In queste righe ho scritto e scriverò ogni “nome sacro” volutamente in minuscolo, per evitare facili ed immediate “mistificazioni” (nel senso mistico del termine) sui temi che saranno toccati dal mio discorso. Sono anche perfettamente cosciente che il tema è così vasto e profondo che non è mai possibile esaurirlo in poche pagine né con un trattato. Non pretendo nemmeno che il mio discorso sia privo di lacune e di contraddizioni. Del resto, non mi interessa ricadere strettamente nel campo delle dimostrazioni scientifiche. Come dicevo ad Augusto, ho solo voglia di un scambio umano, non di un confronto para-professionale.
Punto di partenza
Poichè Augusto non aveva il tempo di spiegare anche brevemente i significati terminologici delle due etichette di cui sopra, mi ha costretto ad una rapidissima ricerca internet, non essendo io un addetto ai lavori. Tra le cose trovate, e senza nessuna pretesa esaustiva, segnalo allora quelle che possono essere per me significative per comprendere (in modo sia pure ampio e non esaustivo, non cioè da addetti ai lavori) i termini della recente diatriba storica nata in seno alla fede cristiano-cattolica.
http://apologetica.altervista.org/
http://digilander.libero.it/longi48/Teologia%20Fondamentale.htm
Gli opposti non si congiungono nemmeno all'infinito
Ciò potrebbe (forse) spiegare perchè un numero esiguo di cristiani, i più coraggiosi, oggi si sentono in grado di valicare ogni confine dettato dalla propria identità religiosa tradizionale, permanendo nella certezza intima che non è materialmente possibile uscire dal “corpo di cristo”. Secondo la mia personale interpretazione, i cristiano-cattolici idealmente aderenti alle scuole post-conciliari continuano a vedere nel cristo l'unica “figura” divina in grado di abbracciare il mondo intero, anche se la gran parte altre “religioni”, compresa la propria, non condividono questa stessa visione. In questo contesto, si cita spesso il buon senso e la ragione (in senso filosofico) come premessa essenziale per il dialogo. Per me potrebbe anche essere una interpretazione alternativa correttissima sulla figura di cristo, ma ritengo che non abbia prodotto svolte storiche significative.
Dal canto mio, mi chiedo che senso concreto abbia, per un cattolico, per un cristiano, aprirsi al mondo delle altre religioni ed abbracciare, per dirne una, un buddista o un induista, quando a costoro non è detto che gliene importi qualcosa di fare il reciproco (per non parlare dei conflitti storici sempre vivissimi tra monoteisti cristiani, giudei e mussulmani). Allora, il “dialogo” interreligioso potrebbe essere solo balla, una una camera di decompressione, un cuscinetto anti-attrito, uno spazio che in realtà solo pochissimi nel mondo si sentono di occupare. Almeno dal momento che, se un fedele afferma un concetto di fede per lui basilare, e l'altro lo nega decisamente e fermamente come non vero o non esistente (es.: contrasto monoteismo/politeismo), questo dialogo o scambio non porta a nulla. Io penso che non vi può essere “complementarità” tra il bianco e il nero, poiché due (o più) “grandi estremi” normalmente si negano e si annullano a vicenda, schiacciando ciò che sta in mezzo. In una sola frase: è molto più facile che questo atteggiamento di apertura sia proprio di taluni intellettuali piuttosto che dei fedeli o dei loro sacerdoti. la storia della cruna dell'ago. Del resto, sapevamo già che fede e sentimento, ragione e ricerca, religione e sistema di credenze sono elementi che non stanno sullo stesso piano, e possono provocare uno “sdoppiamento” all'interno delle coscienze individuali.
Perdonate il gioco di parole e le bestemmie storiche, ma secondo me e non solo secondo me, è per questo che molte foto di archivio ritraggono gerarchi fascisti e nazisti insieme sul palco in atteggiamento sorridente con i prelati vaticani, cosa che non avrebbe mai potuto essere concessa ai rabbini, nemmeno per eventuali motivi opportunistici di questi ultimi. In altri termini, se il nazismo avesse vinto, le sinagoghe e le moschee sarebbero scomparse, le chiese no. Ma i templi pagani non sarebbero risuscitati, non essendo utili ai fini dell'esercizio del potere. Per la medesima alleanza tacita, i difensori di cristo dell'Opus Dei furono accanto ai franchisti spagnoli durante e dopo la loro presa del potere, così come papa Wojtyla si fece in più occasioni ritrarre, sorridente, accanto al feroce dittatore cileno Pinochet. Erano modi di dimostrare da che parte si stava, negli schieramenti possibili che la storia offriva. E la gran parte dei fedeli cattolici è sempre rimasta dov'era, a tutto ciò indifferente o distratta, anche se tutto questo non aveva molto a che vedere con il cristo ideale. Quando allora il fedele difende la sua identità, sta in effetti difendendo la "sua" chiesa, non cristo, che non potrebbe essere rappresentato da questa religione né dai suoi vertici.
Opinioni? Beh, certo, come quelle del prete, del vescovo, del fedele cristiano, oppure del buddista, dello sciamano o del mussulmano: anche il non-credente nel cristianesimo (o nelle verità delle religioni) dovrebbe essere da quest'ultimi abbracciato. Sarà così? E con quale esito?
Il senso di questo scritto
- Che le cose presentate da Rindone, almeno per ciò che comprendo dalla breve presentazione di Augusto, ed al di là dell'ambito strettamente intellettuale, non siano del tutto nuove né totalmente originali, essendo state se non altro pensate già da molti altri individui (lasciamo stare se erano o meno filosofi, semplici fedeli o addetti ai lavori); poiché dopo 1700 e passa anni di storia, su una figura così controversa come gesù è stato detto e pensato tutto ed il contrario di tutto.
- Certo, in seno al cattolicesimo la prospettiva della teologia fondamentale è (o poteva essere) una rivoluzione culturale di vastissima portata, almeno nella “mente” di quei cristiano-cattolici che si sentono di condividerla.
- Che le tendenze attuali vive ed operanti nel nostro paese, ma anche in gran parte del mondo, portano verso una separazione tra le religioni o le filosofie spirituali piuttosto che verso un reciproco riconoscimento; e questo credo proprio grazie all'atteggiamento della maggior parte dei cristiani. Credo che, alla fine, questo sia il dato che ha più peso.
Ma, (e qui il mio dilemma), ciò su cui potrebbe essere interessante scambiare e fare un totoindovino su questa pagina è:
“quale percentuale di appartenenti di base al mondo cattolico, o più ampiamente cristiano, si sente di condividere questa prospettiva di "abbraccio universale” METTENDO TOTALMENTE DA PARTE l'altra, (non quella fondamentale) ma quella fondamentalista ed apologetica? Quanti cattolici o cristiani, se si parla di valori di identità, sentono di non essere chiamati a difendere la propria fede ad ogni costo, e sono disposti a credere ed applicare quotidianamente un pensiero davvero aperto al resto dell'universo, il che è molto differente dal dire che “il mio pensiero è l'unico ad essere universale” ?
Per quanto detto fin qui, trovo addirittura pericoloso il concetto Augusteo di globalizzazione spirituale, non comprendendo io se davvero esista o possa esistere una prospettiva di fede o di pensiero talmente condivisibile e che, partendo dal basso, riesca realizzare una serena ed utile convivialità spirituale, per me fatta di scambio. Possono esistere delle idee in proposito, delle limitate esperienze (come le palermitane “domeniche di chi non ha chiesa” di qualche anno fa) o una teologia. Ma ogni teologia è una particolare teorizzazione interpretativa, compresa all'interno di un particolare colore dell'arcobaleno.
Se è vero che l'insieme dei colori fa la luce, è altrettanto vero che la luce del sole è abbagliante: nessuno è in grado di guardarla senza appositi filtri; ma quando poni un filtro sugli occhi hai già fatto una selezione, e corri inevitabilmente il rischio di vantarti di essere l'unico a guardare la luce. Ma non è così.
Se accetti di “usare” vari “filtri” invece, forse imparerai a vedere in quanti infiniti modi la luce può essere osservata, tutti parimenti importanti. Forse diventerai piccolo piccolo, ma avrai abbandonato la pretesa di avere anche una sola certezza sulla natura della luce. Forse questa prospettiva è un po' diversa da quella (necessariamente) solo abbozzata da Augusto nel suo articolo e da lui stesso messa sicuramente in pratica da lunghi anni.
L'importante (per me) è la pluralità di ciò che è stato visto e sentito. Non il monocolore. Perciò, mi interessa molto meno scambiare con le persone che sono troppo affezionate al monocolore. Paradossalmente, oggi mi interessa molto di più scambiare con la pluralità di coloro che sono stati esiliati, zittiti o annullati dal monocolore, con la scusa di rappresentare la stregoneria o forme primitive di religiosità o spiritualità. Infatti, nella gran parte di questi ambiti, io non scorgo nessuna “melma esiziale” e nessuna “vacca nera” cui Augusto accenna, cosa che non posso facilmente fare semplicemente pensando all'inquisizione, agli esiti dell'evangelo missionario, o a ciò che oggi accade nei dintorni della Palestina per motivazioni esegetiche, esecrabili certo, ma interrottamente poste sotto gli occhi di tutti per lo meno dall'epoca delle crociate.
Io non credo che questa pagina possa essere la tavola dove i commensali giungano per difendere la propria ed attuale identità religioso-culturale, le proprie “radici”, per adoperare un termine caro ai cattolici di base.
Sarebbe bello (ma credo utopico) se fosse un test, che contribuisce a mettere in chiaro da che percentuale di cristiano-cattolici (o appartenenti ad altri credo affini) possono essere condivise le prospettive offerte da Augusto, da Rindone, da Panikkar, e dagli altri autori citati nel brano di Augusto stesso, alla relativa pagina del suo blog (http://www.augustocavadi.eu/public/public/?p=2007).