domenica 15 febbraio 2009

sul testamento biologico in discussione in Parlamento


Quì di seguito ho scelto e parafrasato (forse molto?) alcuni concetti che Vito Mancuso ha riportato in un suo articolo venerdì 13 febbraio su “La Repubblica”)..... a me queste frasi sembrano interessanti e a voi?
Armando
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Se il cristiano cattolico pensa che la vita è un dono di Dio, come può poi aspettarsi che Dio decida che uso si debba fare del dono……….. non sarebbe un dono ma una concessione in comodato !?!?

L’autodeterminazione è legittimata dal concetto di libertà , mai da quello dell’obbedienza.

Solo la libertà può generare amore, mai l’obbedienza.

La Chiesa (e di conseguenza gli atei devoti) vuole dirci come agire non tenendo conto che il buon cristiano, secondo i Vangeli canonici e non, dovrebbe agire secondo coscienza!

Una società laica e democratica su certi argomenti dovrebbe decidere rispettando tutte le morali in proposito!

16 commenti:

Francesco Vitale ha detto...

Mi piace molto questo ragionamento, nei miei ultimi interventi in sostanza ho espresso un pensiero molto simile, a sostegno della convivenza delle diversità, e delle pari opportunità per tutti i cittadini in uno stato laico. Libertà ed Amore sono fratello e sorella, e quindi è giusto distinguere una legge (che è per tutti i cittadini) da un insegnamento religioso, riservato invece a chi decide di aderirvi, e che a livello individuale nessuno deve permettersi di toccare.

L'unico concetto che non ho capito è la prima frase di Mancuso:
se uno mi fa un dono, perchè non sarei libero di decidere cosa farne? A me sembra che la negazione del potere di autodeterminazione non derivi dal dono in sé, per quanto divino possa essere, ma dalla legge che alcuni ritengono (o interpretano) sia connessa al dono.
Voglio dire che un individuo, pur essendo cristiano, potrebbe giungere ad interpretazioni ben diverse da quella ma altrettanto robuste, per cui la sua medesima autodeterminazione potrebbe risiedere nella coscienza di sè, invece che nel sentirsi costretto a giudicare se ha violato o meno una legge etica o morale che altri hanno interpetato per lui.

armando caccamo ha detto...

Caro Francesco,
sono contento di leggerti, forse sono stato poco chiaro a proposito del dono.....tu hai ragione ! si deve intendere: se il cristiano-cattolico pensa che la vita è un dono di Dio, come può poi accettare che ci siano altri (a cominciare da Dio) che gli dicono come disporne....deltrantilsla vita!!!!

alberto.spatola ha detto...

Ma penso che siamo tutti d'accordo sulla libertà di coscienza e sulla sovranità della stessa coscienza. L'ultimo giudizio in materia di fede non viene dato per questioni di obbedienza, ma per libera adesione di coscienza. Lo stesso in fondo accade su tutte le questioni bioetiche controverse e non. Lo stato cd "laico" è inevitabilmente caratterizzato da una legislazione "di compromesso", che spesso non soddisfa nessuna delle parti in causa, basti pensare alla ultima legge 40 sulla procreazione assistita, o a quella sul divorzio e sull'aborto. Spesso dopo leggi di conpromesso ci sono i referendum istituzionali. Questo vuol dire che l'unico modo per mantenere la pace civile è quello di accettare il modo compromissorio di risolvere le vertenze bioetiche e morali, e ove possibile dare ampio spazio alle libertà individuali. Non che io sia un teorico del compromesso morale e politico, ma secondo me spesso diventa l'unico modo per mantenere nel tempo la democrazia. Ciò non toglie poi che nel tempo si possano raggiungere altri compromessi. Di compromesso in compromesso insomma...........

alberto.spatola ha detto...

Anche il compromesso storico di Berlinguer e Moro aveva una sua logica.............

alberto.spatola ha detto...

Anche per allargare gli orizzonti relativi alla discussione sul testamento biologico, riporto in sintesi (tratto da una rivista medica on line ) le legislazioni di alcuni stati sul "living will" :
(testamento biologico) ALLA FINE UN MIO BREVE COMMENTO:

STATI UNITI D'AMERICA - Sono gli States a regolamentare per primi, con il 'Patient self determination Act', risalente al '91, il Testamento biologico o Testamento di vita (Living will) a conclusione di un lungo confronto iniziato negli anni '70 nelle Corti supreme di vari Stati, nella Corte federale, e nella società civile. Oggi è delineabile la seguente situazione: nutrizione e idratazione sono considerati trattamenti sanitari, non mezzi per il mantenimento della vita; il paziente cosciente e capace può rifiutare i trattamenti anche se di sostegno vitale; per quanto riguarda il paziente non più cosciente, va rispettato il suo rifiuto di terapie se espresso e documentato in condizioni di capacità; se il paziente non più cosciente non ha espresso, in condizioni di capacità, una propria volontà sulle cure, la decisione sulle scelte terapeutiche sarà presa da un fiduciario (substituted judgement), solitamente un familiare.

CANADA - A differenza che negli States, non esiste una politica uniformatrice in materia di 'living will'. Solo in alcuni Stati, come ad esempio Manitoba e Ontario, le direttive anticipate di trattamento hanno valore legale. Negli altri, invece, ogni Provincia assume decisioni autonomamente e in maniera diversa.

AUSTRALIA - Anche qui, come in Canada, manca una legge uniformatrice, tant'è che è in corso un acceso dibattito che vede tuttavia contrapposti coloro che vogliono una normativa che regoli il testamento biologico e i fautori dell'eutanasia, soprattutto per i malati terminali. Vi sono poi, anche in Australia, alcuni Stati che si sono dotati di una legge sul 'Living will', con provvedimenti che ricalcano la normativa statunitense.

In EUROPA non esiste ancora una disciplina sul Testamento biologico recepibile dagli Stati membri, alcuni dei quali, comunque, hanno adottato autonomamente normative in materia.

BELGIO - E' dal 2002 che nel piccolo Stato europeo è prevista l'eutanasia, su richiesta esplicita del paziente. Ai cittadini viene riconosciuta anche la possibilità di predisporre un testamento biologico con dichiarazioni anticipate di trattamento, scegliendo a quali cure sottoporsi e quali rifiutare.

DANIMARCA - Con una legge sul 'living will' è stata istituita un'apposita 'Banca dati elettronica', che custodisce le direttive anticipate presentate dai cittadini. In caso di malattia incurabile o di grave incidente, i danesi che hanno depositato il testamento medico - documento che ogni camice bianco è tenuto a rispettare - possono chiedere l'interruzione delle cure e dei trattamenti, e di non essere tenuti in vita artificialmente. Nel caso di sopravvenuta incapacità, il diritto del malato può essere esercitato dai familiari.

FRANCIA - La materia del fine vita è regolamentata con una legge del 2005, che riconosce il principio di rifiuto dell'accanimento terapeutico, e prevede che possano essere sospesi o non iniziati gli atti di prevenzione, indagine o cura che appaiano inutili, sproporzionati o non aventi altro effetto che il mantenimento in vita artificiale del paziente. E' riconosciuta la figura del fiduciario, da consultare nel caso il paziente sia incapace di esprimere le proprie volontà. Se non c'è direttiva, comunque, la scelta spetta ai medici.

GERMANIA - Manca una norma ad hoc, ma il testamento biologico trova attuazione nella pratica e conferma nella giurisprudenza. La Corte Suprema federale, infatti, emise nel marzo 2003 una sentenza con la quale dichiarava la legittimità e il carattere vincolante della 'Patientenverfuegung', termine tedesco che sta per volontà del paziente, riconducendola 'al diritto di autodeterminazione dell'individuo'. Se non c'è volontà scritta, decide il giudice tutelare.

INGHILTERRA - Realtà analoga a quella tedesca nel Regno Unito, dove il 'living will' è riconosciuto fin dal 1993, da una consolidata giurisprudenza che ha anche fissato alcune condizioni per la validità del testamento biologico. L'orientamento britannico su questo delicato tema si è delineato soprattutto attorno al caso Blond, relativo a un paziente in stato vegetativo che veniva alimentato e idratato artificialmente, proprio come Eluana Englaro. I giudici decisero che i medici non avevano l'obbligo di somministrare trattamenti divenuti inutili a seguito della valutazione scientifica della condizione di vita del paziente e che, quindi, non
erano rispondenti al suo 'migliore interesse'. Per cui se il paziente non era in grado di accettare o rifiutare i trattamenti e non aveva rilasciato in precedenza una dichiarazione di volontà in materia, una volta informati i familiari, si poteva legittimamente procedere all'interruzione dei trattamenti.

OLANDA - E' notoriamente il primo Paese al mondo che, nel 2001, ha modificato il Codice penale per rendere legali, in alcune circostanze rigorosamente normate, sia l'eutanasia sia il suicidio assistito dal medico. Questa normativa contiene anche la disciplina relativa al testamento biologico. Le dichiarazioni di volontà possono essere sottoscritte anche da minori, purché i genitori siano d'accordo se il minore ha fra i 12 e i 16 anni, mentre se ha fra i 16 e i 18 anni è sufficiente che ne siano stati informati.

SPAGNA - Le norme sulle dichiarazioni anticipate di volontà in Spagna sono contenute all'interno di una più ampia legge sui diritti dei pazienti entrata in vigore nel 2003. E' dunque riconosciuta al cittadino maggiorenne la facoltà di manifestare anticipatamente e per iscritto la propria volontà in merito a cure e terapie cui essere sottoposto, nel caso dovesse perdere la capacità di esprimerle personalmente. Egli può inoltre nominare un suo rappresentante, dunque anche qui entra in gioco la figura del fiduciario, che può fungere da interlocutore con i medici per realizzare le sue volontà ed evitare che ci sia accanimento terapeutico."

CONCLUDO DICENDO che trovo interessante l'attuale situazione legislativa in materia, così come normata negli USA, in UK, in Francia ed in Germania e Spagna. Serie perplessità suscitano in me Olanda e Belgio, con le loro disposizioni legislative. Ma mi rendo conto che anche qui le posizioni si diversificano a seconda del background culturale dei cittadini.

Umberto ha detto...

A proposito del punto 5 (Una società laica e democratica su certi argomenti dovrebbe decidere rispettando tutte le morali in proposito!): Mancuso non tiene conto che le morali sono in contraddizione fra di loro e quindi non sarebbe possibile rispettarle tutte (si pensi per esempio a monogami e poligamia). Inoltre tutte le morali religiose considerano un valore irrinunciabile l'obbedienza anche quando essa è contro il sentire della coscienza individuale e ciò implica il loro sentirsi al di sopra della legge

Concludendo: un tema di grande valore pratico da trattare sarebbe quello della morale laica e dello "zoccolo duro" condiviso che dovrebbe essere il limite di ogni morale religiosa perchè si possa parlare di pace fra gli uomini e sperare in un regno almeno del rispetto se non addirittura dell'amore
Umberto Lo Faso

armando caccamo ha detto...

Caro Umberto, grazie per essere intervenuto (spero che ti possa rileggere in futuro); puntuale e pertinente la tua considerazione sull'ultimo punto da me estratto dal pensiero di Mancuso e voglio precisarti tre cose:

1)ho liberamente "parafrasato" l'articolo dell'autore"

2)quando uso il termine rispettare lo intendo nell' accezione etimologica: re-spectare guardare con attenzione.....considerare e non nell'accezione di osservare scrupolosamente e quindi ......

3)i valori morali cui si riferisce Mancuso nell'articolo (e io nella sottolineatura parafrasata) sono quelli che riguardano i comportamenti e le scelte che non hanno ripercussioni sociali e/o economiche in una società democratica ma scelte le cui conseguenze sono esclusivamente personali (e la fine della propria vita è una di queste).

Ed è significativo il riferimento di Mancuso al cardinal Martini che in un suo scritto dice " E' importane riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto.Sopra di esso sta quello della dignità umana........"

con stima e affetto
Armando

armando caccamo ha detto...

Umberto, sulla tua conclusione sono perfettamente d'accordo!

Anonimo ha detto...

15 febbraio di caccamo: le trovo domande retoriche senza uno sfondo gruppale. Un dono non aspetta un grazie;la autodeterminazione legittimata dal concetto di libertà ha il vincolo del concetto,della definizione,forse la libertà sta nel concetto di coerenza;per l'ultima domanda dico che la coscienza è un fatto personale e un fatto sociale.Il primo è modulato dalla apprtenenza familiare e può risultare differente e incompatibile con altri.Il secondo,quello della coscienza sociale, deve rispondere a principi condivisi sia pure nel rispetto di valori culturali ed etici diversi. maria ales

armando caccamo ha detto...

appunto.....ma mi devi spiegare meglio il legame tra libertà e coerenza. grazie Maria!

Anonimo ha detto...

libertà include scelta, scelta include coerenza altrimenti caos da cui comunque riparte sistematizzazione, organizzazione, vincolo(E.Morin) a tra gg 15 ciao

armando caccamo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
armando caccamo ha detto...
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armando caccamo ha detto...

libertà e coerenza secondo me sono incompatibili.....ci sono occasioni di scelta che possono onorare uno solo dei concetti ....o libertà o coerenza!..... perchè infatti non ci sono strade diritte e asfaltate da seguire ma solo sentieri tortuosi di montagna con tanti bivii!.... potrebbe essere un argomento di filosofia praticata:"libertà o coerenza?" Grazie e a fra 14 gg.

alberto spatola ha detto...

Cari amici purtroppo sta per vararsi un provvedimento che giudica alimentazione e idratazione forzata come un atto non terapeutico, ma dovuto sempre e di sostegno, che quindi non può negarsi mai. In realtà si tratta di terapie che se ha senso proporre quando si spera in un recupero vitale della autonomia , diventa ACCANIMENTO TERAPEUTICO, se continua oltre un certo limite la cui definizione dovrebbe essere anche opera dei parenti e dei rappresentatnti legali del paziente o del suo testamento biologico. Cioè se si va in coma ha certamente senso iniziare ad alimentare ed idratare per un certo periodo di tempo il/ la paziente. Ma se alcuni esami strumentali rilevano lesioni irreversibili ,dopo un certo periodo di tempo, dovrebbe essere possibile sospendere l'alimentazione coatta.
Questo la legge dovrebbe fare cioè normare i tempi ed i modi dell'osservazione e permettere una opzione per il non proseguimento delle cure, divenute accanimento ( lo chiedeva papà Englaro). Invece si sta varando un progetto malamente compromissorio, parrocchiale e cattocomunista, in cui sempre si deve alimentare anche quando è chiaro che non ci sarà più ripresa della autonomia.
Altro che stato laico! Ci sono alcuni illuminati tipo Veronesi e Marino che cercano di aprire gli occhi, ma attualmente il dibattito è strumentale e tende a sfruttare l'emotività suscitata dal caso Englaro. Ed il bello è che il marasma del PD diventa anche un coacervo di opinioni diverse. I meno laici di tutti sono proprio alcuni parlamentari del PD.

Dice Calabrò (pdl):

"E' il momento di andare avanti. E poi, giunti a questo punto, sarebbe come fermarsi all'ultimo ostacolo dopo averne saltati 99". Così Raffaele Calabrò, il relatore del provvedimento sul testamento biologico in discussione in commissione Sanità del Senato, sull'appello bipartisan con cui alcuni senatori Pd e Pdl hanno chiesto di rinviare la discussione sul provvedimento in seguito alle elezioni europee. "E' un appello che contraddice altre mozioni votate nei mesi scorsi, in primo luogo dallo stesso Pd - fa notare Calabrò all'ADNKRONOS SALUTE - In estate i parlamentari Pd hanno chiesto una legge sul testamento biologico, e recentemente un'altra mozione, sollecitata da Anna Finocchiaro, chiedeva un provvedimento nei tempi più rapidi possibili, mozione che è stata votata da tutti, maggioranza e opposizione. Il Parlamento, inoltre, da tempo sta lavorando su queste tematiche, e quest'ultima legislatura è al lavoro sui temi di fine vita dal primo giorno in cui si è insediata. La legge è ormai pronta per essere varata e sarebbe assurdo tornare indietro a questo punto". E a chi gli fa notare che l'appello Bonino-Dini mira soprattutto a contenere i toni del dibattito e a colmare lacune venutesi a creare nello scenario politico, Calabrò replica: "le fratture e le distanze le vedo solo sulla sponda del Pd". L'appello, tuttavia, ha in calce anche firme di senatori del Pdl. "Ma le diverse vedute sono naturali in casi come questo, naturali e costruttive. Per fortuna, siamo in una democrazia".

L'appello a cui si riferisce Calabrò è stato firmato da Enzo Bianco (Pd), Emma Bonino (Pd-Radicali), Stefano Ceccanti (Pd), Lamberto Dini (Pdl), Pietro Ichino (Pd), Antonio Paravia (Pdl), Maurizio Saia (Pdl) e Giuseppe Saro (Pdl). Questo il testo dell'appello:
"Noi, credenti e non credenti, considerato il clima attuale del dibattito politico in corso sul trattamento dovuto nelle situazioni particolari di confine tra la vita e la morte, rileviamo il rischio che un intervento legislativo non sufficientemente meditato su questa materia, quale che ne sia il segno e il contenuto, cristallizzi soluzioni rigide, sempre parzialmente inappropriate rispetto all'infinita varietà dei casi reali, come è inevitabile. Per questo chiediamo una moratoria legislativa su questa materia di qualche mese, che permetta di recuperare la serenità necessaria per il migliore e più aperto confronto". L'appello di Bianco rappresenta un tentativo di discussione laica e scevra da pregiudizi, che tuttavia purtroppo rimarrà inascoltato ed avremo un altro pasticcio compromissorio.

armando caccamo ha detto...

che dire Alberto....viviamo tempi in cui la serenità è stata bandita....in cui il dialogo democratico non c'è più.....in cui si sta radicando sempre con maggiore determinazione la "restaurazione politico-religioso-cattolica" e il PD non vuole capire che per ogni radicalcattolico allontanato si acquisterebbero due radicalaici che finora avevano votato per la sinistra-sinistra. Mi sento impotente.....e spero che tutti gli uomini di buona volontà possano sostenere le tesi di Veronesi e Marino....ma dubito....