venerdì 24 aprile 2009

La Luce dei Tantra

In questo dialogo ipotetico ed affascinante tra Nietzsche e Platone , così come lo rappresenta in modo anche divertente Luca Grecchi in “Vivere o Morire” , una cosa è subito chiara: la diversità di vedute tra i due grandi filosofi riguarda anche e soprattutto il tema dell’anima. Chi e cosa è l’uomo per Platone o per N., ? E’ evidente che il dualismo (metafisico) di Platone conduce ad una visione dell’uomo completamente diversa da quella “mondana”, eroica e “greca”, nel senso dei miti dell’antica Grecia, di N.-
In che modo si configura la libertà dell’uomo in questa abissale differenza di pensiero ? E’ l’uomo più libero se, come vuole N. è al di là di ogni possibile ed inutile metafisica? E’ al di là del bene e del male ? E’ più vincolato l’uomo se, con Platone, si intravedono nelle “Idee” del Bene , Bello, Giusto et similia , dei vincoli morali condizionanti al di qua ed al di là di questa stessa esistenza terrena? Certamente è possibile che una pre-comprensione , un pregiudizio ci porti ad affossare un pensatore o l’altro, secondo quella smania di libertà che ogni uomo giustamente rivendica e che non vuole paletti di alcun genere. – Potremmo forse dire: meglio Nietzsche o Sarte o tutti quei pensatori che ci liberano da ogni ancoraggio metafisico vincolante.- Ci può aiutare, a mio modesto parere, una riflessione su quella affermazione delle scuole sivaitiche secondo cui l’Io è libertà ( così Abhinavagupta nel Tantraloka,- La luce dei Tantra), e lo è tanto più riesce ad andare al di là del “Velo di Maya” delle apparenze e della pura fenomenicità, per cogliere le manifestazioni nascoste di ciò che può essere una sorta di energia divina, forse colta a volte, nella tradizione culturale dell’occidente, dalla intuizione poetica ed artistica in tutte le sue migliori espressioni.- In buona sostanza o attraverso la pratica meditativa orientale, nelle sue varie declinazioni, o attraverso gli slanci della migliore attività artistica presente nella storia dell’Occidente, ma anche attraverso le vie della tradizione mistica occidentale ( S. Giovanni Delacroix), l’uomo, ogni uomo, può intuire che l’eventuale presenza di “principi causali ideici extramondani” (Dio?) non necessariamente costituisce una limitazione della propria libertà, ma addirittura può ampliarla.- La filosofia occidentale, a partire da Platone, ha forse la presunzione di essere l'unica via possibile, (quella caratterizzata dalle argomentazioni e dal dialogo dialettico), per arrivare ad una conclusione positiva in tema di metafisica, ma in realtà sembra a me che la via dell'arte o della contemplazione siano più facilmente percorribili.

8 commenti:

Francesco Vitale ha detto...

Dei ed Eroi nella Natura
venerdì 24 aprile 2009

Come umani, sin dalla nascita abbiamo subito pesanti condizionamenti che ci portano a pensare in termini dualistici il rapporto tra fisica a metafisica. In altri termini non possiamo facilmente accettare di “vedere dio” con gli occhi fisici che non sia un altro mitico uomo lontano da me; se d’altronde desideriamo altrimenti scoprirlo, possiamo immaginare di farlo solo proiettandoci oltre, con l’intuizione, la mistica, la visione ecc. Ci resta ancora il puro materialismo, rivestito magari di nobiltà ed eroismo.
Mi sembra, proprio per quello che dice Alberto, che questa impostazione appartenga sia all’Occidente -intriso di razionalismo- sia alla tradizione orientale che ci appare assai più votata al pensiero irrazionale e che, proprio per questo, deve mettere in mezzo il velo di Maya, la barriera delle apparenze che è possibile superare solo col misticismo in senso ampio, con lo slancio intuitivo. Ma se "intuisco", sono effettivamente libero oppure lo immagino soltanto, scordandomi delle funzioni base del mio corpo?
Molte religioni, anche le monoteiste, hanno sentito il bisogno di creare statue che rappresentassero i loro dei o gli eroi, volendosi avvicinare alle divinità attraverso figure umanizzate. Altre hanno sentito il bisogno di rappresentare dio come uomo incarnato, proprio per renderlo concreto e palpabile: un filone partito alcuni millenni fa in oriente, e poi approdato anche in occidente ove è condiviso in realtà solo da una parte delle tradizioni.
Personalmente, non ritengo che questi aspetti siano in contraddizione. Probabilmente, a dispetto di quegli insegnamenti che dipingono la materia come sporca o pesante, posso immaginare che anche la materia sia dio, e che il “paradiso” o “l’inferno” siano contemporaneamente presenti nelle nostre vite da incarnati, quali elementi miscelabili, da noi attratti o respinti in base alla maturità che abbiamo acquisito sulla scorta dei nostri lunghi viaggi.
Ma è proprio vero che, se voglio “scoprire dio” (termine metaforico onnicomprensivo), ho solo le alternative di scoprire cosa c’è oltre la materia, oppure di vedere un dio incarnato? Restare nel terra-terra o trascenderlo con l’intuizione metafisica?
Posso, se a nessuno dispiace, pensare di essere nato in un pollaio ma di avere la capacità di scoprire di essere invece una creatura ben superiore ad un’aquila? (o di essermi impossessato del corpo di un maiale destinato a morire, dimenticando di essere un dio?). Perché mi è impedito di pensare che il dio incarnato non sia altro che me medesimo e non qualcun altro al mio posto, un dio che ha voluto spezzettarsi in innumerevoli forme per giocare con la materia, così divinizzandola?
Perché c’è sempre chi è pronto a porre dio da qualche altra parte, nel passato, nel futuro, in una terra lontanissima, nei poveri se sono ricco e nei ricchi se sono povero, così che io non possa mai raggiungerlo proprio adesso? E magari devo aspettare di morire, o di fare immensi sacrifici deprivanti, per guadagnare meriti che mi saranno riconosciuti? Quando? E come?
In realtà siamo nati in un campo di leggi, materiali e spirituali, che non conosciamo abbastanza. Se ci fidiamo troppo delle leggi divine che i vari insegnamenti religiosi ci propongono, rischiamo di restarne intrappolati, oppure di addormentarci in attesa della morte. Se ci fidiamo esclusivamente della razionalità rischiamo di cadere nella presunzione. Se ci fidiamo troppo della mistica rischiamo di rimanere eterei. Finché continuiamo a pensare in termini di bene e male, rimarrà almeno una metà delle cose che non avremo mai modo di esplorare. Se d’altronde pensiamo la nostra vita in termini esclusivamente materialistici, non vedremo altro che carne e pulviscolo, ove ciascuno potrà costruirsi e tenersi il proprio ideale di eroe. Quindi, non è che se Nietsche avesse un tantino di ragione in più, allora Platone ha torto (perdonatemi se, come al solito, non ho letto il libro in questione, forse si vede, ma non ho tempo di leggerlo).
E allora, perché non misceliamo bene e poi mandiamo giù queste -come anche altre- “apparenti alternative”, avendo fiducia che tutto è possibile, solo a patto di cercare nella Natura con prospettive di indagine sempre più ampie e spregiudicate?
E’ possibile indagare la Natura anche senza il microscopio o il cannocchiale. E la conoscenza della Natura in cui siamo immersi, se ci crediamo, è un mezzo per arrivare a “dio”, essendo contemporaneamente fisica e metafisica. Io la Natura la vedo così, e così la indago. Possiedo letteralmente microscopio, bussola, cannocchiale e martello, ma so che per riconoscerne alcune particolarità, come i campi energetici e le entità abitatrici, dovrò adoperare altri mezzi, in verità in gran parte contenuti entro il mio corpo e le sue estensioni. Solo se ci credo e scopro tutto questo insieme, comincerò a ricordare di essere dio nella materia o, se preferite, nella carne. Anche se me questo termine richiama il pensiero del filetto o della costatina (materialismo camuffato da misticismo).

armando caccamo ha detto...

quando "Dio ha detto: Io ero un tesoro che nessuno conosceva e volli essere conosciuto. Allora creai l'uomo" (hugo von hofmannsthal). A questo scopo ci dette l'intuizione e la ragione (in sintonia con Platone). Per questo sono dalla parte di Platone.

alberto.spatola ha detto...

Il cielo sopra Berlino.-

Il confronto tra Nietzsche e Plato.,secondo la versione di Luca Grecchi, si fa sempre più fitto ed interessante. Nel secondo capitolo che è anche il secondo giorno dell'ipotetico confronto, il tema centrale è quello dell'amore.-L'aspetto sanguigno della visione di Nietzsche, è evidenziato dalle parole dello stesso, scritte nella Gaia Scienza: " che cosa è amor, che cosa è Deus, se manca loro ogni goccia di sangue"?.- Platone ribatterà(secondo Grecchi)che anche per lui l'amore fisico ha occupato uno spazio importante (nonostante il luogo comune che l'amor platonico sia esangue).-Il confronto tra queste due visioni del mondo e dell'uomo, fa venire in mente il bel film di Wim Wenders, "Il cielo sopra Berlino", in cui due angeli Daniel e Cassiel scendono dal cielo per meglio conoscere il mondo umano. Finirà che uno dei due,Damiel rinunzierà alla propria eternità pur di vivere accanto alla donna che ama,Marion, nel mondo colorato delle passioni e dei sentimenti proprio degli umani. Cassiel quasi è nostalgico rispetto alla scelta di Damiel.- Sembra che la luminosità ideica del mondo sovrasenbile di Platone sia superiore,ma pare non riscaldare il cuore dell'uomo come la mondana umanità che trionfa nella visione Nietzschiana.- Qualcosa di simile si dice quando si commenta umoristicamente l'oltremondo dei cristiani, notando che in Paradiso ci si annoia, l'inferno invece è da spasso. Riprendo un mio commento durante l'ultima cenetta filosofica: forse Niet. e Plato rappresentano due archetipi presenti nella Psiche di ogni essere umano: l'archetipo della idealità eterna ed immutabile, e quello della passione umana eroica ed eternamente ritornante.-Nella vita di ciascuno di noi ci saranno momenti in cui si esprimerà di più l'archetipo platonico del mondo dell'idee ( Qualcuno giustamente ha ricordato, ad esempio, il grande slancio ideale di uomini come Falcone e Borsellino, e tanti altri se ne potrebbero citare), ma ci sono pure altri momenti in cui verrà fuori l'archetipo nietzschiano sanguigno e pregnante della passione amorosa, chissà..., forse legata ancestralmente ai miti dionisiaci.- La prospettiva di ricerca filosofica dunque cambia: non si tratta di considerare quale sia più "vera" delle due prospettive, quella metafisica di P. o quella anti-metafisica di N.,ma entrambe esprimono una polarità da sempre presente nell'animo umano, la cui sintesi ( che a mio avviso Jung raccomanderebbe a tutti) e composizione è lasciata alla libertà individuale di ciascuno di noi.-

armando caccamo ha detto...

sono assolutamente d'accordo con Alberto. Credo che in tutto l'Universo percepito (dall'uomo) fisico e psichico regni la dualità, il doppio; la "relazione" è la costante dell'Universo per cui l'unica discriminante che condiziona di volta in volta le scelte che nel mondo fisico e psichico si fanno sono le circostanze, le condizioni ambientali che nell'uomo sono riconducibili a variabili culturali, sociologiche, temporali e relazionali appunto ed è questo il mistero della condizione di libertà! Niezstche o Platone, noi siamo nell'arena e.......

armando caccamo ha detto...

....scusate, nel precedente commento, qualche errore di grammatica ma.....quando si scrive di getto e non si rilegge.....

alberto.spatola ha detto...

Continua il confronto a distanza tra Platone e Nietzsche. Quest'ultimo sembra più schietto e verace, più vicino alla realtà psichica più profonda.- Platone, secondo Nietzsche, invece si illude, sembra autoconvincersi,con un pensiero sistematico quanto inutile, dell'esistenza di realtà ultramondane.-Ma qual'è il tipo umano ideale che prefigura Nietzsche ?, qual'è l'uomo che realizza in pieno i valori dell'umanità? Mi pare di poter rispondere, interpretando (bene?) il pensiero di Nietz., che l'esempio di uomo ideale, per lui, sia Berlusconi. Perchè il concetto di potenza si realizza pienamente nel proprietario di Villa Certosa: fa ministri come vuole lui, anche completamente digiuni di nozioni culturali, ha a disposizione non so quante reti televisive, fa il gigione con le ragazzine ed organizza tripudi dionisiaci da fine anno.- Insomma il vero "oltreuomo nietzschiano" è Silvio.-Del resto Nietzsche si sa è per l'oligocarchia, e solo pochi superuomini come Silvio realizzano l'ideale dell'uomo coraggioso che grazie al proprio "vitalismo", sfida la morte con una sorte di inno autocelebrativo.- O no? (n.d.t.: come si fa a non apprezzare il vecchio Plato?)

alberto.spatola ha detto...

Visto che il dialogo langue su questo Blog, ne approfitto per continuare a dire la mia.- Nell'ultima cenetta filosofica ho un pò (provocatoriamente) parlato di una identificazione tra filosofia e metafisica.- Giustamente l'ottimo Rosario, aprendo una porta apertissima, ha fatto presente che nell'era moderna non è che ci sia una definizione univoca di ciò che dovrebbe essere filosofia.- E forse l'unica cosa che può dirsi del "filosofare" è che il compito rimane quello di porsi problemi , senza avere la pretesa di risolverli.- In parte concordo, in parte no.- Tra certezze e dubbio, ad esempio, è consigliabile in filosofia di averli entrambi nel proprio armamentario filosofico. Questo perchè chi ha solo dubbi, non potrebbe manco uscire di casa, perchè potrebbe dubitare che la porta sia in realtà una finestra, ed aprendola al primo passo precipiterebbe nel vuoto.-Ricordo da psichiatra che esiste la "nevrosi del dubbio", che porta ad una sorta di paralisi funzionale.- Chi ha troppe certezze rischia di sembrare fanatico e paranoico. Chi è certissimo del fatto suo e delle proprie idee, non dialoga, non transige, non ammette se o ma.- Insomma diventa un antipatico terribile.- Cosa suggerire allora? Come filosofare nel day by day? Come affrontare senza, nevrosi nè paranoia, i temi esistenziali? Come possono i cultori della filofia pratica risolvere il dilemma tra Scilla e Cariddi? Tra Certezze e Dubbi?-Nel mio modo particolare di filosofare faccio così: abbraccio poche certezze , ad esempio quella della realtà del mondo in cui viviamo(francamente lo scetticismo radicale non mi convince), e del rispetto,anche empatico, per le persone che vivono in questo mondo, e del rispetto dovuto alle giuste leggi- Su tante altre questioni, opto per alcune ipotesi ma con il beneficio del dubbio.- Ad esempio sul senso dell'esistenza, piccola questione fondamentale della storia della filosofia,ritengo che un senso ci sia , ma non sempre è facile scovarlo......specie in ciò che sembra assurdo a volte.- Concludo:
poche certezze ( la realtà del mondo in cui viviamo, il rispetto empatico per tutti i suoi abitanti, alcune regole fondamentali di carattere etico, si possono "praticamente" abbracciare, molti dubbi è bene coltivarli.- Un dubbio tra Platone e Nietzsche: a me pare che il secondo sia certo del Superuomo come unico canone di vera umanità.-Mi vengono i brividi a pensare al Sig Silvio. Platone invece argomenta, ed ipotizza un mondo altro.- Mi sembra che lo faccia elegantemente ma senza hybris alcuna.-

maria d'asaro ha detto...

Sono del tutto in sintonia con le ultime riflessioni di Alberto.