giovedì 24 gennaio 2008

Nietzsche e Leopardi

Pietro ha perfettamente ragione. Nietzsche, Leopardi, Dostoevskij (da Nietzsche molto amato) sono tra i massimi psicologi che la cultura europea abbia generato. Il primo scrive di se stesso parole come queste: «che nei miei scritti parli uno psicologo senza pari, questa è forse la prima conclusione a cui arriva un buon lettore –un lettore come lo merito, che mi legga come i buoni filologi di una volta leggevano il loro Orazio» (Ecce homo, in «Opere», Adelphi, vol. VI, tomo 3, pag. 314).

Leopardi costituisce una delle fonti più profonde e costanti dell’itinerario di Nietzsche, sia nella condivisione di molti contenuti e degli obiettivi posti al pensare, sia nella finale condanna del poeta il cui nichilismo viene accostato a quello di Schopenhauer e insieme a questo respinto.

In ogni caso, per Nietzsche Leopardi non fu solo un filologo poeta (in questo Nietzsche lo accomuna a Goethe, contrapponendo entrambi alla genia dei filologi soltanto eruditi) ma fu soprattutto un originale e acuto filosofo, le cui riflessioni di indole etica e metafisica sono di grande spessore. L’ontologia leopardiana, infatti, formula una articolata critica all'Idealismo e alla sua identificazione dell’essere con il bene.
Allo stesso modo di Nietzsche, Leopardi esclude qualunque Aufhebung –l’itinerario senza scarti verso la perfezione-, qualsiasi vittoria dello Spirito nel mondo, ogni forma ingenua e insieme tracotante di antropocentrismo. Ma contrariamente a Nietzsche Leopardi non crede possibile neppure alcuna forma di Überwindung, di oltrepassamento dell’umano in direzione della appropriazione di un’esistenza destinata comunque allo scacco.

1 commento:

alberto.spatola ha detto...

Se Leopardi, oltre che grandissimo poeta, sia anche filosofo non è da tutti condiviso. Come è noto il vecchio filone della cultura laicista italiana con De Sanctis e Croce , nega consistenza alla filosofia di Leopardi, ritenendola scarsamente significativa, non originale,nè profonda. Per altro Giovanni Gentile ha visto nel L. delle Operette Morali un autentico e grande filosofo. Adriano Tilgher sostiene che esiste una filosofia di L. che non è sistematica , ma che si serve di espressioni liriche e letterarie ( finendo per somigliare in parte a Nietzsche nel metodo asistematico ). Personalmente amo moltissimo il L. poeta , lirico sublime. Ma mi pare che la sua filosofia sia viziata dai motivi autobiografici, e comunque espressa in modo non così lirico e sublime come la sua poesia. Trovo molto faticosa la lettura delle stesse Operette Morali. Laddove , nella sua poesia , Leopardi pur critico nei confronti della vita e del destino dell'uomo , incanta per come canta la sua visione del mondo, in prosa invece non mi convince molto.