domenica 5 aprile 2009

L'esistenzialismo è un umanismo o un anestetico?

Sinora nessuna reazione sul buon Sartre, tranne l'eccellente proposta di Biuso di leggere, dopo Sartre, la "Lettera sull'umanismo"di Heidegger, che si pone in maniera antitetica o complementare, lo vedremo, alla tesi sartriana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Francesco, nel tentare di farsi un’ idea sulla possibilità di rispondere o comunque di dare un segno rispetto al tema delle Cenette Filosofiche, bisorrebbe mette nel conto il lavoro che viene prima. Mi riferisco alla ricerca del testo, qualche volta, come questa di diffice reperibilità, alla sua lettura che per qulcuno cone me può non riuscire fluida, alla necessità che io sento, di conoscere la matrice del predicato nel titolo , quell’ umanesimo del ’400 che io non ho studiato per un cattivo rapporto con un inutile prof. di liceo classico. Poi c’ è la ricerca su internet, il rinvenimento di 2,3 paginette di sintesi di conferenze e referenzialità varie; ancora una impasse sulla scelta del termine corretto, esistenzialismo è un umanesimo, esistenzialismo è un umanismo?
In mio aiuto ecco l’ immagine da uno degli interventi di Armando Caccamo, la barchetta mollata nell’ alto mare cupo, senza remi e senza vela e con un inesistente timoniere senza iniziativa.
Sartre saprebbe che l’ uomo della barca dee ancora arrivare, essere gettato lì in attesa di crearsi le informazioni dal mondo che gli consentano di esistere da quel momento; ma l’ uomo nella sua barchetta è ancora immobile perché preso dalla angoscia di usare la libera scelta umana
Ancora, avendo scoperto che dall’ esistere per se in un solipsichismo, egli esiste anche attraverso l’ esistere per l’ altro, quest’ uomo resterà bloccato per il senso di responsabilità che il suo modo di vivere contagi l’altro; poi egli approderà, sempre restanto angosciato in barchetta, all’ esistere con l’ altro ma tra i vincoli del mondo in cui è stato gettato. La sua libera scelta è la sua potenzialità umana ma l’angoscia della scelta lo ferma. Mi domando se quest’ uomo, fermo in barchetta, può ancora produrre esistenza quando fermandosi a riflettere sul suo stato di incompletezza tendesse ad aprirsi ad una ricerca delle relazioni mancanti, angoscia permettendo.
Sono contenta di avere incontrato Jean Paul,anche se a modo mio,perché mi aiuta a sentire con l’ altro l’ angoscia esistenziale e insieme mi spinge ancora di più a tentare di uscirne con una visione del mondo che tenga in conto un individuo con le sue radici nella famiglia trigenerazionale e molto oltre, famiglia che costituisce il suo trampolino di lancio per scelte esistenziali differenianti e contestualizzate . OK Francesco grazie