lunedì 24 dicembre 2007

Babbo Natale , filosofo doc , dispensatore di ottimismo


Era una fredda notte d'inverno, fra gli anni 243 e 366 dopo Cristo, quando nell'antica Roma imperiale, amici e parenti si scambiarono le prime "stranae" per festeggiare il "dies natalis". Agli auguri di buona salute, si accompagnarono presto ricchi cesti di frutta e dolciumi, e poi doni di ogni tipo, perché la nascita di Gesù e, insieme, l'anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore, divenissero il simbolo di una prosperità che avrebbe dovuto protrarsi per l'intero anno.
Passarono i secoli ed un bel giorno del 1800, il rito trovò la sua personificazione in un forte vecchio rubicondo dalla barba bianca, residente al Polo Nord dove, secondo la tradizione, aiutato da numerosi gnomi costruirebbe dei giocattoli da distribuire come doni durante la notte di Natale, con l'ausilio di una slitta trainata da renne volanti e passando attraverso i camini delle case. Forse che Babbo Natale non sia la personificazione di una filosofia spicciola che augura prosperità e benessere per tutti ? Ben vengano ed auguri per tutti i filosofi.

2 commenti:

Francesco Vitale ha detto...

A parte le origini della natalità (da far risalire assai più in là nel tempo, rispetto all'antica Roma ed alla stessa tradizione cristiana)...
...Non comprendo il perchè Babbo Natale (che è uno gnomo, cioè uno spirito di natura della tradizione nordica) debba essere visto come rappresentante di una "filosofia spicciola".
Dopo secoli di persecuzioni demonizzatrici, di sicuro il mondo attuale tende a svalorizzare una serie di figure mitiche, che un tempo ponevano l'uomo in profonda relazione con le forze cosmiche e con quelle della natura. Una rapporto che vedeva l'uomo senza alcuna corona particolare, ma attento a mettersi in una condizione di scambio equilibrato. Un uomo che sapeva "comunicare" e "comunicarsi" davvero.
L'esito di questo processo millenario è sotto gli occhi di tutti; e si è dovuta "inventare" l'ecologia per parlare di rispetto della natura.
Non si è ancora molto parlato invece di "ecologia spirituale", perché l'uomo di oggi non è acora pronto a recepirlo. Il pensiero attuale mi sembra piombato in una sorta di infantilismo nichilista.
Se "nulla esiste intorno a noi", in termini di altre forze vive ed intelligenti, allora l'Homo sapiens (lo stesso presuntuoso dei supermercati, dei mitragliatori, dei veleni e della bomba atomica) può permettersi di imporre e giustificare qualunque cosa.
Pensa di non aver bisogno di chiedere l'abbondanza a qualche altro alleato, perche ritiene di avercela già; sente di aver riscoperto positivamente dei simboli -da tramandare ai bambini- per identificare il benessere con il commercio ed il consumo. Interessante. E' da quando siamo nati, che le maestre ci facevano scrivere i temini sul natale, i cui contenuti obbligati li conosciamo tutti, per noi almeno dal 1800, come ricordava Alberto.
Ma al benessere ed alla prosperità, ci crede ancora qualcuno?
Donatella, commentando il mio post precedente, dice in sostanza di sentirsi distante un augurio per un futuro luminoso. E tu che mi leggi, cosa stai pensando in questo momento?
Perchè non trattiamo anche "filosoficamente" il tema della felicità e dell'abbondanza, e di cosa ci riserva il futuro come umanità?

Donatella Ragusa ha detto...

Rispondo a Francesco Vitale, che forse non coglie l'ironia di cui tanto pervado le mie parole (purtroppo!!), che forse poi non è chiaro quello che penso. La mia ironia è prima di ogni cosa un'autoironia. Mi piacerebbe pensare alla possibilità di un futuro luminoso e chi mi ha definito psicoprofetessa sa a cosa mi riferisco nello sforzo di coniugare scienza e messaggi che ad oggi, da qualunque parte provengano, ma per lo più caratterizzati da misticismo, potrebbero apparire irreali. Ci vuole un niente, meno del tempo di un millesimo di secondo per abbandonarsi al sensibile, dolce e contemporaneamente consapevole irrazionale, senza più pensieri e senza bisogni di "far quadrare" tutto alla luce della ragione. Di questo sono fermamente convinta e credo in questa enorme risorsa del nostro essere/spirito/non so come lo vogliamo chiamare. Le mie preclusioni iniziano quando si mette tutto in mano ad una proiezione di una nostra parte infantile ed onnipotente la cui capacità di danno, per il nostro esistere, è direttamente proporzionale alla capacità di abiura delle nostre parti più decisionali ed in quanto tali più tremanti e fragili. Questo è quello che sento e che mi ha sempre portato ad apprezzare il taglio degli interventi di Francesco.Poi scherzo, dico di non essere "io" all'altezza, ma il mondo reale, così detto, sarebbe all'altezza? Spero che Francesco, che stimo, mi legga.