sabato 6 giugno 2009

Platone o Nietzsche?

Per non fare languire il blog, come consiglia Alberto, ripropongo la mia e-mail che ho scritto in risposta a quella di Pietro.......auspicando dei commenti .....
Caro Pietro e cari cenecolanti attivi,
dopo l’ultima e-mail di Pietro non mi riconosco più fra i “platoniani”, almeno come lui prova a delinearli.
Cerco di chiarire: intanto non mi piace la distinzione spaziale di partire dall’alto (Platone) e partire dal basso (Nietzche); è un modo di affrontare la questione che presuppone scale di valori legate ai concetti radicati in noi occidentali: tipo i cieli - gli inferi. Ma andiamo all’argomento: io penso che tutte e due le visioni partano dalla consapevolezza di essere intanto carne e sangue (sono visioni elaborate da uomini di carne e di sangue!) e poi, solo poi, in quanto figli evoluti della Natura madre, dalla capacità di farci, per quello che ancora ne sappiamo solo noi nell’Universo, le domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché andiamo e come facciamo per andare. Ora questa “libertà” (facoltà che ci accomuna potenzialmente tutti come specie), di porre domande e di agire conseguentemente alle risposte che più o meno timidamente riusciamo a dare, permette di schierarci su fronti diversi fino ad estremizzarne (nettamente ?) i contorni. Il punto che mi preme chiarire è: in questo “libero” cercare c’è “in natura” l’idea archetipica di “qualcosa-di-altro-che-materia” di cui possiamo avere sentimento, a cui possiamo aspirare e con cui ci possiamo confrontare? Questa prospettiva, per me, nasce con noi come parte della Natura che ci ha generato, Natura in cui è compresa la “materia” (natura madre) e il “senso”, la direzione (natura in fieri, forza in divenire, energia di senso o come la si vuole chiamare) . Se questo vuole dire essere con Platone, per me va bene. In questo modo mi differenzio da coloro che pensano che tutto è materia regolata dal caso, pensa! anche il frutto di intuizioni come la Musica, la Poesia, la Scienza (intesa come pura speculazione intellettuale), la Filosofia e quant’altro ci avvicina alle idee di Libertà, Amore, Giustizia, Bene, Bello etc……E non me ne volete se torno alle “nuove” frontiere della Scienza i cui risultati speculativi dicono che non possiamo conoscere la realtà se non con approssimazione perché se si cerca di determinarne l’aspetto materiale (per es. la posizione nello spazio) ci sfugge l’aspetto non materiale (per es. l’energia) e viceversa. Risultati che fanno dire a Werner Heisemberg, uno dei padri della Fisica contemporanea:”…..dopo l’esperienza della fisica moderna, il nostro atteggiamento verso concetti come intelletto o anima umana o vita o Dio sarà diverso da quello del XIX secolo, poiché questi concetti appartengono al linguaggio naturale ed hanno perciò immediata connessione con la realtà. È vero che ci apparirà anche subito chiaro che questi concetti non sono ben definiti nel senso scientifico e che la loro applicazione può condurre a varie contraddizioni; ma noi sappiamo tuttavia che essi toccano la realtà. Può essere utile a questo proposito ricordare che perfino nella parte più precisa della scienza, nella matematica, noi non possiamo fare a meno di servirci di concetti che implicano delle contraddizioni. È ben noto, ad esempio, che il concetto di infinito conduce a contraddizioni che sono analizzate; eppure sarebbe praticamente impossibile costruire, senza questo concetto, le più importanti parti della matematica.”
Questo significa il riconoscimento di un dualismo legittimo ma che dualismo non è (generato dalla “relazione o interazione”come causa necessaria dell’essere) che è insito nell’Universo a cui non possiamo (mai?) accedere se non con approssimazione (osservazione da un lato e intuizione dall’altro) e la cui sintesi (perché la sintesi porta poi il dualismo all’unità) è riconoscimento di un mistero (eterno?) che per me è comunque Natura in quanto conseguenza di un “soffio di senso” primordiale (Dio?).
Scusate la poca chiarezza di esposizione ma è la prima volta che provo a esplicitare queste argomentazioni non facili con cui mi cimento da tempo per dare senso alla “mia vita insieme a voi”.
Con affetto e stima
Armando
P.S.
Anch’io vi lascio una citazione che di “un non filosofo” però: “Egli (l’uomo) è un cittadino libero e sicuro della terra, poiché è legato a una catena che è lunga quanto basta per dargli libero accesso a tutti gli spazi della terra, e tuttavia lunga solo quel tanto per cui nulla può trascinarlo oltre i confini della terra. Ma al tempo stesso egli è anche un cittadino libero e sicuro del cielo, poiché è legato anche a una catena celeste, regolata in modo simile. Così, se vuole scendere sulla terra lo strozza il collare del cielo, se vuole salire in cielo quello della terra. E ciò nonostante egli ha tutte le possibilità e lo sente, anzi rifiuta di ricondurre addirittura il tutto a un errore commesso nel primo incatenamento.” (Franz Kafka)

7 commenti:

alberto.spatola ha detto...

Riporto le frasi di Armando con cui concordo:
"Il punto che mi preme chiarire è: in questo “libero” cercare c’è “in natura” l’idea archetipica di “qualcosa-di-altro-che-materia” di cui possiamo avere sentimento, a cui possiamo aspirare e con cui ci possiamo confrontare? Questa prospettiva, per me, nasce con noi come parte della Natura che ci ha generato, Natura in cui è compresa la “materia” (natura madre) e il “senso”, la direzione (natura in fieri, forza in divenire, energia di senso o come la si vuole chiamare) . Se questo vuole dire essere con Platone, per me va bene." Sono d'accordo con quanto scrive Armando, quando accenna "a qualcosa di altro che la materia".- In fondo il punto è questo: ogni differenza tra metafisici (come Platone) ed antimetafisici ( come Nietzsche )sta nell'intuire o meno un "sovrasignificato" rispetto all'esistenza delle cose materiali.- Già pensare all'"idea" di un tavolo, oltre il tavolo stesso, è in qualche modo un principio di metafisica.- Chiarisco tuttavia che Nietzsche è geniale , e profondo conoscitore dell'animo umano.- La sua teoria della "volontà di potenza" è stata ripresa da più parti in Psicologia e Psicanalisi.- Il superuomo invece come concetto è stato ripreso dallo zio Adolfo (la razza ariana) e da Silvio.- Ma, scherzi a parte, non si tratta di svilire Nietzsche, ma di capire che compie un altro percorso rispetto al filosofo classico quale è Platone.- E' filosofo pure lui , sui generis.- Le riflessioni di Armando sulla epistemologia della scienza meritano un altro successivo intervento.-Comunque alcune cose che scrive le condivido.-

norrito rho ha detto...

Caro Armando
le tue domande sono taglienti e interessanti. Proverò a seguirti e farti compagnia in questo tragitto così intricato e nello stesso tempo affascinante.

norrito rho ha detto...

Per quanto riguarda il primo punto gli orientali rispondono col concetto di Yin e Yang (l'espressione più profonda della sintesi degli opposti complementari). Fai bene quindi a mettere in risalto “noi occidentali” perché in altre culture il dualismo non è così scontato.
Risolvere però il problema del dualismo con due righe mi sembra impossibile se consideri che tutta la storia della filosofia si è misurata con questo concetto rovente.
Hegel ad esempio per superare il dualismo soggetto—oggetto ha pensato di risolvere il finito nell'infinito lasciando solo spazio all'assoluto. Nella sua prospettiva non vi è più un soggetto che conosce l'oggetto poiché il soggetto è tutto (vedi la figura della “coscienza infelice”)

Rosario Norrito ha detto...

La distanza tra il sé e l'altro da sé viene annullata proprio perché viene meno l'altro da sé.
Il tuo interrogativo è a dir poco paralizzante proprio per la sua radicalità. Una radicalità che non vuole rinunciare all'altro e che anzi desidera raggiungere.
La domanda che in fondo poni è : « Si può accorciare il ponte che ci congiunge con l'altro?» E prima ancora … « C'è un ponte? »
Kant quando parlava del noumeno smascherava l'inconsistenza del ponte. L'oggetto conosciuto era viziato dal soggetto conoscente. Un tema a te caro proprio per il suo riferimento a Heisenberg.
Karl Barth quando si confrontava con questo problema si arrendeva alla disperazione del “totalmente Altro ”
Dico questo perché la profondità delle tue domande ultime mi pone al cospetto di ciò che molti chiamano Dio e alcuni “massimo grado di entropia”. Rispondere a queste domande non è facile, forse non basta una vita se non addirittura vite infinite.
Il tuo è un dubbio che alimenta la ricerca, la forza dello scavo e qualche volta anche la scoperta di qualche traccia che difficilmente riusciamo a interpretare. Nell'archeologia del sapere Foucault affronta in lungo e largo questo dilemma e non si vergogna di farsi vedere con le mani sporche perché lo scavo scende in profondità col rischio di profanare tombe e risvegliare mostri. Forse per questo è difficile la ricerca. E magari per questo rimaniamo a bocca aperta con le parole smarrite... senza significato. Il “vento di senso” di cui parlavi, troppe volte si è trasformato in un tornado pericoloso che dopo averci catapultati nella tempesta del non senso ci ha derubato di tutto lasciandoci senza difesa, incapaci di risolvere l'aporia del dolore.
Devo però dirti che il modo in cui tenti di confutare la teoria del caso con l'esistenza delle intuizioni come la musica o l'arte ecc mi sembra riduttiva e semplicistica. Vero è che già ti eri soffermato in altri problemi e che le tue affermazioni erano dettati dall'amore di sintesi, ma la realtà purtroppo ci sfugge dalle mani come niente. Non voglio dirti che hai torto, solo che c'è di più.

Rosario Norrito ha detto...

Come dici tu Bohr, Heisenberg, Pauli hanno messo in discussione l'impostazione gnoseologica classica. Einstein diede il colpo di grazia con la sua reversibilità temporale. Lo stesso Ilya Prigogine fa di questo tema il centro della propria riflessione epistemologica fino a sostenere che una “freccia del tempo” comune a tutta la realtà contribuisca all'alleanza tra uomo e natura. E così ritorniamo con Prigogine alla tua domanda di partenza che ci trasportava nell'intricato labirinto uomo-natura. Con Heidegger possiamo pure affermare che l'uomo è la natura capace di riflettere su se stessa. Ma anche qui nutro parecchie perplessità sul progetto che magicamente è insito nel mondo. Non credo che tutto questo ci porti a un fine (implicito tra l'altro nella tua questione radicale ) ma a una complessità che poggia le sue basi nella struttura portante del tutto. Ciò che mette bene in evidenza Morin( che in qualche modo hai evidenziato nel tuo intervento lo scorso martedì) è che la complessità è stata oscurata dal diffondersi di un sapere specialistico che si auto confinava. Il risultato di questo processo è stato l'ergersi di barriere che impedivano la comunicazione dei diversi saperi. Morin propone l'abbattimento di queste barriere in nome della complessità ed è proprio in nome della complessità che ti chiedo di non banalizzare l'oscura potenza del caso.
Si è sostenuto addirittura che il caos costituisca la “terza rivoluzione” nella fisica moderna, dopo quella della relatività e della meccanica quantistica: come queste ultime, il caos abolirebbe i dogmi della scienza newtoniana.
Caos, irreversibilità, strutture dissipative, ordine dal caos: con la nascita di questi
nuovi campi del sapere sembra proprio che la fisica di oggi abbia operato un cambio di paradigma. Termini una volta in disuso o screditati sembrano ritornare di nuovo attuali:totalità, olismo, organicismo, finalismo, creazione dal nulla. Alla fisica dei corpi ideali,delle superfici perfettamente lisce, dei gas perfetti, degli stati di equilibrio, dei sistemi isolati, insomma alla fisica della linearità, succede la fisica dell’irregolare, del singolare,del complesso, del non isolato, della interazione, ovvero della non linearità. In una sola parola della complessità.
Non che io sia d'accordo su tutto questo, volevo solo dirti che c'è di più e a noi non rimane che balbettare parole prive di senso di fronte all' immensamente magico. Possiamo fare un cammino a patto che ci ricordiamo di trovarci solo in una parte del tracciato e per giunta polveroso.
Spero di aver contribuito a rendere ancora più confuse le tue idee e di averle imbrattate con le mie.
Un abbraccio
Rosario

armando caccamo ha detto...

Carissimo Rosario,
grazie per aver dato spessore qualitativo e quantitativo al mio intervento sui temi che stiamo trattando in gruppo . Le tue considerazioni piene di competenza e sensibilità , mi rassicurano che il percorso che sto seguendo per cercare un senso (il mio senso!) non è peregrino. Se ti sembra che alcune mie tappe giungano a considerazioni semplicistiche è perché per carattere (e per deformazione professionale)non so chiudere una giornata senza tirare conclusioni , pronto l'indomani a ri-vederle e a cambiarle.....non potrei dormire altrimenti! Il dualismo (o dualità?), il doppio (termine caro a Pauli!), l'io e l'altro da me, di cui intravedo la necessità ma non la sintesi mi ricordano le rette parallele che non si incontrano mai se non all'infinito (ma comunque si incontrano!!!!)e sento profondamente che la Scienza, comunemente intesa, e le altre discipline del pensiero(Psicologia, Filosofia etc...) ormai potrebbero camminare insieme se non ci fossero ancora pregiudizi da superare. D'altra parte la sintesi è destinata (forse condannata?) a essere conoscenza approssimata per la Fisica, o intuizione, fiducia (o fede!?) per i "Pensieri altri" e, come ho riportato nel mio primo intervento, la citazione di Kafka (tratto dal suo libro "Aforismi di Zurau") descrive, per me molto bene, la "dualità" irrisolvibile che accompagna la natura umana. Per finire: prodotti del pensiero intuitivo quali arti figurative, musica, poesia ......meritano sicuramente approfondimenti che auspico di poter affrontare in un futuro col ns. gruppo.
Grazie di nuovo e arrivederci al primo luglio........
Armando

Rosario Norrito ha detto...

grazie a te
A presto
Ciao
Rosario