lunedì 8 settembre 2008

Un Crudele Esperimento

... All’improvviso ci trovammo in un mondo parallelo, ove la seconda guerra mondiale l’avevano vinta i nazisti. Le icone del Terzo Reich erano presenti ovunque nel pianeta.
Ma vi era un luogo segreto ove questo non accadeva...

Siamo nel deserto del Sahara, dove i carri di Rommel hanno fatto piazza pulita degli avversari, molti anni prima. Adesso siamo agli inizi degli anni ’70 di questo mondo-specchio.
Qui i medici neonazisti, eredi dei loro famosi e crudeli predecessori, stanno studiando le reazioni della psiche umana sotto particolari condizioni che definiamo senz’altro anomale.
Una delle domande a cui si tenta di rispondere è la seguente: se alleviamo un certo numero di esseri umani in condizioni di isolamento rispetto al resto del mondo, e diamo loro una serie di informazioni distorte sulla realtà, essi tenderanno ad accorgersene? E fino a che punto essi utilizzeranno nel loro sviluppo mentale dei codici informativi innati? Lo scopo subdolo è, ovviamente, quello di valutare se alcune razze, considerate inferiori, possono essere schiavizzate senza che se ne accorgano.

Per realizzare questo esperimento viene costruito in pieno deserto -in una località segreta sgomberata dalla presenza umana esterna per un raggio di 700 km- un immenso campo di concentramento, cha ha un perimetro interno di 320 km. A delimitare il “campo”, vi sono otto barriere concentriche, costituite da muri bianchi e lisci, alti ben 35 metri per ogni perimetro successivo, e posti ad una distanza di 15 km l’uno dall’altro, e separati dalla rovente sabbia e sterile del deserto. All’interno viene posta una popolazione-prototipo adatta all’esperimento, descritta più avanti. Ammesso che qualcuno riuscisse a salire sul primo muro, si troverebbe di fronte un spettacolo desolante. Avrebbe la percezione ottica di un deserto infinito ed inospitale, dissezionato da muri di cui non si intravede alcuna fine. Avrebbe la sensazione che, al di fuori del campo non vi sia nessuno, e che vi siano barriere insormontabili, dove non val la pena nemmeno di cercare. Anzi, chi avesse il coraggio di valicarli, perderebbe di certo la vita.
Nel campo vengono poste le strutture e le risorse essenziali e rinnovabili per la sopravvivenza, ed un minimo di attrezzature per fare eventuali creazioni o riparazioni, tipo laboratori semi-attrezzati.
Vi lavorano un certo numero di dipendenti che hanno il compito di allevare dei neonati che sono stati forzatamente strappati ai loro genitori. I dipendenti nazisti hanno l’obbligo di non parlare mai tra loro, per fare in modo che i bambini, crescendo non imparino nessuna lingua per comunicare, ma possano farlo solo a gesti. Naturalmente non vien dato nessun tipo di istruzione o educazione: li si nutre semplicemente, fino al momento in cui, a gesti, gli si impone di divenire autosufficienti, mediamente all’età di 10-12 anni. I ragazzi non vengono mai separati in alcun modo, né per età o sesso o altro, di modo ché tra loro possano interagire liberamente.
Gli originari “allevatori” dei bambini-cavie, sono stati completamente sgomberati dal campo dopo i primi dieci anni di esperimento, quando un numero sufficiente di ragazzi aveva raggiunto l’autosufficienza. I sistemi di controllo sono sostituiti da tecnologie raffinate ed invisibili ai loro occhi, costituiti da telecamere e microfoni spia, a registrazione continua ed in teletrasmissione. Una specie di grande fratello non televisivo, che funziona molto meglio poiché i ragazzi sono ignari dell’esistenza di queste tecnologie.
Alla fine degli anni 90, in quel mondo parallelo dove i nazisti hanno vinto, sinteticamente vengono pubblicati i primi risultati delle ricerche compiute, che sono di seguito illustrati. La ricerca viene dedicata simbolicamente al Furer, per il centenario dalla sua nascita, a poco più di 15 anni dalla sua morte. Qui di seguito, in sintesi i risultati.

I ragazzi crescendo hanno imparato da soli ogni cosa che riguarda l’autosufficienza e la sopravvivenza.
Hanno stabilito tra loro relazioni di supremazia, secondo la priorità del più forte.
La violenza e l’assassinio sono forme di relazione normali tra gli individui.
Lo sviluppo linguistico è limitato a mugugni, che sono accompagnati da gesti espliciti, solo in parte tramandati dagli originari allevatori.
Abbandonati a sé stessi, i ragazzi sono in grado di sopravvivere, ma ignorano le loro origini.
Qualcuno ha tentato di costruire rudimentali scale per scavalcare i muri, ma senza riuscirci, ed in qualche caso facendosi male.
Chi si ammala seriamente è destinato a morire, e non vien accudito o curato dagli altri; non è detto che la sua morte venga accelerata.
La solidarietà è inesistente, ma si creano gruppi e fazioni di interesse per il controllo dei beni, degli spazi e dei territori, sorta di clan pseudofamiliari.
L’amore è inesistente, ed i rapporti sessuali, frequenti sin dalla tenera età, non hanno alcun fine relazionale, ma sono limitati al soddisfacimento della libido.
La nascita dei piccoli è vissuta in gran parte inconsapevolmente, ma le giovani madri tendono a legarsi ai figli in modo viscerale, il che spesso scatena ulteriori conflitti tra gli abitanti del lager. Questo legame madre-figlio non è necessariamente ciò che definiremmo amore.
A oltre 30 anni di distanza dall’inizio dell’esperimento, gli abitanti non hanno compreso il significato e l’utilità di molte delle attrezzature a suo tempo lasciate loro in dotazione. L’agricoltura e l’allevamento vengono praticati in forma rudimentale.

Gli ideatori dell’esperimento avevano inconsciamente disegnato la mappa di questo particolare campo di concentramento secondo strutture concentriche e ripetitive. Senza volerlo, hanno emulato una particolare caratteristica che conduce la mente umana nel labirinto di sé stessa, ove la prigione è fatta di mura create dallo stesso soggetto. Quando l’essere umano vede davanti a sé una struttura di quel genere la “riconosce” come vera, così rafforzandola.Se nell’universo ogni cosa è contenuta in un’altra più grande, ma di natura simile e rispondente (Pianeta > atmosfera > sistema solare > ammasso stellare > galassia > nube cosmica > limite dell’universo apparente…), orbene seguendo questa strana similitudine adesso i pensatori nazisti cominciano ad interrogarsi se, per caso, il pianeta terra non possa rappresentare un lager di cui essi stessi ignorano l’origine ed il significato, visto che questa umanità, per quanto frazionata in razze inferiori e superiori, nel suo insieme non ricorda nulla delle proprie origini. Cominciano a chiedersi se il sistema solare non possa essere stato appositamente creato non da Dio, che probabilmente non esiste o non interviene, ma da misteriosi esseri alieni ben più nazisti di loro. Una prigione autosufficiente, senza sbarre, concentricamente ripiegata su di sé, affinché nessun terrestre pensi di poterla valicare fisicamente senza la benché minima possibilità di tornare indietro vivo. E se quand’anche qualcuno ci riuscisse, non vedrebbe altro che il vuoto interstellare, praticamente invalicabile con il corpo fisico a causa dell’enormità delle distanze.
Adesso questi ricercatori, rosi dal sospetto, stanno cominciando a sviluppare tecnologie e sistemi individuali per ampliare le proprie capacità di percepire, usando sistemi alternativi alla vista. E soprattutto, i loro fisici stanno cominciando a ricercare quella misteriosa dimensione che è il Tempo, per scoprire se questa porta apparentemente blindata non possa essere scardinata in qualche modo.
Nonostante il loro freddo e rigoroso materialismo, i nuovi ideologi del nazismo di questo mondo parallelo al nostro, stanno cominciando a prendere in considerazione la possibilità che l’uomo, come specie, possieda una qualche forma animica, che sia in grado di rafforzare questo stato atavico di prigionia.

A quel tempo, eravamo solo alla fine degli anni ’90.

5 commenti:

pietro spalla ha detto...

davvero interessante (e sconcertante), ma ci devo riflettere prima di un eventuale commento...
Pietro

armando caccamo ha detto...

gli interventi di Francesco sono sempre stimolanti e anch'io voglio riflettere prima di commentare.....ma possibile che in questo blog siamo sempre i soliti a scrivere e commentare......bisogna decidere se farlo decollare o....
a presto
Armando Caccamo

armando caccamo ha detto...

A quel tempo, saremo nel 2100 o giù di lì, gli uomini del Sahara, che vivono dentro le aree dei bianchi muri concentrici ormai da più di tre generazioni e hanno quasi completamente dimenticato o modificato ciò che la memoria dei primi istruttori avevano loro “insegnato”, ricorreranno alla memoria archetipica dell’ ”oltre” (o se vogliamo dell’Inconoscibile) e cominceranno a creare i miti: gli stessi miti su cui l’umanità, quella che da migliaia e migliaia d’anni abita la terra, ha fondato la propria cultura, spinti dalla Necessità della Conoscenza. Fra tanti, la Bellezza, la Giustizia, la Libertà l’Amore etc……e prima di tutti il bisogno religioso e poi speculativo di Dio. Ma subito dopo, grazie a questi miti gli uomini del Sahara si divideranno e oltre ai rapporti di Forza (biologica?)……….interverranno gli ideali a spingere gli uni contro gli altri e ……..e……..e……
(ma quanto mi ricorda il mito platonico della caverna coi suoi Demiurghi!!!!)
Armando Caccamo

pietro spalla ha detto...

Mi colpisce molto la similitudine, di cui parla Francesco, tra quei labirinti fisici e quelli che la mente costruisce. In entrambi i casi anche l'effetto è lo stesso: la limitazione della libertà umana (in questo caso anche l'autolimitazione per paura ed autoprotezione.
Solo che io penso che l'uomo non possegga solo -come scrive Francesco - "...una qualche forma animica, che sia in grado di rafforzare questo stato atavico di prigionia", ma anche altre forze animiche, in teoria altrettanto potenti, sviluppando le quali può riuscire a superare quelle mura, fisiche e mentali, che lo imprigionano (paradossalmente sono anche forze luciferiche).
Ma la libertà fa più paura della prigionia! Ed all'inizio, nell'infanzia di quella condiizione umana, i prigionieri procederannno sviluppando intuizione e fantasia e - come ottimamente scrive Armando - producendo miti e allegorie che personificherannno le forze ostili e quelle amiche. Poi, molto dopo, svilupperanno il pensiero analitico, la scienza e la tecnologia ma perderannno molte di quelle facoltà intuitive primordiali.
La meta difficile da raggiungere sarà sempre la conoscenza, di cui pure scrive Armando; ed in effetti, sinchè non comprenderannno l'intera situazione e non svilupperanno coscienza ed autocoscienza autentiche, la libertà rimarrà un'utopia.
Grazie Francesco: forse comincio a capire certe tue idee che ci comunichi, per accenni e metafore, con tanta prudenza e rispetto
Pietro

Francesco Vitale ha detto...

Vedo che siete alquanto idealisti (forse più di me) sulle possibilità umane; non dico potenzialità, perchè su quelle siamo d'accordo tutti a considerarne vastità e potenza. Possibilità significa invece probabilità matematica.
Nella metafora che ho usato, ha la possibilità di creare dei miti e delle culture solo colui che conosce cioé, nell'esempio, colui che è stato testimone di ciò che è successo realmente. Oppure colui che è riuscito a scavalcare tutti i muri e valicare il deserto. Costoro sanno che l'unico modo di tramandare una conoscenza è il mito, altrimenti non verrebbero né creduti né ascoltati, almeno da coloro che sono troppo impegnati a sopravvivere.
Non sarebbe carino raccontare queste cose ad un meninho de rua del Brasile, ben sapendo qual'è la sua fine altamente probabile. Certo che ha anche egli le stesse potenzialità che noi abbiamo. Però quanti di loro riusciranno a sopravvivere per un tempo sufficiente a raggiungere una qualche forma di consapevolezza?
Allora, sono le belle potenzialità umane che ci aiutano, o si deve partire dal constatare che nel mondo siamo tra i più fortunati?
Sempre nell'esempio, noi siamo equivalenti alla posizione occupata dai nazisti. Una delle differenze tra noi e loro è che loro sono meno condizionati di noi, a partire dal fatto di aver intrapreso degli esperimenti umani a noi proibiti dalla morale. Inoltre, possedendo presupposti filosofici ben più snelli dei nostri, possono arrivare a concepire quello che per noi è inconcepibile.
Per questo si chiedono, interrogativo per noi assurdo, se non c'è già stato qualcun'altro prima di noi che ha voluto fare degli esperimenti sulla specie uomo, e si permette di prenderlo in giro attraverso alcuni miti, giusto per giocare al gatto col topo. Idea assurda e inconcepibile, "quindi inesistente".
La conoscenza dell'Uomo attuale è stata soltanto autoprodotta nel corso della storia? Avete mai conosciuto qualcuno che ha vissuto le origini della nostra specie, o qualcuno che è andato oltre il sistema solare?
Platone non era colui che parlò di Atlantide, una civiltà vissuta 9000 anni prima di lui? Proprio un incredibile inventore. Viene creduto solo quando parla di cose "filosoficamente" accettabili.
Seguendo queste assurde interpretazioni, potreste rivedere il mito di Ezechiele che racconta nella bibbia dell'atterraggio di astronavi aliene, i cui occupanti si presentano all'Uomo come Dei, e pretendono che egli faccia strage di alcuni "popoli nemici". E per di più gli fornisce anche delle armi segrete e potentissime. Anche Ezechiele aveva bevuto troppo.
Scehrzavo, col paragone tra noi e i nazisti... Anche se va riconosciuto che i meninhos de rua li abbiamo creati noi, e non loro.
Allora, visto che non siamo disposti ad ascoltare, qual'è la nostra fine altamente probabile, come fragile civiltà di cui siamo i rappresentanti?