta la libertà del pensiero folle quale condizione unica di libertà e sincerità afferma una verità psicotica perché un tale pensiero ha limitazioni comunicative estreme ed è causa di alienazione dall’ altro
Ma le sue contraddizioni ne aumentano la simpatia perchè denunciano il grande travaglio di angoscia e insicurezza che lui sostiene e che lo rendono insieme disponibile a ripensamenti. E’ proprio dentro nostalgia e tristezza che c’ è la energia per uscire dall’ isolamento della sua torre eburnea
Perché come Anna disse sbottando “ ma l’ uomo è tutto insieme” così anche Steiner ha il suo lato oscuro, basta non dissociarlo.
Allora può darsi che Il gruppo gli abbia dato la delega di evidenziare il disagio del cambiamento
Verso il nuovo assetto, quello esigito da Augusto, per passare finalmente al settino della Filosofia Praticata.
Qui il leader è indiscusso e individuato ha già posto alcune regole di lettura con la mail ai cenacolanti e l’ abc spiegato dalla sua viva voce.
Io ho qualche perplessità di riuscire una brava nuova cenacolante : la prima che non sia tollerato soltanto un ascolto partecipe; poi che ci si possa sentire pressati ad uscire fuori da una propria visione del mondo quando poi la si sia deuteroappresa; e anche tre che si finisca per affidare alle mail quello che non accade nel gruppo il che non è la stessa cosa. Perché un conto sono i commenti di Pietro e un altro le” esternazioni del presidente”.
Alla prossima con commozione Maria Ales
venerdì 2 gennaio 2009
Una trattativa difficile

Adolf Hitler, è morto di cancro nel 1984; il potere assoluto è stato formalmente assunto da Heinrich Himler, ma subito ceduto, per le pari precarie condizioni di salute di quest’ultimo, a Joseph Göring, 54 anni, figlio secondogenito del temibile Herman. Joseph ha saputo abilmente fare carriera nel Reich, come si richiede ad un ottimo ariano rampante.


Mentre si reca nell’Area 51, Joseph è pensieroso. Sa che lo attende una trattativa difficile. Gli Alieni di Nibiru sono decisi a dare una ulteriore ripulita al mondo, e per far questo hanno già dato le istruzioni per far sì che solo una piccolissima dell’umanità sopravviva alla catastrofe.
Gli tornano in mente, come ogni volta che si trova a dover fronteggiare i potenti alleati cosmici, i miti Sumeri sul diluvio, e le precisissime previsioni dei calendari Maya, gli altrettanto precisi calcoli cosmici degli antichi Egizi, con il loro enigmatici bassorilievi dove erano stati chiaramente rappresentati...


Göring rivede nella sua mente, ad una ad una, le magiche reliquie più potenti della terra, quelle che sono state ritrovate grazie all’opera incessante di Hitler: la lancia di Longino, la Sindone, L’Arca dell’alleanza, la coppa del Graal. Sa che la svastica adesso domina su tutto il mondo, e che i forzieri Ariani ritrovati negli altopiani dell’Iran sono stati aperti e svelati dai nazisti, in cerca dei poteri occulti. Ma sa anche che tutti questi magici segreti, e le potenze ad essi collegate, sono stati obbligatoriamente ceduti agli Anunnaki, i potenti alieni di Nibiru, in cambio della tecnologia bellica necessaria alla vittoria.

Quando giunge all’Area 51, in pieno deserto americano, è ormai sera. Rivede i temuti ed incredibili bagliori, sulla cima della collina artificiale. Come al solito, le astronavi di Nibiru lo hanno preceduto.


Questa volta però non si presenterà il Dio in persona, e non si accenderanno i consueti fuochi azzurri che ardono da soli. Egli, il cui vero nome rimane segreto ed impronunciabile (Egli-è-colui-che-è), sarà rappresentato da uno dei membri dell’Alto Consiglio dei Vortici.
Appena entrato del salone riservato, ecco che Göring si vede comparire davanti all'ambasciatore, mentre questi lo stava aspettando seduto nell’immenso divano rosso in pelli animali, costruito per lui su misura. Ogni volta è un tuffo al cuore. Non è simpatico vedere un individuo alto 5 metri e largo 2, come non sono rassicuranti le sue fauci, un po’ rettiliane, un po’ cetacee.


Viene attivato il sistema di traduzione simultanea, che permette lo scambio tra frequenze udibili e ultracorte. I sibili, altrimenti incomprensibili, che Zantecptu emette molto velocemente per comunicare. Le luci degli ambienti cominciano a variare all’unisono, generando effetti fantastici di radiazioni in parte sconosciute, non rivelate alle tecnologie umane.
Joseph credeva di andare all’incontro per poter trattare una condizione che fosse un minimo vantaggiosa, od almeno onorevole. Invece, senza esitazione, Zantecptu chiede la verifica dell’immediata attivazione dell’esperimento della nuova Arca, che i nazisti hanno dovuto realizzare in fretta e furia. Alcune imbarcazioni di grande mole dovranno resistere, in un apposito grande laboratorio di prova, ad onde alte 150 metri, senza essere travolte, dilaniate ed affondate. Su di esse, alcune specie selezionate del pianeta troveranno posto, all’interno di piccoli bunker metallici, opportunamente sigillati. E’ preferibile questa soluzione a quella dei sommergibili, poiché gli oceani verranno spazzati fino al fondo da immani correnti, e quasi tutte le dorsali vulcaniche sottomarine del pianeta si riattiveranno in brevissimo tempo, contemporaneamente, facendo salire le temperature delle acque in modo insostenibile.









L’esperimento viene avviato, e le gigantesche onde cominciano a propagarsi nell’immenso hangar appositamente costruito e siggillato. Travolgono ogni modello del finto paesaggio; le navicelle scompaiono sotto la schiuma e ogni tanto riemergono, per poi essere sommerse l’istante dopo.

Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, vi sono modeste popolazioni che sono già a conoscenza di quanto sta per accadere. Stanno prendendo le loro precauzioni, cercando dei posti difendibili e delle risorse da utilizzare per la sopravvivenza. Ma questo Göring non lo sa, per lui è imprevedibile.
Centro Africa, settembre 2140° anno orientativo.
Siamo sempre nel medesimo piano parallelo che aveva visto i nazisti vincere il II conflitto mondiale.
Qualcuno è sopravvissuto dal Giappone, emigrando dalle isole prima che fosse troppo tardi. Da lì e da altr rari luoghi del pianeta, sparuti gruppi si sono rifugiati sui versanti del Kilimanjaro, ad altezze non inferiori ai 2000 m.
Qualcuno è sopravvissuto dal Giappone, emigrando dalle isole prima che fosse troppo tardi. Da lì e da altr rari luoghi del pianeta, sparuti gruppi si sono rifugiati sui versanti del Kilimanjaro, ad altezze non inferiori ai 2000 m.


I nuovi studiosi adesso si formano in modeste scuole dove si insegna un minimo di conoscenza, di storia, di scienze, di matematica. Però si tramandano i miti di quello che fu il diluvio universale.


Da lì è rinato il genere umano, che adesso studia il proprio passato, cercando di comprendere le tracce delle distruzione. I viaggiatori-cercatori non troveranno mai nulla, giacché tutto è stato distrutto prima dalle immense onde, poi dai ghiacci, ed infine sepolto sotto spessi strati di detriti vulcanici e meteoritici. Ed essi potranno solo immaginare ciò che fu, ma mai toccarlo con mano, perché se solo ne trovassero le briciole, queste sarebbero irriconoscibili. Le tracce di un umanità fragile, troppo labili per essere ricordate.
Un giorno non lontano i cercatori verranno in contatto, anzi in conflitto, con altri sparuti gruppi umani, che dopo molti secoli saranno nel frattempo discesi dalle pendici delle Montagne Rocciose, ritrovando le misteriose e maestose rovine dell’Area 51. Sia gli uni che gli altri si interrogheranno sul significato delle enigmatiche tracce, ma nessuno avrà risposta certa, credendo di essere stati i primi uomini nati in questo mondo. Per molti altri secoli ancora i Nibiriani taceranno, e si rifaranno vivi quando sarà il momento giusto, non volendo così contaminare i loro preziosi esperimenti sulla creazione dei popoli e delle razze.
I discendenti dei poveri sopravvissuti racconteranno che i loro avi furono due fratelli, uno nomade, l’altro stanziale, che un giorno si affrontarono a colpi d’ascia lungo le rive del fiume, o presso il limitare di un campo coltivato.
Un giorno non lontano i cercatori verranno in contatto, anzi in conflitto, con altri sparuti gruppi umani, che dopo molti secoli saranno nel frattempo discesi dalle pendici delle Montagne Rocciose, ritrovando le misteriose e maestose rovine dell’Area 51. Sia gli uni che gli altri si interrogheranno sul significato delle enigmatiche tracce, ma nessuno avrà risposta certa, credendo di essere stati i primi uomini nati in questo mondo. Per molti altri secoli ancora i Nibiriani taceranno, e si rifaranno vivi quando sarà il momento giusto, non volendo così contaminare i loro preziosi esperimenti sulla creazione dei popoli e delle razze.
I discendenti dei poveri sopravvissuti racconteranno che i loro avi furono due fratelli, uno nomade, l’altro stanziale, che un giorno si affrontarono a colpi d’ascia lungo le rive del fiume, o presso il limitare di un campo coltivato.

Ma non si potrà, in quel momento, sapere ancora se quella parola avrà trovato un posto nelle nuove lingue che saranno create in sostituzione del tedesco, ormai da tanto tempo cancellato.
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